Emancipate e a seno nudo: il femminismo non è un bastone con cui bacchettare le donne
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Emancipate e a seno nudo: il femminismo non è un bastone con cui bacchettare le donne

Una polemica ha travolto Emma Watson che da anni è impegnata attivamente nella lotta per la difesa dei diritti delle donne per il fatto di aver posato a seno nudo per la rivista Vanity Fair

Emma Watson
Emma Watson
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

6 Marzo 2017 - 11.28


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Mi sono imbattuta in una polemica che ha coinvolto l’attrice britannica Emma Watson che da anni è impegnata attivamente nella lotta per la difesa dei diritti delle donne. Nei giorni scorsi è stata attaccata per aver posato a seno nudo per la rivista Vanity Fair: “Non riesco a capire perché il mio femminismo dovrebbe stonare con il mio seno scoperto“. Nel corso di un’intervista con Reuters, la Watson, che è anche pioniera della campagna #HeForShe, ha definito così il femminismo: “Questo mi conferma quante idee sbagliate e incomprensioni sono alla base del femminismo. Femminismo significa dare alla donna la possibilità di scegliere. Il femminismo non è un bastone con cui bacchettare altre donne. Si tratta di libertà, si tratta di liberazione, si tratta di uguaglianza. Davvero non capisco cosa il mio seno abbia a che fare con questo.

Ho riflettuto molto sulle sue parole e mi sono resa conto che la società percepisce il femminismo (a volte le femministe stesse lo percepiscono così) come un atteggiamento che annienta il nostro genere, un processo di mascolinizzazione (termine da me ora coniato) dove le nostre forme, la stessa bellezza deve essere sacrificata e cancellata in nome di un uguaglianza che non esiste. Il femminismo deve essere un movimento che punta all’uguaglianza giuridica e sostanziale dei diritti e delle opportunità  e che difenda la nostra identità di genere. Essere femministe non significa non curare il nostro aspetto o non mostrare il nostro corpo. Significa che tutto quello che facciamo sia il risultato di una nostra scelta e non di una costrizione dettata da altri. Se mi voglio tingere i capelli lo faccio perché lo voglio io non perché sono costretta e allo stesso modo se mi tingo i capelli non significa che sono meno emancipata intelligente e intellettuale. 

Se poso a seno nudo per delle foto artistiche non posso essere etichettata dalle stesse femministe come una poco di buono, una donna facile, un po’ sciocca e superficiale. Perché questo atteggiamento si chiama maschilismo. Come dice bene l’attrice il femminismo si batte per la libertà di scelta: di spogliarsi o vestirsi, cioè di mostrarsi come la sola donna vuole, non come vuole il pubblico maschile o una fetta di società bigotta e puritana.

Non c’è nulla di osceno o di sconveniente nel mostrare un seno. A volte mi sembra di vivere ancora nel medioevo quando il corpo della donna era percepito come la “tentazione” il “peccato”, un demonio da fermare. Quando ci liberemo da queste gabbie mentali? Noi donne, per prime.

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