Putin "sigilla" Amnesty e Hrw: un criminale di guerra odia sentir parlare di sé
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Putin "sigilla" Amnesty e Hrw: un criminale di guerra odia sentir parlare di sé

Amnesty International ha dichiarato che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una evidente violazione della Carta delle Nazioni Unite e costituisce il crimine internazionale di aggressione. E quindi...

Putin "sigilla" Amnesty e Hrw: un criminale di guerra odia sentir parlare di sé
La Russia chiude gli uffici di Amnesty International
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Aprile 2022 - 17.56


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“Non ci arrenderemo”: le autorità russe “si sbagliano profondamente se credono che chiudendo il nostro ufficio a Mosca interromperanno il nostro lavoro di documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani. Continuiamo imperterriti a lavorare per garantire che le persone in Russia possano godere dei propri diritti umani senza discriminazioni.

Raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia, sia in patria sia all’estero”. Così Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, replica alla chiusura della sede locale da parte di Mosca.  “Non smetteremo mai di lottare per la liberazione dei prigionieri di coscienza detenuti ingiustamente per aver difeso i diritti umani – aggiunge -. Continueremo a difendere la capacità del giornalismo indipendente di riportare fatti reali, libero dall’intervento del governo russo. Continueremo a lavorare incessantemente per garantire che tutti coloro che sono responsabili di aver commesso gravi violazioni dei diritti umani, in Russia, Ucraina o Siria, ne rispondano davanti alla giustizia. In parole povere, non ci arrenderemo mai”.

Crimine d’aggressione

Amnesty International ha dichiarato che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una evidente violazione della Carta delle Nazioni Unite e costituisce il crimine internazionale di aggressione. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto che tutte le persone coinvolte in tale crimine siano chiamate a rispondere dal punto di vista individuale, personale e collettivo, dei tanti crimini che hanno finora caratterizzato l’invasione dell’Ucraina. Amnesty International ha sollecitato gli stati membri delle Nazioni Unite a sostenere la Carta delle Nazioni Unite, che proibisce l’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica degli stati con le uniche eccezioni dell’autodifesa e quando l’uso della forza sia autorizzato dal Consiglio di sicurezza, eccezioni che non possono essere riferite al contesto attuale.

Sulla base del diritto internazionale, ha ricordato Amnesty International, gli stati devono risolvere le dispute internazionali attraverso mezzi pacifici e in forme tali da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali.

“L’invasione dell’Ucraina è un fatto grave che può essere definito solo in un modo: aggressione. La Russia sta invadendo il cuore dell’Ucraina, sta cercando di deporre il suo governo legittimamente eletto con azioni che hanno un impatto concreto e massiccio sulla vita, sull’incolumità e sul benessere dei civili. Le azioni della Russia non possono minimamente essere giustificate da alcuno dei motivi proposti da Mosca. E tutto questo viene commesso da un membro permanente del Consiglio di sicurezza”, ha rimarcato Agnés Callamard. Per poi aggiungere: “La Russia sta chiaramente violando i suoi obblighi internazionali, Il suo operato è palesemente contrario alle norme e ai principi su cui sono state fondate le Nazioni Unite. Questo flagrante disprezzo non può essere imitato da altri e non dovrebbe compromettere la capacità delle Nazioni Unite di contrapporsi a questo modo di fare.

Dall’inizio dell’invasione russa, Amnesty International ha documentato un crescendo di violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani, come gli attacchi indiscriminati contro aree e infrastrutture civili che hanno causato perdite di vite umane. Gli attacchi contro obiettivi protetti, come scuole e ospedali, l’uso di armi indiscriminate come i missili balistici e l’impiego di armi vietate come le bombe a grappolo possono costituire crimini di guerra.

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Amnesty International ha sollecitato gli stati membri a condannare congiuntamente il crimine di aggressione da parte della Russia, a fornire aiuti e assistenza ai cittadini ucraini, compresi quelli in fuga dal conflitto, e ad assicurare che le conseguenze dell’aggressione russa non avvicineranno il mondo a un abisso di violenza, violazioni dei diritti umani e insicurezza.

L’annuncio del procuratore del Tribunale penale internazionale dell’intenzione di aprire un’indagine in Ucraina ha avvisato tutti gli autori di crimini di guerra e crimini contro l’umanità – compresi quelli maggiormente responsabili e nelle posizioni di più alto livello – che saranno chiamati individualmente a risponderne.

“Sollecitiamo tutti gli stati parte del Tribunale penale internazionale e l’intera comunità internazionale a cooperare a questa indagine, che non può andare avanti da sola. Perché vi sia un accertamento delle responsabilità occorreranno tanto uno sforzo innovativo e comune delle Nazioni Unite e dei loro organi quanto iniziative a livello nazionale basate sull’applicazione del principio della giurisdizione universale”, ha commentato Callamard. “In questa fase iniziale, la raccolta e la conservazione delle prove saranno fondamentali per l’esito delle future indagini. Soprattutto, dovremo assicurare che le vittime dei crimini di guerra in Ucraina, tragicamente in aumento, sappiano che la comunità internazionale è determinata ad assicurare una riparazione alla loro sofferenza”, ha concluso Callamard.

Crimini di guerra

Le gravi violazioni delle norme che regolano i conflitti costituiscono crimini di guerra. Alcune di esse – ricorda AI –  sono qualificate come tali dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale.

Il Tribunale penale internazionale potrebbe esercitare la sua giurisdizione sui crimini di guerra commessi in Ucraina, in quanto nel 2015 questo stato ha accettato la competenza del Tribunale per i crimini commessi sul suo territorio a partire dal 20 febbraio 2014. La Russia aveva firmato lo Statuto di Roma nel 2000 ma ha ritirato la firma nel 2016.

L’intervento militare in Ucraina può configurarsi come crimine di aggressione ai sensi dello Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale, il cui articolo 8 bis (1) lo definisce come “atto di aggressione che, per le sue caratteristiche, la sua gravità e la sua dimensione, costituisce una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite”. Sebbene il Tribunale penale internazionale, a meno di un improbabile deferimento da parte del Consiglio di sicurezza, non avrà giurisdizione sul crimine di aggressione in questa situazione, in diversi stati – tra cui la stessa Ucraina – sono in vigore leggi nazionali che consentono procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili di tale crimine.

Pro memoria per i fans di tavarish Vladimir

Dal Rapporto 2021 di Amnesty International sullo stato dei diritti umani nel mondo.

Liberà di manifestare 

A differenza degli eventi di massa filogovernativi, le assemblee pubbliche organizzate dall’opposizione sono state per lo più proibite, anche usando il pretesto di restrizioni per motivi di salute pubblica. Persone che hanno fatto picchettaggio da sole sono state regolarmente arrestate e perseguite per aver violato una legge indebitamente restrittiva. Le manifestazioni a sostegno del leader dell’opposizione Aleksej Naval’nyi hanno portato a un numero senza precedenti di arresti arbitrari di massae a procedimenti amministrativi e penali con accuse pretestuose. A Mosca sarebbero state impiegate tecnologie di riconoscimento facciale per identificare e redarguire i manifestanti pacifici. L’uso illegale della forza contro manifestanti pacifici, anche con pistole stordenti, è stato praticato dalla polizia nella più totale impunità4. Sono stati aperti circa 10 procedimenti penali per “ripetute violazioni dei regolamenti sulle riunioni pubbliche”. A ottobre, l’attivista ambientale Vjačeslav Egorov è stato condannato a 15 mesi di reclusione per aver organizzato una protesta pacifica.

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 Libertà di associazione

Le organizzazioni della società civile hanno subìto ulteriori ritorsioni e restrizioni a causa delle recenti modifiche alle leggi sugli “agenti stranieri” e sulle “organizzazioni indesiderate”, che hanno allargato il loro ambito di applicazione (ad esempio, vietando la cooperazione con “organizzazioni indesiderabili” all’estero) e aumentato le rispettive sanzioni amministrative e penali. A luglio, la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa ha criticato aspramente le nuove modifiche alla legge sugli “agenti stranieri” osservando che “esse costituiscono gravi violazioni dei diritti umani fondamentali”. La Commissione ha esortato la Russia ad “abbandonare” questo regime speciale o in alternativa a rivedere “l’intero corpo della legge”. Il governo ha ignorato queste raccomandazioni. Altre otto Ong sono state aggiunte alla lista degli “agenti stranieri”, incluso il sindacato indipendente degli operatori sanitari Alleanza dei medici e altre 18 elencate come “indesiderate”, tra cui il Partenariato internazionale per i diritti umani e la Rete europea degli osservatori elettorali. Le autorità hanno continuato a sanzionare le organizzazioni presenti nella lista degli “agenti stranieri” con pesanti multe.

A luglio, il gruppo per i diritti umani Team 29 ha annunciato la chiusura dopo che il suo sito web è stato bloccato per la presunta pubblicazione di materiali di una Ong ceca, indicata di recente come “indesiderata”. Il gruppo ha eliminato tutte le sue pubblicazioni online e l’archivio web per prevenire procedimenti giudiziari. Ad agosto, l’osservatorio elettorale Golos è stato il primo ente a essere designato come “associazione pubblica non registrata – agente straniero”, secondo le modifiche apportate alla legge, ed è stato seguito da altri cinque gruppi. A dicembre, ai più antichi e influenti gruppi per i diritti umani, l’International Memorial e il Centro per i diritti umani Memorial, è stato ordinato di cessare l’attività a causa di presunte violazioni della legge sugli “agenti stranieri”. Le organizzazioni sono ricorse in appello contro la decisione. La persecuzione dell’Ong Open Russia come “indesiderata” è continuata, nonostante a maggio si fosse sciolta per proteggere i propri attivisti. A febbraio, Anastasja Ševčenko è stata condannata a quattro anni di reclusione con sospensione della pena, ridotta a tre dopo l’appello di agosto5. A maggio, il suo ex direttore esecutivo Andrej Pivovarov è stato arrestato dopo l’imbarco su un volo internazionale, con l’accusa di cooperazione con una “organizzazione indesiderata”, a causa dei post che aveva pubblicato su Facebook. Il suo processo è iniziato a novembre.

 Libertà d’espressione

Le autorità hanno usato le leggi su “agenti stranieri” e “organizzazioni indesiderate” per limitare il diritto alla libertà d’espressione e mettere a tacere organi d’informazione indipendenti, giornalisti e attivisti. Sono state introdotte multe per la mancata inclusione del disclaimer obbligatorio “agenti stranieri” in prima pagina nelle pubblicazioni di chi risultava nella lista. Quattordici organi d’informazione e 70 persone sono stati designati come “agenti stranieri”, mentre Proekt Media, che fa giornalismo investigativo, è stato messo al bando come “indesiderato”.  È proseguito il blocco arbitrario ed extragiudiziale dei siti web, mentre il campo di applicazione della legislazione correlata è stato ampliato. A luglio, oltre 40 siti web associati alle attività anticorruzione e politiche di Aleksej Naval’nyi sono stati bloccati, con il pretesto che erano utilizzati “per attività estremiste proibite”. A settembre, la corte arbitrale di Mosca ha ordinato a Google e Yandex di eliminare i riferimenti a “Smart voting”6 dai risultati dei loro motori di ricerca. Google e Facebook sono stati ripetutamente multati per non aver rimosso “contenuti proibiti”. Il giornalista Igor’ Horošilov è stato condannato due volte a 10 giorni di detenzione amministrativa con l’accusa di “propaganda di emblemi estremisti” per aver menzionato “Smart voting” su Facebook.

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Repressione del dissenso

Le ritorsioni contro attivisti dell’opposizione e dissidenti si sono intensificate, dopo che le autorità e il partito al governo, Russia unita, si sono trovati di fronte a un’opinione pubblica sempre più critica nel periodo precedente alle elezioni parlamentari.

A febbraio, il noto attivista dell’opposizione Aleksej Naval’nyi è stato condannato, in un processo politicamente motivato, a 32 mesi di reclusione per aver violato i termini della libertà vigilata, in relazione a un procedimento giudiziario infondato del 2014. Nello stesso mese, la Corte europea dei diritti umani ha ordinato il suo rilascio immediato come misura provvisoria relativa alla sua sicurezza fisica, ma la Russia ha rifiutato di ottemperare. Aleksej Naval’nyi ha denunciato di essere sottoposto a trattamenti disumani e degradanti, inclusa la negazione dell’assistenza medica essenziale.  Anche altre voci dissenzienti sono state represse.

 Tortura e altri maltrattamenti

La tortura e altri maltrattamenti in custodia hanno continuato a essere endemici, mentre i procedimenti giudiziari contro i perpetratori sono stati assai rari. Le persone arrestate durante le manifestazioni in favore di Naval’nyi hanno lamentato condizioni disumane e degradanti durante la detenzione, tra cui il grave sovraffollamento del centro di detenzione per migranti di Saharovo, fuori Mosca, e altrove.

 Sparizioni forzate

Sono state segnalate nuove sparizioni forzate, in particolare in Cecenia. Sono rimasti sconosciuti il destino e l’ubicazione di Salman Tepsurkaev, moderatore del canale Telegram 1Adat. Critico verso le autorità, dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2020 è apparso in un video pubblicato in forma anonima, mentre subiva tortura. A ottobre, la Corte europea dei diritti umani ha ritenuto la Russia responsabile di averlo arrestato arbitrariamente e senza riconoscere la detenzione, della tortura a cui è stato sottoposto e di non aver indagato in modo efficace sulla tortura.

Il rapporto di AI ha anche altri capitoli. Ma quelli che abbiamo riportato bastano e avanzano per avere chiaro cosa sia il regime putiniano: dentro e fuori i confini della Federazione Russa

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