Francesco e Kirill: ipotesi di incontro a settembre in Kazakhstan
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Francesco e Kirill: ipotesi di incontro a settembre in Kazakhstan

Francesco incontrò Kirill all'aeroporto di Cuba nel 2016: era la prima volta nella storia che un papa incontrava un patriarca russo dallo scisma che divise Chiesa latina e Ortodossia nel 1054. E ora con la guerra in Ucraina...

Francesco e Kirill: ipotesi di incontro a settembre in Kazakhstan
Papa Francesco e Kirill
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1 Giugno 2022 - 17.30


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Uno vuole la pace mentre l’altro benedice la guerra. Ma Francesco conterà fino a dieci ed è disposto ad incontrare l’alto prelato ortodosso. Rispunta infatti l’ipotesi di un incontro tra il papa e il patriarca di Mosca, questa volta a settembre in Kazakhstan.

Francesco incontrò Kirill all’aeroporto di Cuba nel 2016: era la prima volta nella storia che un papa incontrava un patriarca russo dallo scisma che divise Chiesa latina e Ortodossia nel 1054.

Nei mesi scorsi Roma e Mosca avevano ripreso a lavorare, tra molte cautele e qualche cacofonia, per un nuovo incontro. “E’ in un orizzonte non lontano l`incontro con il Patriarca Kirill”, aveva detto il papa a dicembre parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Grecia: “Il Patriarca deve viaggiare – non so dove va… va in Finlandia, ma non sono sicuro. Io sono disposto sempre, sono anche disposto ad andare a Mosca: per dialogare con un fratello non ci sono protocolli”. Pochi giorni dopo, il metropolita Hilarion, “ministro degli Esteri” di Kirill, aveva smorzato gli entusiasmi: “Né il luogo né la data di questo incontro sono stati ancora decisi”.

Lo scenario è significativamente cambiato con l’invasione russa dell’Ucraina il successivo 24 febbraio. Molti esponenti cristiani hanno criticato in modo via via più assertivo Kirill per il fatto di non prendere le distanze dall’intervento bellico deciso da Vladimir Putin. Ma il papa ha mantenuto aperto un canale col patriarca russo. Il 16 marzo Francesco e Kirill hanno avuto una conversazione a distanza in video-conferenza. Se il resoconto russo non rilevava divergenze di vedute, al punto da far balenare l’idea che il papa sostenesse il patriarca ortodosso, dal resoconto ufficiale vaticano, pur diplomaticamente, emergeva il rimprovero indirizzato da Bergoglio: “Chi paga il conto della guerra è la gente, sono i soldati russi ed è la gente che viene bombardata e muore”; e ancora: “Le guerre sono sempre ingiuste”; e infine: “Le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia”.

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Il canale, tuttavia, rimaneva aperto. Il patriarcato ha continuato a parlare di un incontro, e nuovamente il papa in persona è tornato a ipotizzarlo: “Da tempo si era pensato a un incontro con il Patriarca Kirill”, ha detto sul volo di ritorno da Malta, il 3 aprile: “Si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando di farlo in Medio Oriente”.

Le settimane però sono continuare a passare, la guerra russa è proseguita, e il patriarca non ha cambiato affatto linea sulla giustificazione di Putin. E il 22 aprile Francesco certificava l’incrinatura: “Mi rammarico – ha detto in un’intervista al quotidiano argentino La Nacion – che il Vaticano abbia dovuto sospendere un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro dei due in questo momento potrebbe creare molta confusione”. A riprova di questa decisione, un viaggio di Bergoglio in Libano inizialmente previsto a giugno, è poi sparito dall’agenda…

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Col passare del tempo, inoltre, il papa ha maturato un sentimento di frustrazione per l’inefficacia della diplomazia: tanto che in un colloquio con il Corriere della Sera, il 4 maggio, è sbottato: “Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin“. Parole che in realtà non nuove – “non siamo chierici di Stato” è un refrain di Francesco – ha però assunto, con il diminutivo – chierichetto – un tono spazientito, al quale il patriarca di Mosca ha reagito, a sua volta, con stizza. Salvo poi, per bocca del metropolita Hilarion, tentare di stemperare i toni, pur certificando la distanza.

Nel frattempo, ad ogni modo, Kirill ha dovuto fronteggiare una rivolta interna: la Chiesa ortodossa ucraina del metropolita Onufrij, sinora affiliata canonicamente al patriarcato di Mosca, ha deciso nei giorni scorsi di rompere con Kirill: tra l’incudine e il martello, ossia tra la fedeltà ad una Russia che bombarda anche le sue chiese e l’ostilità della politica ucraina che punta ad espropriarle le proprietà, questa Chiesa ora veleggia verso l’autocefalia, ossia l’indipendenza, senza per questo approdare all’altra chiesa ortodossa ucraina (minoritaria) legata al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. Per Kirill, ad ogni modo, un grave vulnus: quasi la metà delle parrocchie della Chiesa russa sono in Ucraina, nonché 30 milioni di fedeli su 113 (dati del consiglio mondiale delle Chiese). Senza l’Ucraina, insomma, Kirill è a capo di una Chiesa monca.

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E ora si torna a parlare di un incontro tra il papa e il patriarca russo. Di ufficiale c’è solo una nota, pubblicata martedì dalla Santa Sede e il Kazakhstan, secondo la quale il paese asiatico a maggioranza musulmana, che confina sia con la Russia che con la Cina, “accoglie con favore la decisione di Papa Francesco di partecipare al VII Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, che si terrà a Nur-Sultan (un tempo, Astana, ndr.) nel settembre 2022, come concordato durante i colloqui ad alto livello tra il Presidente del Kazakhstan S.E.

Mr. Kassym-Jomart Tokayev e il Papa l’11 aprile 2022″. L’incontro si svolgerà il 14-15 settembre. E Francesco ha ribadito la sua intenzione di partecipare, nonostante le difficoltà di movimento dovute ad un dolore al ginocchio, al ministro degli Esteri kazako che ha ricevuto lo stesso martedì. Quel che più rileva è che, come ha scritto The Astana Times, il primo maggio – e dunque prima della frase “incriminata” sul “chierichetto di Putin” – il patriarca Kirill aveva confermato all’ambasciatore kazako in Russia la sua decisione di partecipare a sua volta al vertice interreligioso di Nur-Sultan. Una indicazione che, per ora, non è stata revocata.

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