Xi-Lula: il "sud globale" fa fronte comune e dà scacco agli Usa
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Xi-Lula: il "sud globale" fa fronte comune e dà scacco agli Usa

Solo chi è malato cronico di “occidentalismo” può minimizzare il dato centrale della governance mondiale del presente e, sempre più, del futuro. E in questa governance la Cina è il player principale assieme, e contro, gli Stati Uniti d’America.

Xi-Lula: il "sud globale" fa fronte comune e dà scacco agli Usa
Xi Janping e Lula
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14 Aprile 2023 - 19.18


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L’Oriente è rosso. E il suo centro è Pechino. Non è un revanscismo ideologico. Le “guardie rosse” dei tempi andati della rivoluzione culturale cinese non c’entrano niente. C’entrano, eccome, gli affari, il commercio, le alleanze politico-militari e la centralità nello scenario planetario della Cina. 

Obiettivo dedollarizzazione

Solo chi è malato cronico di “occidentalismo” può minimizzare il dato centrale della governance mondiale del presente e, sempre più, del futuro. E in questa governance la Cina è il player principale assieme, e contro, gli Stati Uniti d’America.

I sud del mondo si alleano

Ha questo segno strategico la visita di Stato del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva a Pechino,

“Vogliamo elevare il livello dell’alleanza strategica tra i nostri Paesi ed equilibrare la geopolitica mondiale affrontando le questioni più importanti”, rimarca Lula dopo aver incontrato a Pechino il capo dell’Assemblea nazionale del popolo, Zhao Leji, e il primo ministro Li Quiang.  Lula ha poi ricordato che la Cina è stata un alleato nella creazione del gruppo di potenze emergenti Brics. “È importante dire che la Cina è stata un partner preferenziale del Brasile nelle relazioni commerciali”, ha aggiunto Lula all’evento con Leji e parlamentari cinesi, secondo quanto riportato dall’ufficio stampa del governo brasiliano.  Nel secondo giorno della sua visita, Lula è stato ricevuto con gli onori riservati ai “grandi amici” della Cina, dal presidente Xi Jinping.

L’asse Pechino-Brasilia

Annota Pierre Hanski, diretore di France Inter, su Internazionale

“Nel concetto molto di moda di “sud globale”, ovvero il mondo non occidentale che si contrappone all’occidente, il Brasile occupa un posto di prim’ordine. E il suo presidente Luiz Inácio Lula Da Silva, tornato al potere a gennaio, non ha perso tempo per dimostrarlo.  Questa settimana Lula si trova in Cina, in un momento in cui sono ridefiniti i rapporti di forza del nuovo secolo. Il Brasile e la Cina sono entrambi componenti dei Brics, il club di paesi emergenti che comprende anche Sudafrica, India e Russia. Con l’ascesa dei Brics, negli anni duemila, Lula aveva creduto alla nascita di un mondo alternativo in occasione del suo primo passaggio al potere. Ma il club non ha mantenuto le sue promesse, soprattutto in ragione del peso smisurato della Cina rispetto agli altri partner e alle sue ambizioni di superpotenza. 

Ruolo centrale

Tornato al comando, Lula ha rapidamente preso la via di Pechino, non prima però di compiere un viaggio a Washington. Le sue dichiarazioni dimostrano che non ha abbandonato la visione di un mondo post occidentale in cui i Brics ricoprirebbero un ruolo centrale. 

Le relazioni sino-brasiliane costituiscono da anni il legame commerciale più importante “tra sud e sud” del mondo, con 150 miliardi di dollari all’anno a beneficio del Brasile. Lula si è preoccupato subito di fortificare questa intesa dopo gli anni di Jair Bolsonaro, tutt’altro che fruttiferi. Con il cambio alla presidenza brasiliana è tornata la fiducia. 

Il presidente brasiliano ha sviluppato un’idea in particolare, che riguarda la Cina ma non solo: mettere fine al dominio del dollaro nel campo della finanza mondiale. Lula ha dedicato a questo obiettivo una parte importante di un suo discorso, raccontando con falsa ingenuità di domandarsi “ogni sera perché tutti i paesi dovrebbero effettuare i propri scambi commerciali in dollari. Perché non possiamo commerciare usando la nostra moneta? Chi ha deciso che il dollaro dev’essere la moneta di riferimento soppiantando il sistema aureo?”. 

L’aspetto più interessante della vicenda è che Lula ha pronunciato queste parole, fortemente applaudite, nella sede della Banca per lo sviluppo dei Brics, un’istituzione che fa concorrenza a quelle di Bretton Woods fondate dopo la guerra, tra cui la Banca mondiale. Il presidente ha assistito all’insediamento della nuova dirigente della banca dei Brics, che non è altro che l’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff. 

Il club dei paesi emergenti è sicuramente pieno di contraddizioni, a cominciare dal fatto che comprende anche la Russia, bersagliata dalle sanzioni e con un presidente incriminato dalla Corte penale internazionale. Questo, inevitabilmente, complica il prossimo vertice dell’organizzazione, che si terrà in Sudafrica. 

Il momento è assolutamente particolare. La guerra in Ucraina ha rimescolato le carte e rilanciato le ambizioni di chi contesta l’ordine occidentale del mondo.
La questione della “dollarizzazione” degli scambi commerciali è un cavallo di battaglia della Cina. Lo yuan cinese è sempre più usato, al punto di aver quasi superato l’euro. Nell’intervista della settimana scorsa durante il viaggio di ritorno da Pechino, il presidente francese Emmanuel Macron aveva pronunciato una frase che inizialmente era passata inosservata: “Non dobbiamo dipendere dall’extraterritorialità del dollaro”. A piccoli passi si stanno affermando nuovi equilibri. Sarà importante seguire le prossime iniziative del presidente brasiliano per capire se questo processo sfocerà in un cambiamento reale e se il secondo tentativo di Lula sarà quello buono”. 

Tutti a Pechino

Di grande interesse è il report dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) in presentazione della visita di quattro giorni di Lula in Cina.

“Lula si unisce al pellegrinaggio diplomatico che ha portato a Pechino i leader mondiali dopo la riapertura post-Covid. E lo fa in grande stile, con una delegazione di circa 300 persone, in buona parte rappresentanti del mondo business. Ma sono presenti anche una quarantina di politici di vario titolo. Insomma, un viaggio dalla doppia valenza: un rafforzamento delle relazioni politiche accompagnato da ampie ambizioni commerciali.

Non stupisce: dal 2009 la Cina è il primo partner commerciale del Brasile, e nel 2021 era la prima fonte di investimenti esteri. Una collaborazione trainata dagli investimenti cinesi nel settore energetico, ma non solo: forte del suo settore agricolo e delle sue riserve di petrolio e materiali ferrosi, il Brasile è uno dei pochi paesi a poter vantare un surplus commerciale con la Cina(secondo Brasilia, più di 60 miliardi di dollari).

Una collaborazione che Lula vorrebbe ora diversificare. Sarebbero già pronti ad essere firmati una ventina di accordi in vari ambiti: tecnologia e innovazione, salute, istruzione, agricoltura, investimenti, sviluppo sostenibile, lotta al cambiamento climatico… Insomma, con un Brasile provato da un andamento economico ben più tetro degli anni d’oro della sua prima presidenza, Lula porta avanti collaborazioni economiche ambiziose.

Il mondo visto dal Sud

Ma la visita è anche molto politica. Si parlerà anche di Ucraina, un argomento su cui il Brasile si è speso creando un “peace club” di paesi orientati alla mediazione – a cui la Cina sarebbe invitata, a sostegno di un suo possibile ruolo per mediare la pace. Così come ha già sostenuto altre iniziative cinesi, a partire dalla Global Development Initiative, nel cui ambito Pechino potrebbe allargare i propri investimenti in America Latina.

Prima economia a sud dell’equatore, Brasilia sta mostrando di essere pronta a proporsi come un attore di primo piano del Sud globale, e condivide con Pechino l’appartenenza al forum dei BRICS. Insomma, il perseguimento da parte di Lula di una sua versione di “autonomia strategica” è certamente una tendenza gradita a Xi. Al tempo stesso, però, Lula dovrà evitare di incrinare i rapporti con Washington, che rimane il più importante partner di sicurezza regionale del Brasile e che, significativamente, è stata la meta del primo viaggio all’estero del neo-rieletto presidente brasiliano.

Rivendicando il proprio ruolo globale in un mondo sempre più teso, riuscirà il Brasile a m mantenere la giusta distanza?”

L’altra America che vuole un mondo non solo americano

A darne conto, in una documentata analisi su remocontro.it, è Piero Orteca: “Un Paese immenso, che ha bisogno di infrastrutture, di reti telematiche e di capitali per poterle realizzare. Tutto questo è il Brasile di Lula. E altro ancora. Perché il suo peso specifico, nello scenario geopolitico internazionale, è rilevante e sposta equilibri. Insomma, il Brasile ‘conta’, e il fatto che il suo redivivo Presidente, Luis Inàcio Lula da Silva, vada in visita ufficiale in Cina, oltre ai fatti che verranno, apre la strada a una serie di supposizioni.

Un altro pezzo d’America arrabbiato

Innanzitutto, la visita cade nel momento in cui gli scambi di artiglieria diplomatica, tra Washington e Pechino, hanno raggiunto il massimo della potenza di fuoco. Anzi, forse rischiano anche di degenerare. Xi Jinping sta conducendo una controffensiva a tutto campo, con una strategia delle relazioni internazionali che mira a isolare, in successione, gli Stati Uniti ed eventualmente l’Europa. Anche se, il suo vero obiettivo, è quello di spezzare i legami che uniscono, e talvolta incatenano, il Vecchio continente all’alleato americano.

Ucraina e Taiwan

In questo senso, l’Ucraina e Taiwan diventano ‘hot spot’ di uno scontro globale, che si gioca sul tavolo della crescita economica e della tecnologia di ultima generazione. È questo l’obiettivo finale di uno scontro titanico, che vede da un lato gli Usa e l’Occidente e dall’altro il blocco Cina-Russia, fiancheggiato, sempre più da vicino, dai cosiddetti ‘non allineati’. Concetto a geometria variabile, che comprende Paesi come l’India, il Sudafrica, il Brasile, la Nigeria e molte grandi nazioni islamiche. Questo blocco di mezzo, che in effetti, spesso, sotto la superficie di un perbenismo diplomatico di facciata, è alquanto freddino con l’Occidente, riesce a spostare gli equilibri geopolitici di quel tanto che basta.

Il dopo Bolsonaro trumpista

Lula è un Presidente di sinistra, che ha vinto sul discusso ultra conservatore Jair Bolsonaro, grande amico della Casa Bianca dei tempi di Trump. Adesso, in Brasile, il vento è cambiato, proprio per gli antichi legami di Lula con Pechino. È vero, che Lula ha già incontrato Biden e di gran corsa, dopo la sua elezione. Ma quello era un atto dovuto, perché l’America Latina resta sempre un po’ il cortile di casa dei ‘gringos’, e bisogna stare attenti a come ci si muove, per non avere sgradite sorprese, dato che la democrazia, a volte, è sulla bocca di tutti e nel cuore di nessuno.

Xi e Lula, vecchie frequentazioni

Lula aveva già conosciuto Xi, a Brasilia, nel 2009, quando quest’ultimo era ancora vicepresidente della Cina. Torna a trovare un vecchio amico, dunque, col quale, secondo il South China Morning Postdi Hong Kong, discuterà di un partenariato economico indispensabile per accelerare lo sviluppo del gigante sudamericano. E non è un caso che Lula si rechi a Shanghai, quasi per consacrare la nomina, a capo della ‘New Development Bank‘ (NDB), della sua allieva (e lei stessa ex Presidente brasiliana) Dilma Rousseff.

Aspettative altissime

Che le aspettative, da entrambe le parti, per questo viaggio di Lula, siano elevatissime è testimoniato dalle dichiarazioni che lo hanno preceduto. «Consolideremo il nostro rapporto con la Cina. Inviterò Xi Jinping a venire in Brasile per un incontro bilaterale, così potrà conoscere il nostro Paese. Sarà l’occasione per mostrargli i progetti che potranno essere più interessanti per gli investitori cinesi». Dal canto loro, le fonti ufficiali del governo di Pechino hanno presentato il leader brasiliano come «un vecchio amico della Cina», e il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha voluto sottolineare la storica importanza del suo arrivo per il meeting con Xi.

Shanghai Institute for International Studies

Un segnale evidente che c’è voglia di stringere, prima possibile, la collaborazione in tutti i campi col colosso asiatico. Secondo Niu Haibin, un esperto dello Shanghai Institute for International Studies, «la Cina stenderà il tappeto rosso sotto i piedi del leader brasiliano, per mostrare la crescente importanza dello scacchiere latino-americano nella politica estera di Pechino». L’aggressività diplomatica cinese è una diretta conseguenza della nuova strategia del ‘confronto globale’ con gli Stati Uniti, rilanciata da Xi.

Non solo stelle e strisce sul mondo

In sostanza, così come in passato gli Usa hanno cercato di piantare la loro bandiera in tutti gli angoli del pianeta, oggi anche Pechino sta adottando una politica speculare. E il Brasile di Lula può essere un partner eccellente, per dialogare su questo versante, mettendo naturalmente in difficoltà Washington. Che considera l’America Latina ‘cosa nostra’. Accennavamo prima alla guerra tecnologica. Bene – conclude  Orteca – l’ultimo spiffero di corridoio dice che Lula visiterà gli impianti della Huawei a Shanghai, nonostante la Casa Bianca abbia severamente ‘vietato’ agli alleati (e non) di utilizzare software e hardware 5G, prodotti dai concorrenti con gli occhi a mandorla”.

Il “sud globale” fa fronte comune. E dà scacco agli Usa. 

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