Saeb Erekat, l'America che crede nella pace lo ricorda così...
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Saeb Erekat, l'America che crede nella pace lo ricorda così...

Attivisti ed ex appartenenti alle amministrazioni degli Stati Uniti ricordano lo storico negoziatore palestinese e segretario dell’Olp, scomparso all’età di 65 anni per il Covid

Saeb Erekat
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

11 Novembre 2020 - 16.52


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Leggete il testo, pubblicato su Haaretz e che Globalist rilancia, tradotto, in Italia. Un ricordo, un omaggio a Saeb Erekat, lo storico negoziatore palestinese e segretario generale dell’Olp, scomparso ieri all’età di 65 anni dopo aver combattuto per 65 giorni contro il Covid. Il testo è di per sé esaustivo per  spiegare la statura politica di Erekat. Guardate poi, alla fine, gli estensori. E capirete tutta la sua grandezza.

“Insieme, piangiamo la scomparsa di Saeb Erekat e porgiamo le nostre più sentite condoglianze a sua moglie Niemeh e ai suoi quattro figli Salam, Dalal, Ali e Muhammed.

Dovrebbero essere orgogliosi di chi era e di ciò che ha realizzato nella sua vita, attraverso i suoi decenni di dedizione ai negoziati israelo-palestinesi, anche se non vivrebbe per vedere realizzata la sua più grande speranza – una soluzione a due stati in cui uno stato palestinese indipendente vivrebbe in pace accanto a un Israele sicuro.

Saeb è stata una figura unica tra i dirigenti e i negoziatori palestinesi con cui abbiamo avuto a che fare. Con lauree in università statunitensi e britanniche, e l’esperienza di insegnamento all’Università An-Najah della Cisgiordania, non aveva le credenziali della diaspora dell’Olp, la posizione politica e la reputazione di strada di molti dei suoi colleghi del movimento nazionale palestinese.

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In effetti, questi colleghi spesso scherzavano a sue spese dicendo che era “Mr. Cnn” a causa della sua passione per i media e delle sue appassionate presentazioni davanti alle telecamere.  Eppure, dalla Conferenza di pace di Madrid del 1991 in poi, egli sarà coinvolto in quasi tutti gli sforzi negoziali tra israeliani e palestinesi.

L’influenza di Saeb proveniva da diverse fonti. Sia Yasser Arafat che Mahmoud Abbas avevano bisogno di un negoziatore che potesse relazionarsi sia con gli israeliani e gli americani che con la comunità internazionale e i media; la sua padronanza della lingua inglese e la sua capacità di analizzare e redigere testi divenne essenziale una volta che i negoziati raggiunsero quella fase.

Nessun altro da parte palestinese avrebbe potuto svolgere quel ruolo. La sua diligenza è stata notevole, ed è diventato il depositario più affidabile dei risultati delle negoziazioni. A volte fino a un certo punto. Abbiamo avuto le nostre divergenze perché a volte poteva essere inflessibile. Ma poi, senza una sua base indipendente e soggetto ai capricci di Arafat, Saeb aveva poca flessibilità per allontanarsi dalle posizioni centrali palestinesi, e spesso sospettavamo che i suoi capi non volessero che lo facesse.  L’altra realtà è che nessun altro negoziatore palestinese è stato così impegnato e instancabile come Saeb nella ricerca di una soluzione a due Stati da raggiungere con mezzi pacifici. Saeb credeva davvero – anche ben oltre il tempo in cui molti di noi avevano abbandonato la speranza – che una soluzione di conflitto fosse possibile, per quanto desolante fosse il momento. Mentre affrontava la sua stessa mortalità durante il suo trapianto di polmoni nel 2018, disse ad alcuni di noi che ciò che lo teneva in vita era la sua determinazione a raggiungere la pace.

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Questo non era un argomento di discussione. Quest’uomo credeva profondamente nel dialogo e nella riconciliazione con gli israeliani, rifuggiva dalla violenza e viveva la sua vita di conseguenza. Ha mandato i suoi figli a Seeds of Peace, un programma che promuove la convivenza e il dialogo, ha fatto parte del suo comitato consultivo e ha parlato a nome dell’organizzazione e della riconciliazione israelo-palestinese quando e dove ha potuto.

Piangiamo la morte di Saeb sapendo bene che le prospettive di una pace duratura tra israeliani e palestinesi sembrano ormai un sogno lontano. Avendo lavorato su questo tema per anni, non ci facciamo illusioni, e nemmeno Saeb. Ma non ha mai abbandonato la speranza che con la leadership, il coraggio e la determinazione la pace restasse possibile.

Saeb Erekat non ha mai abbandonato la speranza, e per onorarlo, nemmeno noi dovremmo farlo. Che la sua memoria e le sue buone opere siano sempre una benedizione.

Martin Indyk, Special Envoy for Israeli- Palestinian negotiations

Daniel Kurtzer, Former Deputy Assistant Secretary of State, Bureau of Near Eastern Affairs

Robert Malley, Former Special Assistant to President Clinton for Arab-Israeli Affairs, National Security Council

Aaron David Miller, Former Deputy Special Middle East Coordinator

Dennis Ross, Former Special Middle East Coordinator

Jonathan Schwartz, Former Deputy Legal Adviser, Department of State

Toni Verstandig, Former Deputy Assistant Secretary of State, Bureau of Near Eastern Affairs.

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