Israele uccide il numero 2 di Hamas in un raid a Beirut contro gli uffici del movimenti
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 Israele uccide il numero 2 di Hamas in un raid a Beirut contro gli uffici del movimenti

Israele affonda un colpo strategico in Libano e attacca coi droni l'ufficio di Hamas alla periferia di Beirut uccidendo Saleh al-Arouri, il numero due dell'organizzazione, uomo chiave e anello di collegamento con Hezbollah, Iran e Turchia.

 Israele uccide il numero 2 di Hamas in un raid a Beirut contro gli uffici del movimenti
Saleh al-Arouri di Hamas ucciso dagli israeliani
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2 Gennaio 2024 - 22.49


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Una azione che avrà molte conseguenze. Israele affonda un colpo strategico in Libano e attacca coi droni l’ufficio di Hamas alla periferia di Beirut uccidendo Saleh al-Arouri, il numero due dell’organizzazione, uomo chiave e anello di collegamento con Hezbollah, Iran e Turchia.

Un raid mirato, a sorpresa, in cui sono morti anche altri alti funzionari militari dei miliziani. Forse anche Kalil Al Hayya, pure lui membro del politburo di Hamas, secondo quanto riportano alcuni media anche se la notizia non trova riscontro altrove.

La morte di Arouri rischia far dilagare il conflitto Israele-Libano, finora `limitato´ a scambi a fuoco lungo il confine con Hezbollah, con l’esercito israeliano che ha dichiarato la `massima allerta´, pronto `a ogni evenienza´. Ma complica anche i già debolissimi tentativi diplomatici con il segretario di Stato americano Antony Blinken che avrebbe rinviato – annunciano fonti israeliane – il suo viaggio nella regione, previsto per questa settimana. E sembra destinato a bloccare i tentativi di negoziati per gli ostaggi: fonti diplomatiche arabe hanno fatto sapere, scrive Haartez, che «la situazione è cambiata» e i colloqui sono interrotti. «Ora non è più possibile alcun progresso», hanno riferito.

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Hamas, nel confermare la morte del dirigente, ha tuonato affermando che «i codardi omicidi compiuti dall’occupante sionista contro i leader e i simboli del nostro popolo palestinese dentro e fuori la Palestina non riusciranno a spezzare la volontà e la resilienza del nostro popolo, né a ostacolare la continuazione della sua coraggiosa resistenza», ha affermato attraverso Ezzat al-Rishq, membro dell’ufficio politico. E la Jihad islamica ha rincarato la minaccia: Israele «pagherà il prezzo dei suoi crimini». Secca condanna anche dal premier libanese Najib Mikati per il quale Israele «punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra».

Lo stato ebraico non ha invece commentato la notizia, anche se immediatamente dopo consultazioni ristrette si sono svolte tra il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, prima di una riunione del gabinetto di guerra. Su X, tuttavia, un esponente del Likud, Dani Danon, si è congratulato con Mossad e Shin Bet per l’operazione a Beirut.

Intanto a Gaza, dove il conteggio dei morti secondo il ministero della Sanità è salito a 22.185, la guerra prosegue senza pause: Israele sta colpendo duramente il sud della Striscia, annunciando al contempo che le forze israeliane sono riuscite ad assumere il controllo del Comando militare di Hamas nel settore Gaza-Est. Era costituito, ha precisato un portavoce, da 37 edifici, all’interno di una zona residenziale civile, che comprende ospedali, scuole e condomini. Il Comando di Hamas era collegato ad una rete di tunnel. I militari hanno trovato gli imbocchi di cinque tunnel. A 20 metri di profondità c’era il bunker di comando da dove Hamas ha gestito le fasi della guerra.

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In una giornata che segna una svolta pericolosa, dalle conseguenze imprevedibili, Israele ha intanto fatto sapere che si presenterà davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per difendersi dalle accuse di genocidio del Sudafrica. Secondo il quotidiano israeliano la decisione è stata presa durante un incontro presieduto da Netanyahu e ha fatto seguito a consultazioni con il Ministero della Giustizia, le Forze di difesa israeliane (Idf) e il Consiglio di sicurezza nazionale.

L’alta tensione ha riverberi anche in Turchia, dove sono state arrestate 33 persone sospettate di «spionaggio» a favore del Mossad. Secondo quanto riporta la tv di Stato Trt, si tratta di persone sospettate di avere lavorato per i servizi israeliani con l’obiettivo di identificare, sorvegliare e rapire cittadini stranieri residenti in Turchia. 

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