La speranza è di vederlo presto fuori, anche se questo difficilmente potrà accadere.
Nella prima intervista rilasciata da detenuto dopo mesi, Alexei Navalny denuncia di essere vittima di violenza psicologica nel carcere in cui è rinchiuso in Russia.
Il dissidente racconta di essere costretto a guardare la tv di stato almeno per otto ore al giorno.
“Leggere o scrivere” è vietato: “bisogna stare seduti e guardare la televisione”, dice Navalny. Il carcere in cui si trova va immaginato come un “campo di lavoro cinese dove tutti marciano perfettamente in linea e dove di sono telecamere ovunque. Il controllo è costante”, aggiunge.
“Il regime di Putin è un incidente storico. È la scelta della corrotta famiglia di Ieltsin” afferma Navalny.
“Prima o poi l’errore sarà corretto, e la Russia si muoverà su una strada democratica di sviluppo. E questo semplicemente perché è quello che la gente vuole”, dice Navalny, tornando a ribadire le sue critiche all’Europa e agli Stati Uniti per le sanzioni economiche imposte dalla Russia per le interferenze e la repressione dei dissidenti.
Le sanzioni, spiega al New York Times, colpiscono i cittadini russi e rischiano di alienare quella parte della popolazione che è una naturale alleato.
Le sanzioni, aggiunge, andrebbero comminate agli oligarchi che sostengono il regime: i veri potenti invece finora le hanno evitate e sono stati così in grado di mantenere “l’esercito di legali e lobbisti che si battono per il loro diritto di restare non puniti”.