Complottismo e fake news; gli effetti collaterali del Coronavirus
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Complottismo e fake news; gli effetti collaterali del Coronavirus

Dalla creazione in laboratorio per diminuire il numero di esseri umani al complotto delle case farmaceutiche in rete è un proliferare di idiozie

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30 Gennaio 2020 - 21.33


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C’è un’ulteriore piaga che si sta diffondendo a macchia d’olio legata al coronavirus, ossia lingente quantità di bufale, teorie del complotto e allarmismi che stanno riempiendo la rete legati alla nuova febbre cinese. 
Complici la rapidità con cui quadro evolve di minuto in minuto e l’isteria generale provocata da una situazione che ha già provocato 170 morti e ha ancora molte zone d’ombra, si sono diffuse in questi giorni numerose informazioni prive di reale fondamento. Alcune più credibili e altre decisamente più fantasiose, che stanno impegnando i cosiddetti “debunker”.
La teoria di più classica – e già smentita da organi come Polifacts e Lead Stories – è quella che indica il nuovo coronavirus come una creazione effettuata in laboratorio, per via di un brevetto. Un’argomentazione smontata da Fact Check. Il brevetto registrato dal Pirbright Institute riguarda infatti un tipo diverso di coronavirus, responsabile di forma di bronchite infettiva (Ibv) che colpisce i polli e non gli esseri umani. Inoltre, un finanziamento della Fondazione Bill & Melinda Gates all’istituto in questione ha portato qualcuno a formulare ipotesi, senza alcun fondamento, di un coinvolgimento del numero uno di Microsoft.
Sulla stessa linea complottista troviamo anche la tesi secondo cui il virus sarebbe il frutto di un programma segreto di sviluppo di armi biologiche. La Cina però – come riportato dall’Independent – ha negato l’esistenza di programmi simili. E non risulta alcun collegamento tra il laboratorio indicato (il Wuhan National Biosafety Laboratory) e l’epidemia. Parallelamente a queste, risulta falsa anche la tesi secondo cui esisterebbe già un vaccino, il cui sviluppo potrebbe invece richiedere un tempo piuttosto lungo.
Non essendo ancora chiara l’origine del virus, anche gli aspetti legati alla sua trasmissione hanno generato le versioni più disparate. Dai suini ai bovini, passando per i serpenti, fino alla zuppa di pipistrello. Tante sono le ipotesi, ma in questo momento nessuno sa ancora come si sia verificato il primo contagio. E anche sul fronte rimedi – che aiuterebbero a prevenire il contagio – non mancano le idee bizzarre: acido acetico, steroidi, acqua salata e perfino il diossido di cloro, un potente ossidante utilizzato come disinfettante e nel candeggiamento. Ovviamente nessuno di questi rimedi funziona.
Non sono mancate le segnalazioni di presunti contagi, poi fortunatamente rivelatesi false. Quella più vicina a noi è avvenuta un paio di giorni fa in Italia, quando alcuni file audio inviati tramite WhatsApp segnalavano il caso di un cittadino cinese da poco arrivato a Lecce da Wuhan, ricoverato in gravissime condizioni. Una notizia smentita rapidamente da Open.
Non manca infine anche chi sta sfruttando l’isteria collettiva come arma a favore della propria battaglia politica. È il caso dell’Australia, dove la diffusione di false notizie e immagini su internet riguardanti l’epidemia sono diventate virali, alimentando il sentimento sinofobico tra la popolazione.

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