Polaroid: la prima istantanea che ha rivoluzionato la fotografia
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Polaroid: la prima istantanea che ha rivoluzionato la fotografia

Ha cambiato il modo di documentare i momenti della nostra vita. Il confronto fra gli anni delle Polaroid e l’oggi dei cellulari e dei social fa emergere una riflessione sulla fugacità delle immagini digitali. Ne parliamo con il sociologo Lorenzo Nasi

Polaroid: la prima istantanea che ha rivoluzionato la fotografia
Edwin Land, l'inventore della Polaroid
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Ludovico Conti Modifica articolo

5 Marzo 2024 - 13.03 Culture


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A fine febbraio del 1947, mentre si trovava all’Hotel Pennsylvania di New York, all’età di 37 anni, Edwin Herbert Land scattò la prima istantanea che ritraeva la sua figura e dava origine al mito della macchina fotografica Polaroid. Dopo qualche anno le polaroid avrebbero segnato la storia della fotografia rivoluzionando il nostro modo di concepire le immagini. In occasione dell’anniversario della sua invenzione ne abbiamo parlato con Lorenzo Nasi, docente di Sociologia Visuale all’Università di Siena.

Come pensa che l’introduzione della Polaroid abbia influenzato il modo in cui le persone concepiscono e utilizzano le fotografie nella società moderna?

L’innovazione tecnologica apportata dal sistema Polaroid, fu una vera e propria rivoluzione in campo fotografico. Fino a quel momento la fotografia era un mondo “riservato” agli appassionati “esperti” e ai professionisti. Con l’arrivo di questo nuovo sistema, sicuramente iniziò un primo processo di democratizzazione della pratica fotografica, rendendola più semplice e accessibile ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo.

Ha avvicinato più persone alla fotografia?

Certo, ciò ha contribuito senz’altro a far avvicinare al mondo della fotografia e ad incuriosire anche coloro che fino a quel momento non erano attratti da questo mondo (vuoi per la complessità di un sistema – quello reflex – vuoi anche per il costo delle attrezzature). Contribuendo altresì ad incentivare una pratica finalizzata non solo al ricordo ma anche orientata verso uno sguardo “artistico” e creativo. Il fatto poi di poter avere la possibilità di un’immediata visualizzazione dello scatto ha contribuito senza dubbio ad un uso più “libero” così come ad una condivisione più aperta e semplice.

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In che modo questo ha contribuito a cambiare il modo in cui le persone documentano e condividono i momenti significativi della loro vita?

Come affermato in precedenza, ritengo che l’avvento della Polaroid abbia radicalmente modificato l’approccio all’immagine fotografica. Lo “scatta e stampa” della Polaroid ha dato la possibilità di essere partecipi di quel processo “magico” che è lo sviluppo (in questo caso istantaneo) della fotografia. E ciò ha sicuramente condizionato (non sempre in senso “autentico”) l’esperienza della presentazione del Sé. L’immediata visualizzazione del risultato infatti ha iniziato ad introdurre la possibilità di modificare il modo con cui gli altri ci dovevano vedere e come noi percepivamo gli altri. Dall’altro lato, in senso più positivo, all’interno di quel contesto storico il sistema Polaroid ha iniziato a modificare il processo di socializzazione delle immagini stesse, ampliando in tal senso la funzione di interazione della fotografia.

I nostri telefonini ed i nostri social media sono considerabili come un’evoluzione delle polaroid? Ci sono più differenze o più somiglianze?

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Vedo più differenze che somiglianze. Riallacciandomi all’ultimo punto della risposta alla domanda precedente, le differenze sostanziali le individuo sia nell’uso che nella condivisione e quindi nella funzione. Oggi con i cellulari scattiamo decine di immagini al giorno, tra selfie, panorami, situazioni, fino a fotografare quello che mangiamo. E che fine fanno queste immagini? Difficilmente le stampiamo, e ancora più difficilmente finiranno in un album da prendere in mano e riguardarle o mostrarle agli altri. Ma soprattutto esauriscono la loro memoria nel momento in cui scattiamo la successiva immagine.

Quindi fotografie a scadenza?

Si, quelle di oggi sono fotografie a “scadenza immediata” o comunque a brevissimo termine. E ciò, anche in caso di immagini di momenti importanti e significativi, fa perdere senso e valore a quegli stessi momenti. Al contrario, la Polaroid torna ad  offrire la possibilità di aver tra le mani qualcosa di tangibile e “reale”. Qualcosa da utilizzare nei veri momenti significativi, il cui prodotto è qualcosa di veramente prezioso, unico, irripetibile, da tenere con cura o donare solo a chi vogliamo noi.

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Intangibilità contro concretezza, dunque…

La fotografia istantanea fa di quell’istante qualcosa di reale come le persone che lo hanno “costruito” e che ne sono partecipi in quell’attimo irripetibile e infinito; rendendo così anche il ricordo stesso, nella sua dimensione fisica (data non solo dal supporto cartaceo sul quale è impresso ma anche dalla reazione chimica con la quale si manifesta) qualcosa a cui “voler bene” e di cui avere memoria. Caratteristiche che sono paradossalmente più apprezzate proprio dalle generazioni più giovani, in una sorta di rivincita della materia sul pixel e l’algoritmo.

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