La scelta disumana di Israele: non restituirà più i corpi dei palestinesi morti negli scontri
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La scelta disumana di Israele: non restituirà più i corpi dei palestinesi morti negli scontri

Fino ad ora il governo consentiva a Israele di conservare soltanto i resti dei combattenti di Hamas, uccisi nei combattimenti che avevano provocato vittime israeliane.

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2 Settembre 2020 - 20.18


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Una decisione disumana quella di Israele, che ha deciso di non restituire alle famiglie i resti dei palestinesi uccisi negli scontri con le forze dello stato ebraico. Il ministro della Difesa e capo della formazione centrista Blu e Bianco, Benny Gantz, ha accolto con favore il via libera dato al suo piano di non “restituire (alle famiglie) i corpi dei terroristi”.
Fino ad ora il governo consentiva a Israele di conservare soltanto i resti dei combattenti di Hamas, il movimento integralista islamico al potere nella Striscia di Gaza, uccisi nei combattimenti che avevano provocato vittime israeliane.
La nuova direttiva estende questa misura ai corpi di tutti i palestinesi, indipendentemente dalla loro affiliazione, uccisi negli scontri con Israele, anche se questi scontri non hanno provocato vittime israeliane, hanno spiegato le autorità.
Questa nuova misura fa parte del “nostro impegno a riportare a casa i nostri” ragazzi, ha detto Gantz, riferendosi ai due ostaggi israeliani e ai due corpi di israeliani nelle mani di Hamas, considerati merce di scambio per garantire il rilascio dei detenuti palestinesi o il rimpatrio delle salme. “Consiglio ai nostri nemici di afferrare e interiorizzare questo messaggio”, ha aggiunto Gantz, le cui osservazioni sono state criticate dall’ong israeliana Adalah.
Questa organizzazione difende in particolare la famiglia di Ahmed Erekat, nipote del segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) Saeb Erekat, ucciso due mesi fa a seguito di un tentato attacco con un’auto ariete – secondo l’esercito – e il cui corpo non è stato restituito.
“Questa politica di utilizzare i corpi umani come merce di scambio viola i valori più fondamentali e il diritto internazionale che proibisce il trattamento crudele e disumano”, ha reagito Adalah in un comunicato.

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