Da Roma al Chiapas, il viaggio in un click
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Da Roma al Chiapas, il viaggio in un click

Valerio Nicolosi e Maria Novella De Luca, fotografi di Roma Post, sono volati nello Stato messicano per raccontare la vita dei contadini e delle loro famiglie.

Da Roma al Chiapas, il viaggio in un click
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8 Maggio 2014 - 13.10


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di Claudio Bellumori

“Ci piace surfare a modo nostro”. Per cavalcare le onde, al posto della tavola, utilizzano un obiettivo e i propri occhi. Loro sono Valerio Nicolosi e Maria Novella De Luca, fotografi di Roma Post e membri del team Shoot4Coffee (progetto di Shoot4Change). Insieme ad Andrea Ranalli, Francesco Scirè ed Eva Quesad sono volati in Chiapas, per raccontare la vita dei contadini e delle loro famiglie nelle coltivazioni di caffè. E domani, in via del Madrione, verrà raccontata quest’esperienza che per quindici giorni li ha catapultati in un mondo lontano da facce ingessate, dove l’agricoltura eco-compatibile è portata avanti con un metodo di coltivazione “bajo sombra”, all’ombra di alberi da frutto e piccoli orti, con metodi rispettosi della “Pacha Mama”, la Madre Terra. E tutto avviene ad altitudini che comportano un notevole impegno fisico per la coltivazione ma che garantiscono una qualità unica del chicco di caffè.

Valerio e Maria Novella, prima di questa tappa, hanno toccato con mano la quotidiniatà dell’escuelita zapatista. Dopodiché, hanno vissuto fianco a fianco con i campesinos (contadini) ecologicos de la Sierra Madre de Chiapas (Cesmach), una cooperativa messicana fondata nel 1994 per realizzare un racconto multimediale delle condizioni attuali dell’industria messicana del caffè e per mostrare il vero costo, economico e sociale, di una tazza di caffè.

La Nestlé, da qualche anno, ha acquisito un brevetto su una pianta geneticamente migliorata che favorisce la solubilità del caffè in polvere. Grazie a questo brevetto – secondo i produttori locali – la compagnia, non solo otterrà di incrementare il suo controllo sui produttori di caffè ma porrà anche a rischio di contaminazione genetica le piantagioni biologiche di cui il Messico è il primo produttore al mondo. Il brevetto concesso rischia, quindi, di minacciare gravemente l’economia di oltre 480mila famiglie di coltivatori e di circa 500 organizzazioni contadine e indigene che dipendono dalla produzione del caffè.

Alfredo Rodriguez Velasquez, produttore e socio di Cesmach, ha spiegato come stanno le cose: “A noi della Sierra non conviene piantare i loro semi perché durano solo 3 anni, non avremmo soldi a sufficienza per sostituire tutte le piante in tempi così brevi, mentre i nostri durano anche 60 anni. Portiamo avanti le coltivazioni solo con i nostri soldi ma ora stiamo chiedendo aiuto al Governo per tenere alta la qualità del nostro caffè. Cesmach ci ha spiegato che il nostro è un prodotto di qualità e quindi va venduto a prezzi più alti. Le piante della Nestlé non solo durano di meno ma anche il gusto del caffè è inferiore”.

Durante la durata del progetto la squadra del Shoot4Coffee non si è limitata a documentare le condizioni di vita nei cafetales ma si è impegnata sul territorio per dare assistenza sanitaria agli abitanti di alcuni villaggi del Chiapas attraverso la formazione di una Brigada Medica volontaria.
La Brigata Medica ha operato, in maniera totalmente gratuita, in 14 delle 32 comunità dove è presente il Cesmach, per un periodo di 15 giorni. Visitando 557 pazienti e distribuendo circa 2.500 euro in medicinali. Domani – alle 19,30 – tutto verrà rispolverato nella Casa dei Raccontastorie di Shoot4Change. Un punto di vista diverso, lontano da facce ingessate e dai soliti click.

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