Blocco dell'enclave Kaliningrad, la Russia minaccia la Lituania e convoca gli ambasciatori Ue
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Blocco dell'enclave Kaliningrad, la Russia minaccia la Lituania e convoca gli ambasciatori Ue

La portavoce del titolare degli Esteri Lavrov: contro Vilnius, secondo Maria Zakharova, ci saranno «conseguenze».

Blocco dell'enclave Kaliningrad, la Russia minaccia la Lituania e convoca gli ambasciatori Ue
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21 Giugno 2022 - 19.48


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Siamo alle minacce.La nuova crisi aperta con il blocco delle esportazioni verso Kaliningrad dalla Lituania non si placa ed anzi, rispetto a ieri lo scambio di accuse è ancora più pesante e le minacce provenienti da Mosca si sprecano. A tuonare, come capita spesso, è la portavoce del titolare degli Esteri Lavrov: contro Vilnius, secondo Maria Zakharova, ci saranno «conseguenze».

Dallo stesso ministero russo toni altrettanto forti: lo stop al transito delle merci porterà «ad un’escalation di tensione» e ci saranno «ritorsioni» se non verrà ripristinato «immediatamente» il traffico transfrontaliero con l’enclave sul Baltico. Finita? Macché. Il Cremlino risponderà presto al blocco ferroviario «e il popolo lituano subirà seriamente le conseguenze di queste misure». A dirlo, perentorio, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, giunto d’urgenza a Kaliningrad.

Al fuoco di accuse ha replicato Vilnius attraverso il proprio primo ministro Ingrida Simonyte: «Non è in atto alcun blocco. Semplicemente, dallo scorso fine settimana sono state applicate sanzioni ad alcune merci incluse nel pacchetto» deciso dall’Ue, in particolare «acciaio e metalli ferrosi, e i clienti delle ferrovie o le parti contrattuali sono state informate di queste sanzioni e hanno saputo che non possono essere trasbordate e trasportate». In serata è stato ufficializzato che lo stop all’export verso l’enclave russa è stato esteso anche al trasporto stradale e non solo ai treni. La nuova querelle rischia di deteriorare ulteriormente i rapporti fra l’entourage di Putin e l’Occidente, anche perché, nel frattempo, l’Ucraina, in guerra con Mosca da quasi quattro mesi, ha ricevuto dalla Germania il primo stock di obici semoventi, che assieme alle armi in arrivo da Stati Uniti e Gran Bretagna potrebbero risollevare la complessa situazione in Donbass.

La nuova crisi diplomatico
Il ministero degli Esteri russo convocherà oggi il rappresentante dell’Unione Europea a Mosca, Markus Ederer, per protestare per il bando deciso da Vilnius al transito delle merci sottoposte a sanzioni europee verso Kaliningrad. “Per quanto ne so, domani Ederer sarà convocato al ministero degli Esteri”, ha detto alla tv russa il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov.

La regione russa di Kaliningrad è una enclave inclusa entro il Mar Baltico, la Lituania e la Polonia, proiezione di Mosca in Europa e base della Flotta del Mar Baltico, oltre che, dal 2018, dei missili Iskanaer, duali (possono essere armati sia con testate convenzionali che nucleari) con gittata di 500 chilometri.

Nasce (la data è fissata nel 1255, l’anno in cui fu costruita la Fortezza) come Koenisberg, borgo medievale teutonico, poi capitale della Prussia dall’inizio del Settecento, patria del filosofo Immanuel Kant che vi nacque e visse senza mai lasciarla (è ancora sepolto vicino alla cattedrale).

La città fu rinominata, e ricostruita, dopo che era stata rasa al suolo dall’Armata rossa, Kaliningrad nel maggio del 1946, meno di un anno dopo l’annessione della regione che la circonda alla Russia sovietica, in onore di Mikhail Kalinin, protagonista della Rivoluzione d’Ottobre appena scomparso. L’annessione all’Urss fu sancita dagli accordi di pace di Postdam. Fu allora russificata, con uno dei movimenti forzati di popolazioni che caratterizzarono il regime di Stalin. Era stata chiusa agli stranieri fino al 1991.

Dopo il crollo dell’Urss, è stata creata una zona economica speciale, per cui la maggior parte delle merci importate, e portate nel resto della Russia attraverso la Lituania, strada che da oggi è chiusa, e la Bielorussia, sono escluse dai dazi. La crisi di Kaliningrad era già iniziata, con le sanzioni che bloccano le importazioni da cui la sua economia dipende quasi interamente.

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