Ucraina, sono ufficiali le nuove sanzioni alla Russia: ecco nel dettaglio quali sono
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Ucraina, sono ufficiali le nuove sanzioni alla Russia: ecco nel dettaglio quali sono

L'embargo, quando sarà attuato completamente, coprirà comunque quasi il 9.0% delle attuali importazioni di petrolio nell'Ue dalla Russia

Ucraina, sono ufficiali le nuove sanzioni alla Russia: ecco nel dettaglio quali sono
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3 Giugno 2022 - 18.40


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Il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è stato formalmente adottato dal Consiglio Ue. Arrivati al centesimo giorno di conflitto in Ucraina, Mosca dovrà così subire un’altra ondata di sanzioni. Il pacchetto, pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, era stato proposto quasi un mese fa, ma è rimasto bloccato fino a ieri per via dei veti del premier ungherese Viktor Orban: comprende un embargo graduale sulle importazioni di petrolio da Mosca, con un’eccezione per il greggio che viene trasportato in Europa via oleodotto. 

L’embargo, quando sarà attuato completamente, coprirà comunque quasi il 90% delle attuali importazioni di petrolio nell’Ue dalla Russia: con l’embargo sul greggio via mare si arriva ai due terzi circa delle importazioni da Mosca, ma aggiungendo anche l’olio portato via oleodotto a Germania e Polonia, che si sono impegnate a non comprarlo più, il pacchetto arriva a coprire quasi il 90% dell’oro nero russo importato nell’Ue.

Si tratta, sottolineano alti funzionari Ue, di una misura «molto significativa», che non a caso ha richiesto un mese circa di negoziati tra gli Stati membri nel Consiglio ed è stata concepita nell’ottica di massimizzare l’impatto sulle finanze russe e minimizzare quello sull’Unione: nel 2021, l’Ue ha importato dalla Russia petrolio greggio per ben 48 miliardi di euro e prodotti raffinati per 23 miliardi.

Le sanzioni prevedono un `phasing out´ delle importazioni di petrolio pensato nell’ottica di minimizzare l’impatto sui prezzi, che sono già altissimi: il barile di Brent quota poco sotto i 117 dollari, quando un anno fa era intorno a quota 70 dollari, e i prezzi alla pompa dei carburanti stanno risalendo rapidamente, costringendo i governi ad intervenire per limitare le ripercussioni sociali. Alti funzionari della Commissione confidano tuttavia che i prezzi non saliranno troppo per via dell’embargo al petrolio russo, che è già stato scontato dai mercati.

Di fatto, per evitare che la situazione sfugga di mano, l’Ue punta sull’aumento della produzione dei Paesi Opec +, principalmente da parte dell’Arabia Saudita, sulla quale tuttavia Bruxelles può fare pressione in misura molto limitata. La speranza, in sostanza, è che Washington, dove Joe Biden dispone di ben altre leve, convinca Riyadh a pompare molto più olio, per calmierare i prezzi ed evitare rincari cospicui del gallone di benzina, in vista delle elezioni di mid-term il prossimo autunno. 

Proprio nel tentativo di evitare eccessive impennate dei prezzi, l’embargo sarà graduale: per il petrolio russo che viene trasportato via mare, le transazioni sui mercati spot e l’esecuzione dei contratti in essere saranno consentite per sei mesi dopo l’entrata in vigore delle sanzioni. Per i prodotti raffinati, saranno possibili per otto mesi dopo l’entrata in vigore, quindi fino all’inizio di febbraio 2023. C’è un’eccezione per la Repubblica Ceca, che per altri 18 mesi potrà continuare ad importare prodotti raffinati a causa di una dipendenza «specifica», spiegano alti funzionari Ue.

Gli Stati membri che sono particolarmente dipendenti dalla Russia per le forniture di petrolio (Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, tutti senza accesso al mare) beneficeranno di un’esenzione temporanea per il petrolio trasportato via tubo. L’eccezione riguarda, in particolare, il ramo sud dell’oleodotto Druzhba (‘amicizia’ in russo), il più lungo oleodotto del mondo, che da Almetyevsk, nel Tatarstan, convoglia il petrolio della Siberia Occidentale, del Caspio e degli Urali verso l’Europa Centro Orientale, in particolare in Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, passando per l’Ucraina. 

Per quanto riguarda il petrolio che arriva dal ramo nord, che transitando per la Bielorussia giunge in Polonia e Germania, Berlino e Varsavia hanno dichiarato che rinunceranno ad utilizzarlo. I Paesi dell’Ue dovrebbero poi ridiscutere di questa esenzione concessa all’olio via tubo, a tempo debito.

E’ previsto però, per evitare distorsioni della concorrenza, il divieto per i Paesi che beneficiano dell’esenzione di rivendere il greggio e i prodotti raffinati ad altri Stati Ue o a Paesi terzi, che entrerà in vigore tra otto mesi. In aggiunta, è stata concessa una deroga specifica per la Bulgaria, affacciata sul Mar Nero, che potrà continuare ad importare greggio e prodotti raffinati via mare fino alla fine del 2024. Inoltre, la Croazia potrà autorizzare fino alla fine del 2023 l’importazione di gasolio da vuoto dalla Russia, che serve a far funzionare le raffinerie. Il divieto di importazione non riguarda il petrolio di altri Paesi che transita attraverso la Russia, come quello kazako.

L’Ue allunga poi, ancora, la lista dei soggetti sanzionati, che arriva a 1.256 designazioni in tutto, con l’aggiunta di 65 persone fisiche e 18 persone giuridiche. Vengono puniti con divieto di viaggio e congelamento dei beni eventualmente detenuti nella Ue alti ufficiali russi che hanno commesso crimini di guerra a Bucha, tra cui il il colonnello Azatbek Asanbekovich Omuberkov, comandante della 64esima brigata dei fucilieri motorizzati della 35esima armata della Federazione Russa, che «ha ucciso, stuprato e torturato civili a Bucha». 

Omuberkov è conosciuto come «il macellaio di Bucha». Colpito anche il colonnello Andrei Boevich Kurbanov, classe 1970, appartenente alla medesima brigata, che era «alla guida delle azioni della sua unità militare» a Bucha, e numerosi altri ufficiali della stessa unità ritenuta responsabile delle atrocità commesse nella cittadina alle porte di Kiev, fino al grado di maggiore.

Entrano nella lista anche militari responsabili dell’assedio «inumano» alla città di Mariupol, in particolare il generale colonnello Mikahil Mizintsev, a capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione Russa, detto il ‘macellaio di Mariupol’. Vengono ‘listati’ familiari e congiunti di persone già sanzionate, come la moglie del presidente di Severgroup Marina Alexandrova Mordashova e i figli dell’addetto di stampa di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, Elizaveta Dmitirevna Peskova, classe 1998, e il fratello Nikolay Dmitrievich Peskov, nato nel 1990.

Sanzionata anche la moglie di Peskov, Tatiana Aleksandrovna Navka, e il figlio di Yevgeny Prigozhin, il famoso ‘cuoco di Putin’ delle fabbriche di troll e del gruppo Wagner, Pavel Prigozhin. Inclusi anche collaborazionisti ucraini, come il membro del consiglio comunale di Kherson Volodymyr Vasilyovich Saldo.

Sono tra i soggetti sanzionati (congelamento di beni e divieto di viaggio nell’Ue) politici, propagandisti e giornalisti, come Petr Akopov, editorialista dell’agenzia di stamp Ria Novosti, uomini d’affari, e individui con stretti legami con il Cremlino, inclusa Alina Maratovna Kabaeva, considerata l’attuale compagna di Vladimir Putin, che ha divorziato da Lyudmila Ocheretnaya nel 2013. Kabaeva è oggi presidente del National Media Group, che detiene quote in molti media russi. Come chiesto dall’Ungheria, non è incluso nella lista il patriarca ortodosso Kirill.

Dopo il divieto di trasmettere nell’Ue inflitto a Russia Today e Sputnik, vengono sospesi i servizi di altri tre media russi: Rossiya Rtr/Rtr Planeta, Rossyia 24/Russia 24 e Tv Centre International. Le tre emittenti sono considerate organi di disinformazione del Cremlino, che diffondono propaganda russa nell’Ue e in Ucraina, e sono già state bandite da alcuni Paesi Ue. Ora vengono proibite le loro trasmissioni in tutta l’Unione, attraverso qualsiasi canale. E’ vietato anche pubblicizzare i servizi forniti dalle emittenti messe al bando.

Il pacchetto include ulteriori restrizioni all’export: la lista delle merci vietate viene allungata, includendo prodotti chimici che possono essere utilizzati per fabbricare armi chimiche, già vietati dal 2013 per l’esportazione in Siria. In più viene rimpolpata la lista dei soggetti sanzionati legati al complesso militare-industriale della Russia. Si tratta di persone, fisiche e giuridiche, coinvolte in vari settori, come l’elettronica, le comunicazioni, gli armamenti, la cantieristica, l’ingegneristica e la ricerca scientifica. 

Tra le società colpite figura la celeberrima Uaz, produttrice di fuoristrada apprezzati anche in Occidente, che fornisce all’esercito russo veicoli militari, e la Sukhoi, che produce aerei da combattimento. Colpite anche aziende che producono equipaggiamenti e software usati nell’aggressione russa all’Ucraina. In questo modo l’Ue si allinea agli Usa, e altri Paesi dovrebbero seguire.

Regno Unito e Corea del Sud, inoltre, vengono aggiuntiá nell’allegato ai Paesi che hanno adottato «significative» restrizioni all’export verso la Russia. Viene infine ampliata di molto la lista delle entità bielorusse (da 1 a 25), legate all’autorizzazione alla vendita, alla fornitura e al trasferimento di merci e tecnologie a doppio uso, civile e militare, come pure beni e tecnologie che possono contribuire a sviluppare il settore difesa della Bielorussia. 

Tra le aziende colpite compaiono la Belaruskali e la controllata Belarusian Potash Company, imprese statali che forniscono il 20% delle esportazioni mondiali di potassa, e come tale importanti fonti di entrate per il regime di Aleksandr Lukashenko. Colpite anche aziende bielorusse attive nel settore del tabacco, nella costruzione di automezzi pubblici e l’emittente Beltelradio.

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