Bigazzi e la semplicità del genio
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Bigazzi e la semplicità del genio

Muore a Viareggio a 71 anni Giancarlo Bigazzi, uno degli autori italiani di canzoni più importanti. Forse non ne abbiamo mai capito la grandezza.

Bigazzi e la semplicità del genio
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Piero Montanari Modifica articolo

19 Gennaio 2012 - 15.10


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di Piero Montanari

Esiste un genia di parolieri e musicisti italiani il cui nome è sconosciuto alla maggior parte delle persone. Basta, però, un accenno ad un motivo di loro composizione, che vedi subito una luce e un sorriso apparire negli occhi di chi ascolta, mentre le labbra si muovono veloci per continuare a cantare il brano conosciutissimo.

Giancarlo Bigazzi, fiorentino d.o.c., era uno di questi grandi autori di canzoni, inventore soprattutto di testi ma anche di musiche. La morte lo ha colto il 19 gennaio a 71 anni nell’ospedale Versilia di Viareggio, dove era da qualche giorno ricoverato per una malattia grave.

Questo grande autore per decenni ha contribuito alla nascita di artisti bravissimi, di canzoni straordinarie e di storie tra la gente, legate ai suoi brani.

Si parla tanto dell’immaginario collettivo, dei topòs, degli incontri fatali che le musiche hanno da sempre sottolineato, come colonne sonore di tutti i giorni e per tutti quanti noi, che è impossibile non ricordare i brani di Bigazzi:
Luglio per Riccardo Del Turco, Lisa dagli occhi blu per Mario Tessuto, Rose Rosse per Massimo Ranieri, Eternità per i Camaleonti e Ornella Vanoni, ma anche Montagne Verdi per Marcella Bella, Erba di casa mia per Massimo Ranieri, Un sorriso e poi perdonami per Gianni Bella, con il quale Giancarlo Bigazzi aveva stretto uno straordinario sodalizio; ma ancora: Ti amo ti… e Gloria per Umberto Tozzi (brano in classifica anche negli Usa).

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Nel 1992 scrive, con Marco Falagiani e Giuseppe Dati, Gli uomini non cambiano, portata al successo da Mia Martini che, secondo me, è il suo pezzo più bello, anche per l’interpretazione della grande cantante.

Nel 1971 aveva fondato – assieme al paroliere Daniele Pace, il musicista Totò Savio, i discografici Alfredo Cerruti ed Elio Gariboldi – il gruppo degli Squallor, nato come una goliardata tra amici che ottiene, invece, uno strepitoso successo durato oltre vent’anni e mitizzato dalle nuove generazioni. Per il gruppo, Bigazzi scrive tutti i testi, e appare anche come attore nei due film, Arrapaho e Uccelli d’Italia.

A proposito di cinema, Giancarlo riesce perfino a mettere le mani sulle musiche di un film che vinse l’Oscar, quel Mediterraneo di Gabriele Salvatorès. Ma sue sono anche le colonne sonore di Mery per sempre e Ragazzi fuori di Marco Risi.

Spesso, nel corso della mia vita professionale, come strumentista e compositore, ho avuto modo di ascoltare critiche trancianti su artisti considerati ‘popolari’ con un’accezione negativa, artisti alla cui specie apparteneva Giancarlo Bigazzi, e molte volte io stesso avevo, nei confronti di autori come lui, una sorta di aristocratica supponenza, forse perché non riconoscevo in loro la semplicità del genio, e la capacità di scrivere cose che restavano nella testa e nel cuore della gente.

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Affascinato musicalmente da altro, pur apprezzandone le straordinarie qualità, evidentemente non ne capivo la grandezza.

Non capivo la tua, caro Giancarlo, che però oggi, nel giorno della tua morte, mi appare straordinariamente luminosa.

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