Pace sì ma a quali condizioni? La Cina non lo dice e non si sbilancia.
Il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha avuto oggi un colloquio telefonico con la sua controparte ucraina Dmytro Kuleba.
Lo riferiscono i media ufficiali di Pechino, secondo cui Qin ha invitato Russia e Ucraina a far ripartire i colloqui «il prima possibile».
Qin, secondo una nota diffusa in tarda serata dalla diplomazia cinese, ha detto che Pechino teme che il conflitto tra Ucraina e Russia «possa avere un’escalation e andare fuori controllo: l’auspicio è che tutte le parti mantengano la calma, esercitino moderazione, riprendendo i colloqui di pace il prima possibile e tornando un un percorso di un accordo politico».
Il ministro degli Esteri cinese, inoltre, ha espresso l’auspicio «che Russia e Ucraina conservino la speranza per il dialogo e i negoziati, per quanto difficili e impegnativi siano», senza chiudere la porta alla soluzione politica. Infine, la Cina continuerà a svolgere «un ruolo costruttivo per il cessate il fuoco, la fine della guerra e il ripristino della pace».
Pechino «ha sempre sostenuto una posizione obiettiva ed equa sulla vicenda ucraina, impegnandosi a promuovere i colloqui di pace e a invitare la comunità internazionale a creare le relative condizioni».
Kuleba, da parte , ha confermato su Twitter il colloquio telefonico avuto con Qin, aggiungendo di aver discusso «del significato del principio di integrità territoriale.
Il concetto di «rispetto dell’integrità territoriale», anche se non specificato, è uno dei 12 punti del «documento di posizione» della Cina, più che una vera proposta di pace, voluto dal presidente Xi Jinping e presentato da Pechino lo scorso 24 febbraio nel primo anniversario dello scoppio della guerra.
La prossima settimana, secondo indiscrezioni di stampa, Xi dovrebbe recarsi a Mosca e incontrare il capo del Cremlino Vladimir Putin, mentre potrebbe avere subito dopo un video colloquio con Zelensky, in base a quanto riportato dal Wsj, per quello che sarebbe il primo contratto diretto tra presidenti dall’aggressione di Mosca ai danni di Kiev.