I riti di Pasqua senza il popolo nel tempo del Coronavirus
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I riti di Pasqua senza il popolo nel tempo del Coronavirus

I fedeli si raccoglieranno in preghiera nell’ intimità delle proprie case e assisteranno ai riti attraverso un televisore. Ma questi mezzi non riusciranno a trasmettere le stesse emozioni

La Madonna vasa vasa a Modica
La Madonna vasa vasa a Modica
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6 Aprile 2020 - 17.30


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di Manuela Ballo
Ieri, domenica delle Palme, Piazza San Pietro vuota, e priva di rami di ulivo al vento nell’ abituale segno di saluto, è l’immagine più evidente del fatto che viviamo in un tempo sospeso, fatto di abbracci non dati e di sorrisi appena accennati, di riti e tradizioni radicati nella nostra società che oggi si ritrovano improvvisamente mutati. Il virus, ci costringe a rivedere tutte le nostre abitudini di vita.
Da settimane nella mia scrivania c’è un biglietto che mi avrebbe portato nella mia terra a riabbracciare i miei affetti e a trascorrere con loro l’intensa settimana pasquale. È il triste destino dei molti biglietti come il mio; di chi si ritrova a vivere questo periodo lontano dalla propria terra, dai luoghi che avremmo calcato e dai riti domestici a cui avremmo partecipato.
È dunque una Pasqua insolita e diversa: i fedeli si raccoglieranno in preghiera nell’ intimità delle proprie case e assisteranno ai riti attraverso un televisore o una diretta Facebook. Ma questi mezzi, seppur utili e potenti, non riusciranno a trasmettere le stesse emozioni che derivano dalla partecipazione popolare ai riti religiosi.
Le piazze e le chiese che erano destinate a vedersi colme di fedeli, si mostrano oggi in questa strana versione inedita, deserte a tal punto da rendere quel vuoto angosciante.
In molti casi la fantasia supplisce a questa mancanza: c’è chi, come un parroco di un piccolo paese toscano, ha usato il vecchio criterio di trasmettere la messa con degli altoparlanti issati sull’alto campanile; c’è chi ha festeggiato la Domenica delle Palme affacciandosi dai balconi delle città e mostrando ai vicini dei ramoscelli d’ ulivo; e c’è chi, come l’ Arcivescovo Betori, ha utilizzato la messa della Domenica delle Palme per dire che oltre alla diversità con il quale sarà celebrato il rito dello scoppio del carro “ ci sarà da ripensare l’ attuale modello dominante, sia per quanto riguarda il lavoro, che per la produzione”. C’ è anche, infine, chi in maniera marcatamente propagandistica invoca l’apertura delle chiese per la Pasqua: proposta avanzata non per tutelare il sacrosanto diritto dei fedeli, ma per raggranellare magari una manciata di voti in più.
Questa disgregazione e sospensione dei riti ci porta a guardare al passato con dolce nostalgia. Oggi quel che rimane è un silenzio assordante e una fragilità derivata dall’ impossibilità dello stare insieme e che porta con sé però anche la voglia di reagire ciascuno a modo suo e con i propri mezzi.
Da nord a sud, questa settimana è caratterizzata da forme rituali che si differenziano da luogo a luogo, ma che hanno tutti la medesima motivazione di ricordare la settimana di Passione e il trionfo della vita sulla morte. Non a caso si ricollegano agli antichi riti precristiani con i quali si festeggiava l’arrivo della primavera. Riti che quest’ anno non potranno essere celebrati come da tradizione.
Tuttavia alcune comunità non si sono arrese, come Modica, antico centro della Sicilia barocca, dove l’appuntamento con il rito della “Madonna Vasa-Vasa” non verrà annullato, ma potrà essere seguito sui canali social della parrocchia. Il simulacro della madonna bacerà e abbraccerà suo figlio, ma mancheranno, in questa rappresentazione, le grida, i sorrisi e gli abbracci della folla festante che, in tutte le occasioni, fa da cornice alla rappresentazione. Quei baci risulteranno diversi, perderanno quel pathos che ha sempre coinvolto i partecipanti che, questa volta, si troveranno nella condizione di passare dall’ essere protagonisti, ad essere semplici spettatori.
Ad Aragona, piccolo paese dell’agrigentino, il tradizionale incontro Pasquale, da sempre simbolo di aggregazione e che richiama a sé gli aragonesi sparsi nel mondo, quest’ anno, invece, non si terrà.
La privazione della celebrazione dei riti può condurre ad una maggiore consapevolezza della profondità degli stessi e quindi portare tanti giovani alla comprensione e al recupero delle preziose identità, dei mille borghi e delle mille città, di cui è fatto il nostro Paese. Una pluralità che si mostra ai nostri occhi in modo evidente attraverso la diversità dei rituali : nelle Marche, a Cantiano, nella notte del venerdì santo la folla assiste, lungo le vie cittadine, alla rappresentazione della Passione di Cristo che avviene alla luce delle torce; Invece nel Lazio, a Cantiano, si assiste alla sfilata delle confraternite seguita da penitenti scalzi incatenati per i piedi, mentre a Trapani, città sicula, troviamo la processione dei misteri, con venti sculture, che fino all’ alba del sabato Santo, sfilano per le vie cittadine accompagnate da bande musicali e donne vestite a lutto. Rimangono i riti ma mancherà il popolo.

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Manuela Ballo

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