Bimba morta a Tor Vergata: l'ospedale sospende l'anestesista
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Bimba morta a Tor Vergata: l'ospedale sospende l'anestesista

In attesa di accertamenti il direttore del policlinico ha sospeso l'anestesista coinvolto nell'intervento. La madre: ho minacce d'aborto e un figlio sotto shock.

Bimba morta a Tor Vergata: l'ospedale sospende l'anestesista
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16 Settembre 2013 - 18.31


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L’anestesista che era coinvolto nell’intervento nel quale ha perso la vita mercoledì scorso una bimba di due anni e mezzo «è stato sospeso». Lo ha annunciato il direttore del Policlinico Tor Vergata Enrico Bollero. «Posso annunciare – ha aggiunto Bollero – che in attesa di ulteriori accertamenti ho firmato un primo provvedimento di sospensione cautelare per l’anestesista coinvolto nell’intervento. Ho nominato una commissione di qualificati e riconosciuti professionisti esterni alla struttura – ha concluso – nelle persone del professor Pirozzi, capodipartimento di Anestesia del Bambin Gesù, del professor Inserra, primario di chirurgia generale e toracica del Bambin Gesù, e del professor Marsella, medico legale».

«Dalla relazione della direzione sanitaria mi è stato certificato che il catetere era pediatrico. Mi sembrerebbe assurdo che trattandosi di un bambino di due anni e mezzo un qualunque medico possa prestarsi a fare un intervento di questo tipo con un catetere da adulto», ha detto Bollero. E ancora: «Esprimo tutta la vicinanza di tutto l’ospedale ma voglio garantire soprattutto che sarà fatta piena luce con trasparenza e rigore. Se saranno ravvisate mancanze saranno inderogabilmente puniti i responsabili».

La mamma della bimba: minacce d’aborto e un figlio in shock – «La mia gravidanza procede malissimo, ho minacce di aborto. Ho un figlio traumatizzato perché pensava di salvare la sorellina. Gli abbiamo spiegato che non è stata colpa sua perché mio figlio ha solo sei anni”. Così a “La Vita in Diretta”, la madre della bimba di due anni e mezzo morta al Policlinico Tor Vergata di Roma mercoledì scorso. La donna è infatti incinta, e il figlio più grande doveva donare il midollo osseo per l’intervento chirurgico della bambina poi deceduta nel corso di una operazione preparatoria. «Mio figlio – ha aggiunto – mi ha detto: “Io non c’ero e non l’ho aiutata come dovevo». Mia figlia era considerata un protocollo semplice, l’intervento doveva riuscire al 100 per cento. Era la gioia della mia vita”. La donna ha ripetuto davanti alle telecamere della Rai la ricostruzione e la tempistica di mercoledì, così come lei l’ha vissuta e appuntata: «Non si può lasciare una bambina per un’ora in una sala post operatoria – ha aggiunto – senza che le sia prestata maggiore attenzione. Mia figlia è stata assassinata dentro quella stanza. Io non voglio che nessun altro faccia la fine di mia figlia».

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