Fine anno 1968 alla Bussola e Messa di Natale a Padova. Ieri e oggi: cosa cambia nelle proteste
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Fine anno 1968 alla Bussola e Messa di Natale a Padova. Ieri e oggi: cosa cambia nelle proteste

La manifestazione dei giovani studenti e operai contro il veglione dei “padroni” nel locale più famoso della Versilia di quegli anni e quella dei ragazzi di “Ultima Generazione” che hanno interrotto la Messa di Natale nella Chiesa di Sant’Antonio per i loro messaggi

Fine anno 1968 alla Bussola e Messa di Natale a Padova. Ieri e oggi: cosa cambia nelle proteste
Il Blitz di Ultima Generazione durante la Messa
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Marcello Cecconi Modifica articolo

29 Dicembre 2023 - 13.47 Culture


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La fine dell’anno di ieri e quella di oggi. Le proteste dei giovani studenti filo-marxisti del fine anno 1968 a Marina di Pietrasanta e quelle dei giovani ambientalisti di “Ultima Generazione” nella notte di questo Natale a Padova. Rileggiamo la storia e mettiamola a confronto sia pure in contesti completamente diversi.

Il 31 dicembre 1968 la protesta davanti alla Bussola, il locale di gran moda della Versilia.  Sotto il tiro del movimento studentesco vi erano proprio i templi dei passatempi dei “padroni”. Il movimento promuoveva una lotta di classe contro la borghesia che gestiva avidamente finanza, industria e cultura del nostro Paese ormai alla fine del boom economico.

Oggi, invece, sotto il tiro del movimento giovanile che compie atti più vistosi, “Ultima Generazione” di ispirazione ambientalista, c’è un bersaglio molto meno atteso. Infatti la sorpresa dell’azione e il clamore della stessa sono gli strumenti per raggiungere l’obiettivo: incidere sull’indifferenza ambientalistica che non riguarda solo i “padroni” ma noi tutti, o comunque una gran parte dei cittadini.

Ma torniamo a quel fine anno 1968 davanti alla Bussola. C’era già stata la protesta davanti alla Scala di Milano che ospitava la solita “prima”. A guidarla Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco della Statale. In Versilia, invece, c’era lo zampino organizzativo di Potere Operaio di Pisa guidato da Adriano Sofri che da giorni, attraverso il periodico omonimo, annunciava l’evento. All’appello risposero in molti fra studenti ed operai che si ritrovarono davanti al locale che per il veglione di fine anno ospitava Fred Bongusto e Shirley Bassey, con l’ingresso che costava quanto il salario mensile di un operaio.

Sacchi di vernice rossa e buste piene di escrementi erano le armi dei dimostranti ma i carabinieri li respinsero brutalmente per evitare che si avvicinassero all’ingresso del locale. Nell’arretramento furono costruite barricate di fortuna dalle quali partirono lanci di sassi verso i militari. Improvvisamente tre spari, uno raggiunse Soriano Ceccanti, studente sedicenne, che si accasciò sulla barricata e da quel giorno è restato su una sedia a rotelle.

I giovani e giovanissimi di “Ultima Generazione”, vedono il Sessantotto e le conseguenze più lontani di come noi, che abbiamo vissuto quel periodo in piena coscienza e conoscenza, pensavamo il “biennio rosso” dopo la fine della guerra del 1915/18. Del resto chi è nato nel nuovo millennio non ha grandi scelte ideali dal punto di vista politico-economico. Comunismo, Capitalismo o terza via? Nessuno. Esiste solo la via del mercato libero, quello globale, dominato dalle piattaforme digitali o meno ma basato sul consumo sfrenato e sulla difesa ostinata di un benessere personale che cozza giorno e notte contro il bene comune. Poi ci sono le sfumature che fanno una certa differenza, ma restano sfumature.

Alla vigilia di Natale, nella Basilica di Sant’Antonio di Padova, c’è stato l’ultimo atto clamoroso del 2023 da parte di “Ultima Generazione”. Due giovani attivisti hanno preso la parola prima della fine della messa mentre esponevano dei cartelli con scritto “Gesù nasce, il pianeta muore” e “Meno soldi alle armi, più soldi alla gente”. Federica, una dei due ragazzi, ha letto un messaggio fra lo sconcerto dei fedeli: “Questo non è un Natale di gioia. Come possiamo cantare mentre a Gaza si muore? Come facciamo a fare finta di niente quando ai nostri figli ci aspetta un futuro di siccità, carestie, inquinamento e collasso? Come possiamo pensare al pranzo di Natale mentre fuori di qui qualcuno deve scegliere tra le bollette ed il cibo? In un Paese che non sa cosa vuol dire essere unito, come affrontare i prossimi anni insieme, senza lasciare indietro nessuno? – poi proseguendo – Chiediamo al pubblico di prendere coraggio e guardare l’emergenza attuale per prenderci delle responsabilità tutti insieme contro l’ennesimo governo indifferente ai problemi della popolazione”. L’arrivo della Polizia ha concluso l’azione dei ragazzi.

L’ambito dell’ambientalismo non fa sconti a nessuno e guarda lontano, e per questo poco amato da molti politici che guardano solo ai tempi di una legislatura. Eppure dovremmo farcene carico se vogliamo salvaguardare il futuro delle generazioni. Ecco che allora per questi ragazzi conta la comunicazione, conta stare in qualsiasi modo all’interno dei media main stream e per farlo c’è bisogno di clamore. I blocchi stradali o la vernice colorata cancellabile sulle opere d’arte sono vie illegali per ottenere attenzione e fare proseliti.

Irriverenza, maleducazione, delinquenza giovanile? È all’interno di questi “stereotipi” comunicativi che questi ragazzi svolgono oggi un po’ lo stesso ruolo di rottura dei ragazzi del Sessantotto. Gli antenati volevano rompere il sistema politico mentre loro voglio rompere il silenzio politico. Stesso spirito a muoverli: essere il grimaldello per l’estensione della consapevolezza. 

Una disobbedienza civile non violenta, ma che in alcuni casi è punibile per legge. Loro lo sanno e subiscono ma sanno anche che è l’unico modo per amplificare questo necessario ma discusso messaggio. Eppure il problema lo conosciamo tutti ma tendiamo a rimandarlo, non piace tornare indietro nemmeno di un solo passo. Difficile dire che è tutto giusto quello che fanno ma facile dire che abbiamo bisogno di svegliarci, presto, prestissimo.  

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