La storia rimossa: caso Moro e P2
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La storia rimossa: caso Moro e P2

Veltroni scopre i misteri del caso Moro e della P2. Bene. Ma questa vocazione alla verità occorre, e solida, una volta che si mette meno al governo del Paese.

La storia rimossa: caso Moro e P2
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Antonio Cipriani Modifica articolo

6 Giugno 2011 - 23.01


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Trovo interessante l’ultima svolta di Veltroni. Oggi a Roma, alla presentazione del libro di Miguel Gotor, “Il memoriale della Repubblica”, ha dichiarato alcune cose che fanno riflettere: Gelli non era il capo della P2, Totò Riina e Provenzano non sono i capi della mafia. Ed è ora che su Moro le carte segrete saltino fuori, sono passati trent’anni.

Che dire, sono d’accordo. Che Gelli fosse il referente italiano di una struttura non italiana, ma d’oltreoceano legata ad ambienti ultra conservatori e massonici americani, è ormai storia. Nonostante tutto lo hanno rivelato le commissioni d’inchiesta e i magistrati. Quindi: quale sarebbe la novità? Che le idee del Piano di Rinascita sono state realizzate nel corso di questi decenni? Beh, è talmente evidente che non serve uno storico del futuro per dirci che è andata così.

Su un punto però la politica italiana si è bloccata. Sulla domanda chiave: per chi operava, e per che cosa operava, questa strana struttura internazionale? Perché da questa prima domanda ne discendono altre che sono solo conseguenze logiche che si muovono, potremmo dire, sullo stesso paradigma.

La mafia è quella dei picciotti che si contendono il territorio? E i capi sono gli analfabeti che conosciamo oppure anche in questo caso siamo di fronte allo stesso percorso che vede referenti individuabili e catturabili, a fronte di un livello invisibile e non si sa neanche se italiano…

Sul caso Moro ho scritto tante di quelle volte che ripetermi è inutile. Basta seguire lo schema per capire che in questi decenni c’è stato un nemico apparente che è stato combattuto e sconfitto, a fronte di una situazione che definire oscura è limitativo. In sintesi: sappiamo tutto sul caso Moro, ma in realtà non sappiamo niente di quello che dovremmo sapere.

Ora Veltroni ci dice che Gelli e Riina non erano proprio i capi e che su Moro servono le carte segrete… Meglio tardi che mai, ma anche in questo caso i governi democratici che si sono succeduti non è che abbiano fatto un solo passo per la verità storica sul passato recente. Non è che abbiano fatto molto per fermare il disegno del Piano di Rinascita democratica di Gelli. Quindi? Dobbiamo aspettarci una nuova stagione votata alla verità e al recupero di una memoria non falsificata? Oppure no, continueremo con i riti del segreto e del potere che lo conserva, in nome di ragioni superiori. Non certo nell’interesse e nella sovranità del nostro Paese.

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