Biden: La Russia cerca falsi pretesti per la guerra (ma l'est dell'Ucraina è già in guerra)
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Biden: La Russia cerca falsi pretesti per la guerra (ma l'est dell'Ucraina è già in guerra)

"Nonostante i tentativi della Russia di dividerci, siamo rimasti uniti, Usa e alleati europei sono in sintonia" sulla crisi ucraina: lo ha detto Joe Biden parlando dalla Casa Bianca.

Biden: La Russia cerca falsi pretesti per la guerra (ma l'est dell'Ucraina è già in guerra)
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19 Febbraio 2022 - 08.35


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Gli Usa hanno ragione di credere che la Russia “intende attaccare” l’Ucraina nei prossimi giorni, o nelle prossime settimane. “Sono convinto che Vladimir Putin ha preso la decisione di invadere”, ha aggiunto Biden.
“Non è mai troppo tardi” per la diplomazia, ha sottolineato il presidente Usa, lasciando aperta la porta al negoziato con Mosca e ricordando l’incontro tra i ministri degli esteri di Usa e Russia. Biden ha detto che “potrebbe non essere saggio” per il presidente ucraino Volomydyr Zelensy lasciare il paese ora, sullo sfondo dell’escalation con Mosca. 
“Ho parlato oggi con gli alleati e i partner transatlantici per discutere il rafforzamento militare russo dentro e intorno all’Ucraina. Abbiamo concordato sul nostro supporto all’Ucraina, di continuare i nostri sforzi diplomatici, e affermato che siamo pronti a imporre costi massicci alla Russia se dovesse scegliere un ulteriore conflitto”: ha twittato Biden.

Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha accettato l’invito del suo collega russo Serghiei Lavrov di incontrarsi il 23 febbraio, “a meno che i russi non invadano l’Ucraina”: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.

Il presidente francese Emmanuel Macron incontrerà domenica Vladimir Putin. Il giorno prima, sabato, è previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha reso noto l’Eliseo.

Il Donbass è una polveriera già in fiamme. “Quello che sta accadendo” nell’Ucraina dell’est “è molto preoccupante e potenzialmente molto pericoloso”, ha ammonito il portavoce del Cremlino. “La situazione si sta deteriorando”, ha rincarato Vladimir Putin, convinto che gli occidentali troveranno “una scusa” per infliggere sanzioni a Mosca senza rispondere alle sue istanze sulla sicurezza europea, che Berlino ha liquidato come “richieste da Guerra Fredda”.

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La tensione è esplosa quando i leader delle due repubbliche separatiste, al suono delle sirene, hanno ordinato l’evacuazione dei civili in Russia e lanciato un appello alle armi sotto l’intensificarsi dei bombardamenti dell’artiglieria e lo scoppio di un’autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk, seguiti dal reciproco scambio di accuse tra secessionisti e ucraini. Un portavoce del dipartimento di Stato Usa definisce l’esplosione del veicolo una operazione “sotto falsa bandiera”. 

I ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno esortato la Russia a usare la sua influenza sui separatisti nell’Ucraina orientale per “incoraggiare la moderazione e contribuire alla riduzione dell’escalation”.

Putin, che ha offerto 10.000 rubli (circa 120 euro) per ogni evacuato, continua a gonfiare i muscoli e a far sentire sempre di più i tamburi di quello che per gli Usa è un attacco imminente, dopo la mossa “cinica e crudele” di sfollare i residenti del Donbass e le “provocazioni” dei tiri di artiglieria.

Nonostante il Cremlino continui a parlare di parziale ritiro, l’ambasciatore Usa presso l’Osce Michael Carpenter ha stimato che Mosca abbia ammassato sino a 190mila effettivi “vicino e dentro” l’Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste. Non solo.

Sabato Putin supervisionerà le manovre delle sue forze strategiche insieme al suo più stretto alleato in questa crisi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, a coronamento dei loro ‘war games’ comuni. Le esercitazioni russe, ha spiegato il ministero della difesa di Mosca, “coinvolgeranno forze ed equipaggiamenti appartenenti alle Forze Aerospaziali, al Distretto Militare Meridionale, alle Forze Missilistiche Strategiche, alla Flotta del Nord e alla Flotta del Mar Nero”, con l’obiettivo di verificare la preparazione dei comandi militari e degli equipaggi dei sistemi missilistici, delle navi da guerra e dei bombardieri strategici per svolgere le loro missioni, nonché di verificare l’affidabilità delle armi delle forze strategiche nucleari e convenzionali. Manovre che, alla luce di quanto sta succedendo, sembrano a molti la prova generale di un attacco a breve, senza più temere di irritare il presidente cinese Xi Jinping che ormai sta concludendo i suoi Giochi di Pechino.

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Di fronte all’escalation, Joe Biden ha radunato l’Occidente e sentito gli alleati in una conference call prima di parlare nuovamente dalla Casa Bianca. Il commander in chief sta tenendo aperta la via del negoziato diplomatico sulla sicurezza europea e giocando l’unica altra carta a disposizione: l’unità con gli europei e la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione. Per questo ha deciso di risentirli tutti insieme in una video-chiamata e fare il punto della situazione: Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Boris Johnson, Justin Trudeau, il polacco Duda e il presidente della Romania Johannis, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e, per la Ue, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.

“Il colloquio è stato richiesto da Putin e la cosa importante è che l’atteggiamento dell’Italia, ma anche degli altri paesi, è l’unità della Nato che è senza sfumature. Ma accanto a questo è importante che ci sia una posizione ferma di fronte all’attacco in Ucraina. Ora tenere aperte tutte le possibilità di dialogo. L’ambizione è portare tutti allo stesso tavolo noi dobbiamo fare tutto il possibile percé ciò avvenga”. Così il premier, Mario Draghi, in una conferenza stampa dopo il Cdm. “Le sanzioni devono essere efficaci e sostenibili e per questo c’è grande collaborazione anche da parte degli altri Paesi”. Lo dice il premier rispondendo a una domanda sulle eventuali sanzioni alla Russia. Draghi spiega come ci sia “un pacchetto di sanzioni che si sta studiano all’interno dell’Ue, con la commissione. I punti di vista dell’Italia – aggiunge – sono tenuti pienamente in conto”.
Al momento una valutazione “sull’impatto quantitativo” delle eventuali sanzioni ancora non c’è ma “si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull’Italia e meno su altri Paesi. E la risposta è abbastanza chiara: tutte le sanzioni che impattano indirettamente su mercato energetico impattano di più sul paese che importa più gas. E l’Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta”. Lo dice il premier Mario Draghi. Ragion per cui, aggiunge, “si sta anche studiando come l’Italia possa continuare a essere approviggionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle dalla Russia”.

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