Imprenditore scommette con i soldi dei suoi dipendenti
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Imprenditore scommette con i soldi dei suoi dipendenti

Un padovano si gioca in corse cavalli i contributi di 300 persone. Nella sua scuderia c'era anche il campione figlio Varenne.

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23 Gennaio 2012 - 12.03


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Un imprenditore di Padova, con una passione sfrenata per il mondo delle corse ippiche, si è ‘giocato’ i contributi previdenziali di trecento operai: oltre 2 milioni di euro sono spariti. E’ quanto è emerso durante una ispezione fiscale della Guardia di Finanza patavina nella sede della società.

La documentazione contabile era stipata su 2 furgoni pronti alla fuga: 20 metri cubi di carteggio, pari a 10 quintali, erano custoditi nel parcheggio dell’azienda.

Gli accertamenti fiscali hanno messo in luce anche altro: non solo un’evasione fiscale di svariati milioni di euro, l’omesso versamento di Iva e ritenute Irpef per 1,5 milioni nonché di contributi previdenziali per oltre 2,2 milioni ma anche il riciclaggio internazionale, la bancarotta fraudolenta, l’impiego di beni di provenienza illecita.

Milioni di euro, riciclati tramite una fiduciaria svizzera, rientravano successivamente in Italia per essere investiti in cavalli da corsa tra i quali il podio spetta di diritto a Mustang Grif, giovanissimo e promettente, già vincitore di numerose e prestigiose gare con premi in denaro per oltre 150 mila euro, valutato 600 mila euro, ma soprattutto figlio del leggendario Varenne.

L’incallito evasore, il cui tenore di vita galoppava ad una velocità nettamente superiore a quella dei redditi dichiarati, sentendosi “braccato” ha cercato di ingannare anche le Fiamme Gialle trasferendo fittiziamente la preziosa scuderia ad un’impresa edile gestita dal figlio di un pregiudicato per associazione a delinquere.

Il titolare dell’impresa, una ditta di trasporti, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Padova, che ha coordinato le indagini, per reati tributari e bancarotta fraudolenta. Con lui sono indagati la moglie, per riciclaggio, un terzo soggetto, per il reato di “impiego di beni di provenienza illecita” – poiché, pur consapevole dell’origine truffaldina dei cavalli, li ha fatti gareggiare in competizioni ufficiali – nonché un quarto complice, per il reato di distruzione e occultamento di scritture contabili.

I cavalli sequestrati sono stati “ingaggiati” nella scuderia del “Fondo unico giustizia” sul quale vengono accreditati i proventi generati dalle loro vincite.

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