Wembley festa del calcio ad alto rischio Covid: i dati fanno paura
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Wembley festa del calcio ad alto rischio Covid: i dati fanno paura

Tra dati giornalieri e proiezioni future, il rimbalzo di contagi in Gran Bretagna appare sempre più allarmante, eppure lo stadio è pronto ad accogliere oltre 60mila tifosi nonostante la contrarietà degli scienziati

Lo stadio di Wembley
Lo stadio di Wembley
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10 Luglio 2021 - 21.23


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Oggi si festeggia e magari (speriamo di no) tra 2 settimane c’è chi rimpiangerà alcune scelte avventate.

Sono 32.367 i nuovi casi di coronavirus registrati in Gran Bretagna su oltre un milione di test effettuati. Lo certificano i dati diffusi alla vigilia della finale degli Europei di calcio fra Italia e Inghilterra a Wembley, dove affluiranno circa 67.000 spettatori. Ma i nuovi casi sono 3mila in meno rispetto a venerdì, mentre l’effetto attribuito ai vaccini (con 80,3 milioni di dosi somministrate) mantiene a livelli più bassi l’incremento di ricoveri e morti.

Dati allarmanti – Tra dati giornalieri e proiezioni future, il rimbalzo di contagi in Gran Bretagna appare sempre più allarmante, eppure (contrariamente a quanto auspicato da molti esperti e scienziati) lo stadio di Wembley è pronto ad accogliere oltre 60mila tifosi per la finale degli Europei Una scelta, quella del governo britannico, controversa e criticata, soprattutto per la spinta infettiva della variante delta.

“Come Atalanta-Valencia del febbraio 2020” – Da non sottovalutare il numero dei ricoveri ospedalieri, aumentati addirittura del 56%. Numeri che preoccupano ma che non sono destinati a modificare la macchina organizzativa in vista della finale di Wembley. Nonostante ci sia chi – come Paul Elliott, docente di epidemiologia all’Imperial College di Londra – è convinto che l’atto finale dell’Europeo rischi di tramutarsi in un’esplosione di contagi, al pari (o persino peggio) di Atalanta-Valencia del febbraio 2020.

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“Rischio aumento dei contagi” – “I nostri test, condotti in Scozia, hanno evidenziato come i grandi eventi al chiuso, e quelli dove i contatti ravvicinati sono inevitabili, favoriscano la trasmissione del virus – ha dichiarato il professor Paul Elliott -. E’ certamente possibile che dopo la finale si assista ad un aumento dei contagi, soprattutto tra i giovani maschi, che assistono in maggioranza a partite di calcio”.

Si entra con vaccino o tampone negativo – Lo stadio londinese sarà riempito al 75% della capienza, come già in occasione delle due semifinali europee. Gli ingressi saranno riservati a chi già interamente vaccinato da almeno due settimane, o in possesso dell’esito negativo di un tampone antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti. Norme opportune, ma non sufficienti, sostiene Stephen Reicher, membro di un comitato scientifico di monitoraggio della pandemia. “Uno dei problema in questo momento è che il messaggio del governo sembra suggerire che ormai sia passato tutto; che si può decidere liberamente, se indossare o meno la mascherina”.

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Non solo allo stadio – Non solo allo stadio, ma anche nei pub, davanti ai maxi schermi, o nelle fan zone dove i tifosi si riuniranno per vedere in tv la finale. O ancora sui mezzi pubblici, utilizzati per raggiungere Wembley. Non è un caso – sottolinea il professor Elliott – che Londra sia uno degli epicentri della nuova ondata pandemica. Come confermato dall’appello di Scotland Yard perché i tifosi senza biglietti non si rechino nella Capitale. 

Cambio di strategia – “I dati di questa settimana indicano che siamo nel mezzo di una rapida crescita della diffusione del virus – ha aggiunto Elliott -, che è aumentato addirittura del 400% rispetto ai rilevamenti di inizio giugno. E la crescita più alta è stata proprio a Londra, dove ha raggiunto piu’ dell’1% della popolazione”. Ma dal 19 luglio il governo ha confermato la fine anche delle ultime misure restrittive. Una decisione azzardata, denuncia Elliott: “Per quale motivo abbiamo cambiato strategia? Da piano vaccinale siamo passati al liberi tutti, per raggiungere un’immunità di gregge tramite la circolazione del virus. Mi sembra parecchio strano, quando eravamo così vicini ad aver vaccinato l’intera popolazione”. 

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