Tunisia, anche Guterres se n'è accorto: contro i migranti crimini di Stato
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Tunisia, anche Guterres se n'è accorto: contro i migranti crimini di Stato

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto alla Tunisia di fermare l'espulsione dei migranti nelle aree di confine nel deserto, domandando che coloro che sono già bloccati in un ambiente difficile vengano trasferiti.

Tunisia, anche Guterres se n'è accorto: contro i migranti crimini di Stato
Kais Saied
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

2 Agosto 2023 - 19.53


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Alla faccia delle rassicurazioni dell’autocrate di Tunisi.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto alla Tunisia di fermare l’espulsione dei migranti nelle aree di confine nel deserto, domandando che coloro che sono già bloccati in un ambiente difficile vengano trasferiti.

“Siamo profondamente preoccupati per l’espulsione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo dalla Tunisia ai confini con la Libia e anche con l’Algeria”, ha detto il vice portavoce Farhan Haq. Ha avvertito che “diversi sono morti” al confine tunisino con la Libia, mentre “centinaia, tra cui donne incinte e bambini, sarebbero rimasti bloccati in condizioni estremamente disastrose con scarso accesso a cibo e acqua”.  Negli ultimi giorni, centinaia di migranti sono arrivate quotidianamente in Libia dopo essere stati abbandonati nel deserto di confine dalle forze di sicurezza tunisine, dalle guardie di frontiera libiche e dagli stessi migranti, hanno riferito ad Afp. Quando raggiungono la Libia, i migranti dall’Africa sub-sahariana sono sul punto di crollare per la stanchezza, con temperature che superano i 40 gradi. Secondo le organizzazioni umanitarie in Libia, almeno 17 persone sono morte nelle ultime tre settimane. La Tunisia è un importante punto di accesso per migranti e richiedenti asilo che tentano pericolosi viaggi per mare nella speranza di una vita migliore in Europa, i cui leader hanno offerto aiuti finanziari per aiutare Tunisi a gestire il flusso. 


Giovedì scorso una dichiarazione congiunta delle agenzie delle Nazioni Unite ha fatto riferimento alla “tragedia in atto” di migranti, rifugiati e richiedenti asilo nelle regioni di confine della Tunisia. “Ribadiamo l’appello lanciato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni la scorsa settimana per la fine immediata di queste espulsioni e il trasferimento urgente di coloro che sono bloccati lungo il confine in luoghi sicuri”, ha detto Haq aggiungendo che “tutti i migranti, rifugiati e richiedenti asilo devono essere protetti e trattati con dignità, nel pieno rispetto dei loro diritti umani indipendentemente dal loro status e in conformità con il diritto internazionale sui diritti umani e sui rifugiati”. Il governo libico di Tripoli tuttavia ha fatto sapere nei giorni scorsi di rifiutare il “reinsediamento” sul proprio territorio dei migranti in arrivo dalla Tunisia.

Una denuncia documentata che non si presta ad equivoci. Come denunciato dalle più importanti organizzazioni umanitarie, come documentato da decine di testimonianze e di video, quello che si sta reiterando nel deserto è un crimine di Stato. Solo a Roma fanno finta di non accorgersene.

C’è chi dice no

“La politica migratoria della UE e dell’Italia sembra ora tutta concentrata nell’impedire che i migranti
attraversino il Mediterraneo. Ma questa politica migratoria uccide: “è un vero e proprio migranticidio!”.
Le testimonianze dei sopravvissuti di Cutro confermano che le autorità avrebbero potuto evitare questa
tragedia: un elicottero li aveva avvistati ma non ha fatto nulla!


Dobbiamo avere il coraggio di parlare ormai di un vero e proprio genocidio contro gli impoveriti della
terra. In questo periodo tutta l’attenzione del governo Meloni e di Bruxelles sembra concentrarsi sulla
Tunisia come luogo di partenza dei migranti. Oggi infatti la Tunisia ospita 900.000 migranti.
Non solo, ma Tunisi ha superato la Libia come luogo di partenza: quest’anno 43.000 migranti
provenienti da quel paese sono arrivati in Italia. In questi mesi abbiamo visto un andirivieni di leader
italiani ed europei arrivare a Tunisi, dalla Meloni al primo ministro olandese Rutte, alla Presidente della
Commissioni UE, Ursula  von der Leyen. Tutto questo per arrivare al Memorandum UE- Tunisia sulla falsariga del Memorandum Italia- Libia a firma Minniti del 2017. La UE ha messo nel piatto 105 milioni per la gestione dei migranti e 150 milioni

per il sostegno alla traballante economia tunisina. Nessuna menzione dei diritti umani calpestati in
Tunisia. Siamo infatti in piena dittatura con magistrati, oppositori, attivisti in galera. Al presidente tunisino
è stato chiesto solo di proteggere i confini perché i migranti non arrivino in Europa. Saied ha imposto nel
Memorandum che la Tunisia non diventi la piattaforma per i rimpatri della UE. E, inoltre, ha ottenuto dalla
UE la promessa di supporto per i respingimenti collettivi di migranti che Saied sta già realizzando.

Infatti, il Presidente Saied, in gravi difficoltà economiche e politiche, ha scaricato la colpa sui migranti
subsahariani in un discorso televisivo alla nazione: “Orde di migranti irregolari provenienti dall’Africa
subsahariana sono arrivati in Tunisia- così gridava Saied in tv- con la violenza, i crimini, parte di un
disegno criminale per cambiare la composizione demografica e trasformare la Tunisia in un altro stato
africano che non appartiene più al mondo arabo e islamico”. La tragica conseguenza è stata la caccia al
‘nero’ in tutto il paese. I migranti dal volto nero sono cacciati dalle case, dai parchi, bastonati…La Guardia
Nazionale ha deportato migliaia di loro ai confini con la Libia e l’Algeria, abbandonati nel deserto, senza
acqua e cibo. Molti sono in trappola tra i libici, che sbarrano la strada, e i tunisini che li respingono.
Neonati, bambini, donne stanno morendo di sete nel deserto con la benedizione della UE e della Meloni.
Quella foto drammatica, che ha fatto il giro del mondo, di una donna morta di sete con la sua bambina
accanto, nel deserto, dovrebbe toccarci il cuore. Invece sembra che non ci commuova più nulla: è il
trionfo dell’indifferenza! I nostri governanti sono diventati bestie. È mai possibile che i governanti europei e il governo Meloni abbiano benedetto questo disastro umano?
Oltre al cuore hanno perso anche il “ben dell’intelletto”? È la fine dell’Europa dei diritti. È la rivelazione
anche del governo della Meloni quale espressione del suprematismo bianco!

Per questo noi digiuneremo Giovedì 3 Agosto a Riace, dandoci appuntamento presso la piazzetta del Villaggio Globale alle ore 09.00”.

Padre Alex Zanotelli a nome del
Digiuno di Giustizia in Solidarietà con i migranti

L’ennesima bacchettata

Ne dà conto Annalisa Cangemi su Fanpage: “Ancora un richiamo dall’Europa all’Italia sulla gestione dell’immigrazione. L’ammonimento questa volta arriva dalla commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson, che ha risposto a un’interrogazione presentata il 20 febbraio da un gruppo di eurodeputati, soprattutto di S&D, La Sinistra e Verdi, che chiedeva se il decreto-legge 2023/1, cioè il nuovo Codice di condotta per le Ong che soccorrono i migranti in mare, fosse in linea con il diritto europeo e internazionale.

“La Commissione ricorda costantemente agli Stati membri l’assoluta importanza di applicare la legislazione nazionale nel pieno rispetto del dovere dell’assistenza in mare, che costituisce un obbligo stabilito dal diritto internazionale in materia, in particolare dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dalla Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, anche quando a svolgere sistematicamente le attività di ricerca e soccorso sono imbarcazioni private. Le norme contenute nel decreto-legge 2023/1 (sul soccorso il mare, ndr) devono essere interpretate e attuate nel rispetto del diritto internazionale”, ha scritto la commissaria Ue.

L’interrogazione metteva in discussione il decreto italiano in quanto “impone alle navi civili di soccorso di dirigersi immediatamente verso un porto assegnato, spesso un porto lontano, dopo ogni salvataggio, fatto che ritarda le operazioni di ricerca e soccorso”.

“Tale ritardo – hanno scritto gli interroganti – è ancora più grave dal momento che di solito le navi effettuano più operazioni di salvataggio nell’arco di diversi giorni. L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere stima che, se le sue navi fossero state costrette ad allontanarsi dopo la prima operazione di salvataggio nel 2022, il numero di persone salvate sarebbe diminuito da 3.050 a solo 1.030″. 

Gli eurodeputati hanno inoltre chiesto alla Commissione se “fosse favorevole al fatto che le Ong raccolgano dati a bordo di navi private e avviino procedure di asilo, o se ritiene piuttosto che ciò debba continuare ad essere di competenza degli Stati”.

La commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson ha risposto così: “Nei limiti delle sue competenze e del suo mandato, la Commissione mantiene contatti stretti e regolari con le autorità italiane e continua a seguire da vicino l’efficace attuazione del decreto-legge 2023/12 (sul salvataggio in mare, ndr). L’acquis dell’Ue in materia di asilo si applica alle domande di protezione internazionale presentate nel territorio degli Stati membri, comprese le loro acque territoriali. In linea con l’acquis dell’Ue, spetta agli Stati membri garantire che qualunque persona presente nelle loro acque territoriali abbia un accesso effettivo alla procedura di asilo e che le domande siano esaminate conformemente alla direttiva 2013/32/Ue”. 

La replica di Fratelli d’Italia

“Mi auguro che il tono imperativo della commissaria Ue per gli Affari interni Ylva Johansson, con cui peraltro il governo italiano si è trovato spesso in sintonia, sia frutto di una libera traduzione non perfettamente in linea con la cifra diplomatica e istituzionale che in questi casi è d’obbligo. Non c’è stata mai alcuna violazione da parte dell’Italia degli obblighi di salvataggio in mare, azione che la nostra Guardia costiera fa e farà sempre, a prescindere dalle leggi scritte e dalla matrice politica dei governi. Se viceversa i toni sono esattamente quelli, allora è appena il caso di ricordare il ruolo primario che noi svolgiamo nel Mediterraneo neppure lontanamente emulato dagli altri Stati. Se il tono fosse quello ci aspettiamo ben altre reprimende a chi omette soccorso, spegne i radar o riaccompagna alla frontiera migliaia di immigrati, irregolari esattamente come quelli che approdano sulle nostre coste”, ha detto il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia”.

Chiusa alla Globalist: evidentemente dalle parti della Meloni hanno la coda di paglia.

Un’alternativa è possibile: i corridoi umanitari

Da Avvenire di ieri, 1 agosto: “E’ arrivato questa mattina all’aeroporto di Fiumicino (Roma), con un volo di linea dal Pakistan, un gruppo di 22 profughi afghani, grazie al programma dei “corridoi umanitari” realizzati da Caritas Italiana per conto della Conferenza episcopale italiana.

Il gruppo (ci sono anche 5 minori), sarà ospitato nelle diocesi di Fiesole, Belluno-Feltre, Vigevano, Cremona e Novara. «In quest’ultima in particolare – spiega Oliviero Forti, responsabile delle Politiche migratorie e Protezione internazionale di Caritas Italiana – saranno accolte quattro giovani sorelle, di cui tre maggiorenni, per le quali è già previsto l’inserimento in un percorso lavorativo in collaborazione con la sede locale di una nota azienda di alta moda».

Si tratta di nuclei familiari e di persone singole, alcune delle quali si ricongiungeranno in Italia con parenti che vivono già da tempo nel nostro Paese, che si aggiungono ai circa200 già arrivati nell’ambito dell’ultimo protocollo stipulato con il governo italiano per un totale di300 rifugiati afghaniche si trovano in Paesi di transito, come il Pakistan e la Turchia. In quei Paesi è possibile contare sull’appoggio di partner attivi in loco e della Chiesa locale per tutta una serie di iniziative logistiche e organizzative necessarie alla realizzazione di tutte le attività previste.
«Lo strumento dei “corridoi umanitari – ricorda don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana -, interamente finanziato dalla Cei e realizzato in coordinamento con le Diocesi italiane, ha permesso fino ad oggi la fuoriuscita da contesti di guerra e di grave violazione dei diritti umani a richiedenti asilo, rifugiati e persone vulnerabili che altrimenti non avrebbero mai potuto raggiungere in sicurezza il territorio europeo». A essi si sono poi aggiunti più di recente i “corridoi universitari” – che danno il supporto necessario a completare gli studi e a favorire l’integrazione dei giovani rifugiati nella vita universitaria – e i “corridoi lavorativi”, nati con l’obiettivo è di trasferire in Italia un certo numero di beneficiari individuati in Paesi terzi sulla base dei criteri previsti dai protocolli nazionali siglati con il governo italiano, puntando sulla valorizzazione delle competenze professionali che permettono di poter essere inseriti in modo efficace nel mondo del lavoro presso aziende operanti in Italia.

Dall’inizio del programma dei Corridoi umanitari ad oggi sono state accolte dalla Chiesa in Italia 1.146 persone (di cui 400 minori), provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen. Un ulteriore protocollo, appena firmato con i ministeri competenti, è incentrato nuovamente sull’Africa e sulla Giordania. Si tratta infatti di Paesi che continuano ad avere un grande bisogno di essere sostenuti nel gestire in modo rispettoso dei diritti umani i flussi migratori. «Un progetto, quello dei corridoi umanitari, che non è risolutivo di una questione complessa come quella delle migrazioni, che richiede politiche lungimiranti a livello nazionale e globale, ma che vuole essere segno di un’attenzione della Chiesa italiana, di un impegno all’accoglienza, alla protezione e all’integrazione che non viene meno e della necessità che tutti, ognuno a seconda delle sue responsabilità, facciano la propria parte», conclude don Pagniello”.

Domanda al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: Signor Ministro invece di stringere le mani di autocrati e generali criminali che dovrebbero fare il lavoro sporco, i respingimenti, per contro nostro; invece di praticare la più ottusa linea securitaria, perché non prova a moltiplicare per mille i corridoi umanitari? 

A Lei la risposta. Se mai verrà. 

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