Disumanità sovranista: Varsavia autorizza la caccia al cinghiale nei boschi di confine dove ci sono i migranti
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Disumanità sovranista: Varsavia autorizza la caccia al cinghiale nei boschi di confine dove ci sono i migranti

La protesta degli attivisti civili della Polonia: "Davvero permettete di sparare mentre neanche sapete quanta gente è nei boschi? Chi prende decisioni così irresponsabili?"

Disumanità sovranista: Varsavia autorizza la caccia al cinghiale nei boschi di confine dove ci sono i migranti
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4 Dicembre 2021 - 17.33


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Incredibile la disumanità, l’egoismo e la mancanza di senso di responsabilità  in una situazione che vede l’area interdetta a ong, stampa e all’interno della quale ci potrebbero essere migranti.

Nei boschi di Narewka, villaggio polacco al confine con la Bielorussia, la Guardia forestale ha aperto la stagione della caccia al cinghiale. Venerdì 10 e domenica 12 dicembre e poi il 2 gennaio sono state annunciate

delle battute di caccia dalle 7 alle 15, così come riporta il Comune sui propri profili social. L’area è adiacente alla “zona rossa” di frontiera interdetta all’accesso di media e organizzazioni umanitarie attraverso un decreto che il governo del primo ministro Mateusz Morawiecki ha motivato con “ragioni di sicurezza”. 

Sta alla polizia autorizzare l’accesso ai civili non residenti o che non lavorano nella zona, inoltre al momento sono stati dispiegati oltre 14.000 militari dopo che, da agosto, è notevolmente aumentato l’afflusso di profughi mediorientali e africani dalla Bielorussia.

“Davvero permettete di sparare mentre neanche sapete quanta gente è nei boschi? Chi prende decisioni così irresponsabili?” ha scritto Katarzsina, una cittadina, sotto al post che su Facebook accompagna l’annuncio.

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“La scelta di permettere ai cacciatori di praticare l’attività venatoria ha suscitato infatti le vive reazioni dei residenti e di molti utenti su internet, preoccupati per l’incolumità dei tanti profughi che, dopo aver varcato illegalmente il confine, si nascondo tra i boschi per sfuggire alle guardie di frontiera ed evitare arresti e respingimenti, nella speranza di poter presentare richiesta d’asilo. “Bisogna avere qualcosa che non va per organizzare battute di caccia in una zona piena di profughi” ha aggiunto Mateusz commentando lo stesso post. 

Critico anche Adam Bodnar, che fino a luglio ricopriva la carica di ombudsman nazionale (in italiano “difensore civico”, una figura riconosciuta dalla Costituzione a garanzia dei diritti dei cittadini), commenta così la notizia: “È una decisione inaccettabile e inumana. In quell’area è vietato l’accesso ai media e alle organizzazioni umanitarie ma si consente la caccia. La priorità dovrebbe essere risolvere la crisi dei profughi e invece il governo adotta un nuovo decreto che impedisce l’accesso, sospendendo il diritto di informazione e di movimento, impedendo la presentazione e la valutazione delle richieste d’asilo e l’arrivo di aiuti, in violazione della Costituzione, del diritto internazionale e umanitario. Una simile legge è illegale e spetterebbe alla Corte costituzionale stabilirlo”

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“Purtroppo – conclude Bodnar – da quando il governo ha riformato il processo di selezione dei giudici della Corte, le sue decisioni non sono più indipendenti dalla linea politica del governo e non possiamo più farci affidamento”.

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