Gaza, c'è un giudice all'Aja e una giustizia che ridà speranza
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Gaza, c'è un giudice all'Aja e una giustizia che ridà speranza

C’è un giudice a l’’Aja. E una giustizia che ridà speranza al martoriato popolo palestinese. Di cosa si tratti, Globalist ne ha dato notizia in tempo reale. Così come del fiume di commenti giunti da Tel Aviv, sdegnati, e dal resto del mondo.

Gaza, c'è un giudice all'Aja e una giustizia che ridà speranza
Corte internazionale de l'Aia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Gennaio 2024 - 19.28


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C’è un giudice a l’’Aja. E una giustizia che ridà speranza al martoriato popolo palestinese. Di cosa si tratti, Globalist ne ha dato notizia in tempo reale. Così come del fiume di commenti giunti da Tel Aviv, sdegnati, e dal resto del mondo.

Chi scrive ne rilancia due, che danno conto di un sentimento da condividere. «I giudici – ha rilevato in un intervento televisivo il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki – hanno stabilito i fatti e la legge, si sono pronunciati in favore dell’umanità e del diritto internazionale».

La Palestina, ha aggiunto, fa appello a tutti gli Stati affinché sia garantita la realizzazione dei provvedimenti richiesti dalla Corte, «anche da parte di Israele, che è la potenza occupante».

L’altro commento da rilanciare è quello di Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, persona equilibrata e profondo conoscitore della realtà palestinese: “L’ordinanza e le misure provvisorie emanate dalla Corte internazionale di giustizia  – annota Pezzati – rappresentano un passo cruciale nel riconoscimento delle atrocità commesse a Gaza dallo Stato di Israele, per fermare lo spargimento di sangue e gli orrori inimmaginabili di cui stanno facendo le spese 2,3 milioni di palestinesi.  Il Governo israeliano deve rispettare la sentenza, dopo che in oltre 100 giorni di bombardamenti indiscriminati ha già ucciso oltre 25 mila persone. L’azione militare israeliana ha causato lo sfollamento di massa di un intero popolo, usando la fame come arma di guerra e negandogli gli aiuti di cui ha un disperato bisogno. Allo stesso tempo tutti gli Stati – in particolare quelli che sostengono Israele attraverso la fornitura di armi, nonostante il chiaro rischio che vengano usate per commettere crimini di guerra – devono rispettare la sentenza della Corte e non essere complici di azioni che la disattendono. Esortiamo tutti i Paesi, compresa l’Italia, a fare tutto ciò che è in loro potere per garantire un immediato cessate il fuoco, assicurando che i responsabili delle violazioni da entrambe le parti siano chiamati a rispondere delle loro azioni e lavorando per porre fine all’occupazione decennale di Israele nei territori palestinesi.”

Un appello che facciamo nostro. 

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