La cannabis light è legale?
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La cannabis light è legale?

Considerando la vicenda dal punto di vista legale, fino al principio degli anni ‘30, la cannabis non veniva considerata una droga, bensì un’eccellenza nazionale. Per lungo tempo l’Italia è stata tra i maggiori produttori mondiali di canapa

La cannabis light è legale?
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23 Febbraio 2022 - 11.49


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Come si è evoluta la legge nel tempo. La questione etica e morale che riguarda la cannabis è sempre stata molto dibattuta. 

Le correnti di pensiero si dividono principalmente tra coloro i quali la considerano una droga al pari di molte altre e coloro che invece non ne temono gli effetti e anzi, ne vantano i benefici. 

Considerando la vicenda dal punto di vista legale, fino al principio degli anni ‘30, la cannabis non veniva considerata una droga, bensì un’eccellenza nazionale. Per lungo tempo l’Italia è stata tra i maggiori produttori mondiali di canapa, se non il maggiore. 

Sull’onda del proibizionismo che iniziava a dilagare negli Stati Uniti, nel 1930 viene classificata tra le “sostanze velenose aventi azione stupefacente” anche in Italia. 

Venendo a oggi invece, per quanto riguarda la legislazione italiana, ai sensi del DPR 309/90 la cannabis è ancora considerata a tutti gli effetti una sostanza stupefacente.

Ciò nonostante, limitatamente a pochi casi specifici, sono state emanate alcune norme che consentirebbero l’utilizzo della migliore erba legale ad oggi in commercio. Nel caso di uso terapeutico e ricreativo infatti, possono essere applicate alcune eccezioni. 

Il discriminante tra casi nel limite della legalità e casi che invece la trasgrediscono è individuato nella composizione della sopraccitata pianta e in particolare nei suoi due principi attivi primari, CBD e THC. 

Il tetraidrocannabinolo (THC) è il responsabile della cosiddetta “efficacia drogante” della cannabis, a causa degli effetti psicotropi che scatena nell’organismo di chi la assume. Questa caratteristica, per la legge italiana, comporta grosse restrizioni in materia di possesso, vendita o cessione. 

Il Cannabidiolo (CBD) invece, pare avere importanti proprietà rilassanti e antinfiammatorie. Ed è da questa differenza che nasce il concetto di cannabis light, ovvero di quella varietà di cannabis e derivati che, contenendo quantità irrisorie di THC insufficienti ad alterare la psiche, permette di godere dei benefici del CBD.

Come risultato di queste ultime considerazioni, il cannabidiolo è diventato oggetto di interessanti dibattiti e ha reso necessaria una riflessione più approfondita volta alla regolamentazione della sua produzione. 

Cosa dice la legge oggi

Cosa si intende con “effetti psicotropi”? Con questa espressione ci si riferisce a “sostanze che agiscono sulle funzioni psichiche”, come possiamo leggere sull’Enciclopedia Treccani. L’elemento scatenante di tali reazioni non è, come molti ancora erroneamente possono pensare, l’assunzione della cannabis in quanto tale, ma la concentrazione di THC che è contenuta nella stessa. 

Allo stato attuale delle cose, la legge italiana consente la coltivazione di semi di canapa sativa L, nella misura in cui questi siano certificati e se ne possa rintracciare la provenienza. 

Affinché la canapa possa essere considerata legale, deve contenere livelli di THC compresi tra lo 0,2% e lo 0,5%. 

Le destinazioni d’uso di questa pianta sono svariate. Si parla di produzione di fibre tessili, di impiego nell’industria cosmetica, alimentare, di bioedilizia, produzione di carta e persino di bonifica del terreno. 

Entrando nel dettaglio, la legge recita quanto segue: “il commerciante non potrà essere punibile per l’art. 73 DPR 309/1990 laddove dimostri documentalmente la provenienza lecita delle infiorescenze da lecite coltivazioni, in virtù del valore della presunzione di legalità della documentazione (fiscale e di trasporto) che accompagna un prodotto lecito.” 

Analogo il discorso per i consumatori, i quali non saranno perseguibili per l’acquisto e l’utilizzo di prodotti tracciabili e che rispettino le limitazioni in merito a concentrazione di THC. 

Possibile referendum.

Se guardiamo al panorama nazionale, la normativa che riguarda la produzione e la vendita di cannabis legale, non è l’unica questione scottante dell’ultimo periodo.

Proprio in questi giorni si discuteva infatti di un possibile referendum fortemente voluto in merito alla depenalizzazione dell’uso personale della cannabis. 

Per quanto riguarda la legge infatti, il consumo in sé e per sé di marijuana non costituisce reato. Le cose cambiano laddove si dovesse parlare di cessione, spaccio o detenzione di determinate quantità di cannabis. 

Dopo il precedente della dimostrazione della coltivazione per uso personale, si è aperta una nuova prospettiva nella scena nazionale.

Gli elementi a favore del sì sono i seguenti:

  • legalizzare il consumo di droghe leggere, quale è considerata la cannabis, sarebbe un ottimo modo di sottrarre il monopolio alla criminalità organizzata;
  • evitare gli innumerevoli processi legali a carico dei consumatori di marijuana alleggerirebbe non poco il lavoro dei tribunali, già sovraccarichi, per non parlare del problema di sovraffollamento delle carceri;
  • non esistono morti documentate causate dal consumo di cannabis;
  • esistono sostanze in commercio completamente legali che hanno causato molte più conseguenze nocive, quali alcol e tabacco.

Forti anche le motivazioni del no: 

  • legalizzare la cannabis potrebbe essere interpretabile come promozione dell’uso di sostanze stupefacenti;
  • non esiste una reale differenza tra droghe pesanti o leggere, in quanto tutte sono documentalmente dannose per la salute e lo Stato non può incentivare azioni dannose per i suoi cittadini. 

Il referendum si farà?

No. La Consulta ha ritenuto impossibile portare avanti il progetto. Il presidente della Corte Costituzionale ha dichiarato:  «Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali».

Negli ultimi mesi il dibattito ha infiammato la Camera, tanto da spaccare la maggioranza. Centrodestra fermamente contrario, mentre M5s si dichiara apertamente favorevole. 

In conclusione.

Se c’è qualcosa di innegabile, è che negli ultimi tempi le cose stanno cambiando, o almeno ci provano. L’Italia cerca di muovere qualche piccolo passo verso una più libera gestione di questioni che diversi stati europei, che talvolta hanno da insegnarci in quanto a civiltà e qualità di vita, hanno già affrontato da tempo. 

Si parla di legalizzazione della cannabis, conseguente riduzione del tasso di criminalità e non solo. Il referendum sulla legalizzazione non è infatti l’unico ad essere stato cancellato. Solo ieri succedeva anche a quello pensato per consentire l’eutanasia. 

Per il momento nulla di nuovo, ma non è ancora detta l’ultima parola. 

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