Giovanni, contro i respingenti della vita
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Giovanni, contro i respingenti della vita

Ieri, per salvare la propria casa messa all'asta, lo sapete, si è dato fuoco, ed ha coinvolto nel gesto la moglie e la figlia, e i poliziotti che avevano tentato di fermarlo.

Giovanni, contro i respingenti della vita
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15 Maggio 2013 - 20.13


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di Onofrio Dispenza

È come se la vita all’improvviso andasse ad impattare contro i respingenti della stazione ad una velocità che non ti permette altro che morire. Per sistemare le cose, e chiudere una partita impari. La storia di Giovanni Guarascio, l’uomo che si è dato fuoco a Vittoria, in Sicilia, ha vissuto questo.

Ieri, per salvare la propria casa messa all’asta, lo sapete, si è dato fuoco, ed ha coinvolto nel gesto la moglie e la figlia, e i poliziotti che avevano tentato di fermarlo. Vita difficile sempre, alla fine vita impossibile. Come andare a sbattere sui respingenti, appunto.

“Amico mio, questo non è un mondo per te!”, si sarà detto Giovanni, muratore disoccupato in un angolo di Sicilia che pure aveva attraversato un certo benessere che, per ricaduta, da queste parti assicurava lavoro, bene raro se lo vuoi fare onestamente. L’agricoltura tirava, si costruiva una serra dopo l’altra, il mercato c’era, i prodotti agricoli partivano per l’alta Italia – come si dice qui – e per gli altri Paesi europei.

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Si facevano i soldi e si costruivano case e capannoni. E Giovanni lavorava. Poi la crisi, il crollo dei consumi, i costi alti del trasporto, agricoltura in caduta, ferma. In questo bel quadretto, quel maledetto debito con la banca, diecimila euro che gli portavano via la casa. All’asta, e le aste sappiamo come nascono e come finiscono. Basta avere i soldi in mano, e l’affare è assicurato, soprattutto se hai l’informazione giusta dalle persona ”informata dei fatti”.

Ora Giovanni è anche indagato per lesioni colpose, per quel fuoco che ha coinvolto anche chi non aveva azionato l’accendino. Giovanni è ricoverato con gravi ustioni in un ospedale catanese. I magistrati hanno aperto un fascicolo per ricostruire quanto é accaduto ieri. La speranza è che non si fermino a ieri, che si spingano ad indagare oltre le lesioni colpose, che vadano a ritroso, alle cause del gesto, a quel debito, al meccanismo infernale che alla fine ingrassa le banche e fa impazzire la gente, macinata dai debiti, che decide di resistere all’usura. Usura a destra, con giacca e cravatta, usura a sinistra, magari portafogli della mafia. Così è la vita, caro Giovanni. La figlia, Martina, lancia un appello: “Non lasciateci un’altra volta da soli”.

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La madre di Martina, la signora Giorgia, ustionata nel tentativo di fermare il marito, infatti, non è messa bene.”All’ospedale di Vittoria non può essere curata adeguatamente”, spiega Martina, e negli ospedali di Palermo e di Catania, dove ci sono dei centri ustioni, mancano i posti per accogliere la donna. E così la signora Giorgia continua a versare in gravi condizioni. “Per favore, aiutateci”, insiste Martina. I respingenti della vita.

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