Johnson: "Rischio colossale di fallimento per la Cop26, sarebbe un disastro per il pianeta
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Johnson: "Rischio colossale di fallimento per la Cop26, sarebbe un disastro per il pianeta

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha risposto alle domande nel corso di una conferenza stampa alla COP26 di Glasgow.

Boris Johnson
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10 Novembre 2021 - 18.38


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La prewoccupazione è tanta. Moltissima. Alla Cop26 “il rischio di fallimento è colossale e sarebbe un assoluto disastro per il pianeta”.
Il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto rispondendo alle domande nel corso di una conferenza stampa alla COP26 di Glasgow. L’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura nedia globale entro +1.5 gradi, deciso nel 2015 alla COP21 di Parigi “è in bilico”, aggiunge Johnson, “ma non vuol dire che è impossibile” salvarlo, intanto “i leader nel mondo stanno chiamando i loro negoziatori spingendoli ad agire per mantenerlo in vita ma non è ancora possibile dire sia un risultato ottenuto”. Un risultato “è alla nostra portata”, dice Johnson nel corso della conferenza stampa, “la COP26 è ai suoi giorni finali, dobbiamo solo raggiungerlo insieme e coglierlo”, e mentre “entriamo nelle ultime ore della COP e ho chiesto ai colleghi leader: ci volete aiutare a cogliere questa opportunità o la ostacolerete?”.

Il primo ministro britannico avverte che “il mondo troverebbe incomprensibile se fallissimo e il contraccolpo sulle persone sarebbe immenso e duraturo, e francamente ci meriteremmo le loro critiche”, perché a Glasgow “abbiamo deciso cosa fare, ci manca solo il coraggio per darci da fare e realizzarlo”.

Infatti “qui a Glasgow il mondo è piu vicino di quanto sia mai stato a segnare inizio della fine del cambiamento climatico di origine umana”, conclude Johnson, e questo sarebbe “il più grande regalo che possiamo garantire ai nostri figli e nipoti, alle generazioni non ancora nate”.

Parigi fu un successo ma poi…

Ha poi aggiunto: l

a COP21 di Parigi, della quale la COP26 dovrebbe scrivere il ‘libro delle regole’ per implementarne l’accordo, “è stato un momento significativo nella lotta per il clima, ma alla fine era una promessa di azioni che si sarebbero dovute fare per qualcosa che sarebbe dovuto arrivare”, ma “è stato davvero frustrante vedere i paesi passare sei anni a darsi pacche sulle spalle per quanto avevano raggiunto a Parigi” senza agire.

Oggi “non ci sono scuse, perché sappiamo cosa è in gioco qui e ora”, dice Johnson, “dobbiamo essere più ambiziosi e dobbiamo avere piani piu credibili da implementare” per “accorciare la distanza fra dove siamo e dove dovremmo essere”, e “per tenere il target di +1.5 gradi vivo e rendere Parigi il successo che merita di essere”. Nei giorni scorsi “ho avvertito tutto dei rischi del falso ottimismo” perché “non sarà facile”, dice il primo ministro britannico, “dopo un’ondata di accordi positivi”, come quelli sul metano, sulla finanza e sulle foresta la scorsa settimana “ora le negoziazioni si stanno facendo dure”. Ciò detto, “abbiamo pochi giorni rimasti e c’è un enorme ammontare di cose da fare”, prosegue Johnson, e passando alle metafore rugbystiche “abbiamo fatto la differenza, abbiamo mosso la palla nel campo” e “la meta e in vista”, conclude, “ma serve una spinta determinata”. (

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