L'esperto: "Al-Qaeda non crescerà grazie ai talebani, il vero pericolo è l'Isis"
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L'esperto: "Al-Qaeda non crescerà grazie ai talebani, il vero pericolo è l'Isis"

Emmanuel Dupuy, presidente dell'Istituto per la Prospettiva e la Sicurezza in Europa: "Non hanno interesse a conquistare altre regioni"

Miliziani dell'Isis
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9 Settembre 2021 - 19.35


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Tutti temono una nuova riabilitazione di Al-Qaeda con la presa del potere dei talebani in Afghanistan, ma il vero problema è rappresentato da un’altra organizzazione terrroristica, l’Isis.
Lui ne è sicuro: la rete di ”al-Qaeda non si rafforzerà dopo la salita al potere dei Talebani in Afghanistan”. La minaccia terroristica, dall’Afghanistan come altrove, arriva invece dallo Stato Islamico (Isis).
Lo ha spiegato il politologo francese Emmanuel Dupuy, presidente dell’Istituto per la Prospettiva e la Sicurezza in Europa (Ispe), affermando che ”a venti anni dagli attentati dell’11 settembre la minaccia terroristica resta molto forte e riguarda tutto il pianeta”. Ma ”la gran parte degli attentati terroristici avviene nei Paesi musulmani, meno dell’uno per cento in Europa e meno del due per cento negli Stati Uniti”.
A vent’anni dall’11 settembre la comunità internazionale guarda con timore l’Afghanistan da dove sono partiti gli attentati e che oggi rivede al governo i Talebani, alleati di al-Qaeda.
”I Talebani hanno una visione nazionalistica delle loro ambizioni e la loro finalità era prendere il potere – spiega – Non hanno interesse a conquistare altre regioni o a destabilizzare i Paesi vicini come il Tagikistan, l’Uzbekistan o la Cina. Ma i Talebani sono un conglomerato di altre organizzazioni, alcune legate ad al-Qaeda e altre all’Isis”. La minaccia viene proprio da queste ultime. 
Dupuy cita ad esempio il movimento islamico dell’Uzbekistan, quello del Turkestan orientale, i salafiti del Tagikistan. ”Non c’è un rischio di un rafforzamento di al-Qaeda in Afghanistan, ma il problema è che i Talebani non controllano i gruppi che hanno un’agenda che non è legata al jihad nazionalista”, spiega.
La minaccia viene quindi ”dall’Isis nella provincia del Korasan, ma anche dai legami molto forti tra l’intelligence pakistana e alcune organizzazioni terroristiche, come la rete Haqqani guidata dal nuovo ministro degli Interni”, Citando dati della Fondation pour l’innovation politique, Dupuy illustra come la minaccia terroristica si sia sviluppata in ogni parte del mondo con una grande accelerazione dal 1969 al maggio 2021.
In questo periodo sono avvenuti 48.035 attacchi terroristici da parte di al-Qaeda e dell’Isis e oltre 210mila persone sono morte. Sono 81, prosegue il politologo francese, i Paesi nel mondo colpiti da attentati terroristici, oltre il 91% sono Paesi musulmani, meno dell’uno per cento in Europa e meno del due per cento negli Stati Uniti.
”In questi venti anni, dall’Afghanistan e dal Pakistan dove è nato, l’iperterrorismo ha cambiato direzione per toccare il Medioriente e il Maghreb negli anni Novanta e Duemila. E poi spostarsi nel continente africano, dove le organizzazioni terroristiche sono ora più attive e maggiormente minacciose – prosegue Dupuy – Solo nel Sahel 11mila persone sono morte negli ultimi 10 anni. In Nigeria, più di 30mila persone sono state uccise da Boko Haram dal 2009”.

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