Cittadinanza a Zaki, dal "fuori sacco" alle verifiche: Draghi non perda altro tempo
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Cittadinanza a Zaki, dal "fuori sacco" alle verifiche: Draghi non perda altro tempo

Soddisfatta Amnesty: "Apprezziamo le parole del sottosegretario Della Vedova, che sono coerenti con l'ordine del giorno del Parlamento. Aspettiamo fiduciosi che vadano avanti queste verifiche".

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

19 Aprile 2021 - 16.31


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La scivolata del “fuori sacco” è archiviata. Bene. Ora, per favore, acceleriamo il più possibile la “verifica”. Perché il tempo non gioca a favore di Patrick Zaki. 

Accelerare la verifica

 Il governo “comincerà oggi stesso a verificare le condizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki” in seguito all’ordine del giorno approvato in questo senso dal Parlamento. Lo ha detto il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, intervistato da Rainews24.

Quella di Zaki, ha detto Della Vedova, “segue la vicenda tragica di Regeni e quindi un’attenzione dall’Italia è doverosa. L’ordine del giorno del Parlamento ha impegnato il governo, che del resto si era espresso favorevolmente allo stesso ordine del giorno”.

“Apprezziamo le parole del sottosegretario Della Vedova, che sono coerenti con quello che l’ordine del giorno del Parlamento ha chiesto al governo di fare. Aspettiamo fiduciosi che vadano avanti queste verifiche”.

Così all’Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, commenta l’annuncio del sottosegretario agli Esteri.

Mattarella può concedere la cittadinanza a Patrick Zaki?

La mozione approva dal Senato cita espressamente la legge n. 91 del 1992 che definisce i criteri per ottenere la cittadinanza italiana. All’articolo 9 comma 2 si legge che “la cittadinanza può essere concessa allo straniero”, quando “questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato”. In casi del genere a firmare il decreto è il presidente della Repubblica “sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri”. Il caso di Patrick Zaki è compatibile con la norma citata sopra? La materia è complessa, ma i firmatati della mozione propendono per il sì.

Nel testo si legge che “la drammatica condizione in cui versa Patrick Zaki e il regime di detenzione cui è sottoposto nel carcere di massima sicurezza di Tora, noto, come denunciato ripetutamente da diverse organizzazioni internazionali, per le condizioni inumane e i continui abusi ai danni dei reclusi, unitamente alle ripetute e precedentemente citate violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime egiziano ai danni dei dissidenti politici configurano come di tutta evidenza il ricorrere di un eccezionale interesse del nostro Paese a riconoscere tempestivamente la cittadinanza italiana al ricercatore egiziano”. 

Disarmiamo al-Sisi

Il deputato di LeU, Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, in un’intervista a Fanpage.it

Io credo che la conseguenza logica della scelta che abbiamo fatto in Arabia Saudita ci dovrebbe portare a rivedere la scelta autorizzativa che abbiamo fatto sull’Egitto, perché questo Paese è coinvolto come l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, fa parte della stessa coalizione – afferma Il deputato di LeU, Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, in un’intervista a Fanpage.it.  Quindi anche le armi che vendiamo agli egiziani vengono usate in quel conflitto, oltre che per la repressione dei civili. Per molti anni l’Italia aveva sospeso la vendita di armamenti verso il Cairo. Ha ripreso dal 2018, fino ad arrivare alla vendita delle due fregate Fremm di Fincantieri. Ma queste sono solo quelle più vistose, che fanno dell’Egitto il primo partner commerciale dell’Italia per la vendita di armamenti.

E al sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano (M5S) che afferma che questa grossa commessa militare non inficia in alcun modo la ricerca della verità per Regeni, Palazzotto, nella stessa intervista, ribatte così: “Il sottosegretario Di Stefano ci ha spiegato che se quelle navi non gliele avessimo vendute noi l’Egitto le avrebbe comprate comunque da un altro Paese. Ma è chiaro che nel momento in cui si fa questa scelta la richiesta di verità e giustizia per Giulio diventa solo un ‘pro forma’. Diventano parole vuote, hanno ragione i genitori di Regeni. Non siamo più credibili agli occhi degli egiziani. Senza contare che noi in questo momento vendiamo armi, pistole e fucili, alle stesse forze di sicurezza che hanno rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni. È una grande contraddizione”.

La “commessa del secolo”

Scrive su Osservatoriodiritti.it Giorgio Beretta, esponente di Rete Italiana Pace e Disarmo, tra i più autorevoli analisti in questo campo: “La chiamano già la ‘commessa del secolo’.  Un affare da 9 miliardi di euro per rifornire gli autocrati golpisti del Cairo dei più moderni sistemi militari italiani. Compresi quelli «non cedibili all’estero, pena la diffusione sostanziale di segreti e tecnologie militari nazionali», spiegano fonti ben informate.

C’è dentro tutto l’arsenale bellico del tanto declamato Made in Italy: due fregate multiruolo Fremm destinate alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche altre quattro navi e 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346. Un contratto, il maggiore mai rilasciato dall’Italia dal dopoguerra, che farebbe dellEgitto il principale acquirente di sistemi militari italiani. È l’astuta “mossa del cavallo” del faraone del Cairo. Quella che, con uno spostamento a elle sulla scacchiera, gli permette di liberarsi di un impiccio e di uscire da una situazione critica. L’impiccio per il Cairo è – come noto – l’inchiesta dei magistrati italiani sull’omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto e sulla cui morte le autorità egiziane non hanno mai contribuito a fare chiarezza. La situazione critica è quella del riverbero internazionale delle terribili condizioni, dal carcere alle torture, in cui riversano in Egitto gli oppositori politici, giornalisti, sindacalisti, universitari, difensori dei diritti umani: non ultimo Patrick Zaki. 

Con una sola mossa (l’acquisto di sistemi militari italiani) – aggiunge Beretta –  il presidente al -Sisi mira non solo a fare tabula rasa delle rimostranze per la gestione del caso Regeni, ma soprattutto intende accreditarsi agli occhi dell’Italia come un partner affidabile e rispettoso dei diritti umani: quale Paese venderebbe mai un intero arsenale militare ad un autocrate che permette l’assassinio di un suo cittadino? Tanto più quanto questo Paese ha tra le sue leggi quella che vieta espressamente di esportare armi a nazioni «i cui governi sono responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”?

Lettera a Di Maio

“Rifiutando di concedere l’autorizzazione all’esportazione di sistemi militari all’Egitto, l‘Italia ha la possibilità di bloccare simili forniture da parte di tutta l’Unione Europea”. E’ il passaggio centrale di una lettera che la Rete Italiana Pace e Disarmo ha inviato recentemente al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

“Si tratta di una misura – spiegano i promotori della missiva – che non penalizzerebbe il nostro Paese, ma anzi avrebbe l’effetto di coinvolgere tutti gli Stati membri dell’Unione europea bloccando a livello europeo per almeno tre anni tutte le licenze di esportazioni di sistemi militari sostanzialmente identici a quelli rifiutati dall’Italia”. In proposito, la lettera richiama la norma prevista dalla Posizione Comune del Consiglio 2008/944 (“Norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari”) per contrastare la concorrenza sleale tra i Paesi dell’UE facendo in modo che le licenze per forniture di sistemi militari non autorizzate da un Stato non vengano rilasciate da altri Stati membri”. 

Un ulteriore sforzo. Presidente Draghi. Faccia anche una “verifica” per bloccare la vendita d’armi al dittatore delle Piramidi.

 

 

 

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