Dall'Italia in crisi fuggono anche i migranti irregolari
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Dall'Italia in crisi fuggono anche i migranti irregolari

Immigrati irregolari dimezzati in dieci anni: sono 500 mila, il 10% del totale. Immigrazione clandestina, economia sommersa, evasione fiscale e sfruttamento.<br>

Dall'Italia in crisi fuggono anche i migranti irregolari
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15 Marzo 2012 - 10.20


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Negli ultimi dieci anni l’immigrazione irregolare in Italia si è ridotta di circa la metà. Se nei primi anni del 2000 la stima di poco meno di 1 milione di irregolari poteva essere accettata come vicina alla realtà (confermata anche dalla regolarizzazione del 2002) attualmente tale presenza può essere ritenuta dimezzata. Il numero di irregolari presenti in Italia è quindi di circa 500 mila, il 10% dei circa 5 milioni di stranieri regolarmente presenti. Lo dice il quarto rapporto dell’European migration network “Canali migratori”.

“L’immigrazione irregolare, per il concomitante effetto delle più recenti modifiche normative e per l’impatto della crisi, verosimilmente si è ridotta – si legge nel rapporto – sia quantitativamente sia quanto alla sua incidenza sulla presenza regolare, ed è stimabile al 1° gennaio 2011 attorno al 10% dei quasi 5 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia”. Ancora da approfondire il passaggio dalla regolarità all’irregolarità e, in particolare, in “quale misura i titolari degli oltre 600 mila permessi per lavoro e per famiglia, validi al 31 dicembre 2009 e non più rinnovati a distanza di un anno a causa dell’attuale crisi economica, si siano trattenuti irregolarmente in Italia anziché rimpatriare”.

“Un’area di irregolarità si riscontra in tutti i Paesi europei e così avviene anche in Italia, Paese per il quale i numeri riportati ridimensionano le stime fantasiose, che altro non fanno se non alimentare la paura nella popolazione, allontanandosi dalla realtà”. Lo studio spiega, inoltre, che in un paese come l’Italia la pressione alle frontiere è consistente. Tuttavia, tra il 2002 e il 2010, la pressione dai paesi a forte spinta migratoria è andata decrescendo, come si rileva dalla diminuzione delle persone respinte alla frontiera (da 30.287 nel 2001 a 4.215 nel 2010) e dalla diminuzione delle persone espulse (da 90.160 nel 2001 a 46.955 nel 2010).

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Inoltre, il rapporto ricorda non solo l’abbassamento del livello della irregolarità a seguito della regolarizzazione del 2002 (703 mila domande presentate, per lo più accolte) ma anche l’effetto di svuotamento esercitato dalla regolarizzazione del 2009, che ha riguardato il settore dell’assistenza alla famiglia e alle persone (295 mila domande pervenute). Le quote annuali degli ingressi per lavoro sono state pari a 520 mila nel 2006, 170 mila nel 2007, 150 mila nel 2008, nessuna nel 2009 (carenza in parte supplita dalla regolarizzazione varata nel settore familiare). Nel 2010 non vi è stata operativamente alcuna quota, poiché quella di 98.080 ingressi decisa nel mese di dicembre è stata attuata nell’anno successivo.

Le risposte pratiche sono state suddivise in quattro categorie: le misure precedenti l’ingresso, i controlli alla frontiera, l’attività di contrasto effettuata all’interno del territorio nazionale e, infine, le strategie di uscita dall’irregolarità una volta constatata la presenza non autorizzata del cittadino straniero. “È fondamentale tenere presente il forte nesso tra immigrazione irregolare ed economia sommersa, che incrementa l’evasione sia fiscale che contributiva, sfalsa una leale concorrenza, pregiudica i livelli di tutela e sottopone gli immigrati sprovvisti di permesso (e non solo loro) a un deprecabile sfruttamento, da contrastare con fermezza”.

Sono circa un milione e mezzo i visti rilasciati ogni anno nel nostro paese. La maggior parte (tra il 44 e il 37%) per motivi familiari, seguono quelli per motivi di lavoro e, infine, quelli per studio. Nel 2010 sono stati complessivamente 1.543.408 i visti di ingresso, circa il 10% in più rispetto all’anno precedente e oltre il 63% in più in confronto al 2001. Analizzando la serie storica, dopo un lieve calo nell’andamento dei rilasci relativo al biennio 2002-2003, si registra un aumento progressivo, seppur non sempre costante, nel volume dei visti emessi. Per quanto riguarda il rapporto tra istanze presentate e domande effettivamente accolte, il tasso di esito positivo nel corso dell’anno 2010 ha raggiunto il 96,1%, con un incremento di circa 10 punti percentuali rispetto a quanto registrato all’inizio del decennio.

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L’andamento dei visti nazionali (validi per soggiorni superiori ai 3 mesi) è cresciuto da 186.167 unità nel 2001 a 218.318 nel 2010 (+32.151 visti, pari ad un incremento del 17%). Anche in questo caso, la crescita non è stata sempre costante e, per i primi quattro anni, il volume si è attestato al di sotto delle 200mila unità. Tale soglia è stata superata per la prima volta nel 2005 (224.080), fino a raggiungere l’apice nel 2007, anno in cui sono stati emessi 363.277 visti nazionali. A partire da questo momento è prevalsa la tendenza inversa che ha portato a una forte contrazione tanto che, nel 2010, si è avuto un calo rispetto al 2007 di 144.959 unità (-66%).

Per quanto riguarda le motivazioni sottostanti al rilascio dei visti nazionali per le varie annualità le tipologie preponderanti sono quelle connesse a motivazioni familiari e lavorative. Per i ricongiungimenti familiari è determinante la volontà del migrante già presente in Italia nonché la sua capacità di soddisfare le condizioni stabilite dalla legge (reddito, condizione abitativa, legame parentale) e tutto lascia intendere che gli arrivi saranno consistenti anche nel futuro. La variazione del numero dei visti per lavoro è, invece, collegata ai decreti flussi annuali, fatta eccezione per le categorie di lavoratori ad alta professionalità (gli infermieri, ad esempio) che non abbisognano di essere contemplati nelle quote annuali.

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Dalla serie storica dei visti concessi nell’ultimo decennio si evince una prevalenza dei visti per motivi familiari, che si attestano costantemente tra il 37% e il 44% con un picco massimo raggiunto nel 2004, a eccezione del 2007, anno in cui l’incidenza è stata pari al 25,7%. Tuttavia, c’è stata una preponderanza dei visti per motivi di lavoro nel periodo compreso tra il 2007 e il 2009 e, in particolare, nel 2008, quando il 59,3% dei visti è stato rilasciato per motivi riconducibili a ragioni professionali e solo il 25,7% per ragioni familiari; queste sono invece prevalse nel 2010 (un anno di crisi occupazionale) e probabilmente anche nell’anno successivo. I visti per studio, invece, hanno inciso nel 2010 per un sesto (circa 37.000) e mostrano che l’Italia è, con il suo sistema universitario, un punto di attrattiva nei confronti di diversi Paesi, seppure non nella misura di Gran Bretagna, Germania e Francia.

Secondo i risultati dell’indagine campionaria sul turismo internazionale condotta dalla Banca d’Italia (dati riferiti al 2009), in media, ogni giorno, entrano in Italia circa 200.000 cittadini stranieri, per lo più turisti. In questa fase di crisi economica questi flussi costituiscono una fondamentale risorsa economica per il Paese; tanto che nell’aprile 2011, il Ministero degli Affari Esteri e l’Enit – Agenzia Nazionale del Turismo – hanno siglato un accordo di collaborazione per rafforzare il flusso turistico estero verso l’Italia e potenziare le opportunità per l’imprenditoria italiana nell’ambito di una strategia volta a valorizzare il sistema Italia. Tra le sedi prioritarie figurano le Ambasciate d’Italia a Mosca, Pechino e Nuova Delhi, così come i Consolati Generali d’Italia a Mosca, San Pietroburgo, Canton, Shangai e Mumbai.

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