Tiziano Ferro: “Ero alcolizzato e pensavo a morire. Pensavo che essere famosi fosse un difetto”
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Tiziano Ferro: “Ero alcolizzato e pensavo a morire. Pensavo che essere famosi fosse un difetto”

Nel suo documentario “Ferro”, il cantante parla del bullismo subito da ragazzo, della bulimia e dell’obesità. Poi l’alcolismo, che “non lo faceva più pensare alla tristezza”

Tiziano Ferro
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15 Ottobre 2020 - 08.48


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Sulle pagine di ‘7-Corriere della Sera’, il cantante Tiziano Ferro parlerà del passato e dei suoi problemi, a partire dalla sua dipendenza dall’alcol: “Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”.

 

Si tratta di un’esperienza che Ferro ha voluto raccontare anche nel film-documentario Ferro, una produzione originale Amazon disponibile su Prime Video dal 6 novembre. 

Un racconto in cui l’artista non ha avuto paura di mostrare le sue fragilità.

“Il riassunto in 5 parole dei motivi per cui non era felice è come un taglio di Fontana, un colpo netto che lascia stupiti nella sua semplicità. “Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore”.

Tiziano Ferro parla dei suoi problemi della giovinezza, a partire dai problemi di peso (di chi da 111 scende a 70 chili), fino al bullismo e la sofferenza:

“Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato”.

 

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