Patrick Zaki, ennesimo schiaffo in faccia all'Italia nel silenzio di Conte e Di Maio
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Patrick Zaki, ennesimo schiaffo in faccia all'Italia nel silenzio di Conte e Di Maio

La custodia cautelare dello studente egiziano dell'Università di Bologna è stata rinnovata di altri 45 giorni. Zaky è da oltre cinque mesi in carcere in Egitto, accusato di propaganda sovversiva.

Patrick George Zaky e Regeni in un murale
Patrick George Zaky e Regeni in un murale
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

27 Luglio 2020 - 16.26


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Ed ora signor Presidente del Consiglio? Ora che dal “Faraone” abbiamo subito l’ennesima umiliazione? Ed ora signor Ministro degli Esteri, continuerà a parlare del presidente-carceriere egiziano come di uno “stabilizzatore” del Mediterraneo? E per dirgli grazie, perché non gli vendete altre fregate? Vergogna. E’ la sola parola che può dar conto del sentimento che si prova di fronte allo schiaffo in faccia ricevuto da Abedel Fattah al-Sisi.

L’ennesima provocazione

Patrick Zaky resta in carcere. La custodia cautelare dello studente egiziano dell’Università di Bologna è stata rinnovata di altri 45 giorni. Lo ha riferito una sua legale, Hoda Nasrallahda. Zaky è da oltre cinque mesi in carcere in Egitto, accusato di propaganda sovversiva.

La decisione è stata presa da una “corte d’Assise”, si è limitata ad aggiungere la legale in un messaggio. Un altro degli avvocati dello studente, Walid Hassan, nonostante le aspettative circa una sua liberazione ha detto che il prolungamento era prevedibile visto che l’udienza di ieri era stata “eccezionale” ed era avvenuta senza il coinvolgimento dell’intero collegio di difesa.

Il prolungamento è di 45 giorni, come noto, dato che sono passati i cinque mesi durante i quali i dieci possibili rinnovi della custodia cautelare in Egitto sono di 15 giorni e vengono ordinati dalla sola Procura. Per questi prolungamenti di un mese e mezzo serve invece l’autorizzazione di un giudice. Fra le accuse a carico di Zaky, basate peraltro solo su un controverso account Facebook, vi sono “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”.

Il ricercatore 28enne,  detenuto nel carcere di Tora, ieri è comparso davanti al Tribunale penale che oggi ha deciso sulla sua detenzione. In carcere dal 7 febbraio, preso in consegna all’aeroporto, la detenzione preventiva già stata prorogata già una prima volta in attesa di ulteriori indagini.

“Purtroppo, la decisione del Tribunale penale, riguardante l’udienza di rinnovo della detenzione di Patrick Zaki, tenutasi ieri, è stata quella di rinnovare la sua detenzione per altri 45 giorni”, si sottolinea sulla pagina Facebook ‘Patrick Libero’, che pubblica informazioni aggiornate sul giovane egiziano. “Dopo quasi 5 mesi di mancata comparizione davanti ad un procuratore o ad un giudice, speravamo che la sua prima comparizione di persona ieri davanti al tribunale avrebbe portato ad una decisione positiva, ma purtroppo ci siamo sbagliati e la sua ingiusta detenzione sarà prolungata”, si aggiunge in una nota.”Rinnoviamo la nostra richiesta per il suo immediato rilascio, che la Procura di Sicurezza dello Stato ha il diritto di decidere in qualsiasi momento”, si conclude il comunicato della pagina Facebook.

Il Pd dà segni di vita

“La decisione dell’Egitto di prolungare il carcere per Patrick Zaki di altri 45 giorni è una violazione dei diritti umani. Chiedo al Governo di attivarsi con l’Unione Europea per porre fine con ogni mezzo a questa detenzione illegale”, ha scritto su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

Il segretario dem alza la voce, e questa è già una notizia, solo che sbaglia indirizzo: perché la voce grossa, un Paese che difende oltre il suoo onore anche i suoi cittadini, non deve pietire aiuto da Bruxelles ma agire di sua sponte, da Stato sovrano.Su Facebook il commento del presidente del Parlamento europeo David Sassoli: “Ancora una decisione incomprensibile e crudele della giustizia egiziana nei confronti di Patrick Zaki, con altri 45 giorni di custodia cautelare in condizioni di detenzione inumane. E tutto questo contro un ragazzo che non ha ha fatto assolutamente nulla, che non ha commesso alcun reato”. “L’Europa continuerà a chiedere ogni giorno libertà e giustizia con ancora maggiore convinzione, e determinazione ostinata. Mai compromessi sui diritti umani!”, ha aggiunto Sassoli.

Su Twitter è arrivato anche il commento di Matteo Orfini, parlamentare dem:: “Zaki resta in carcere senza motivo per altri 45 giorni. Sulla verità per Giulio Regeni nessun passo avanti, solo prese in giro. Ora basta: il Governo richiami subito il nostro ambasciatore e blocchi le forniture di armi”. 

Richiamare l’ambasciatore

L’Italia deve manifestare “segnali di profonda scontentezza” all’Egitto con il ” ritiro temporaneo dell’ambasciatore Cantini” e “sospendendo la fornitura delle due fregate”. Amnesty Italia, dopo l’ennesimo no alla liberazione di Patrick Zaki da parte dell’Egitto, parlando con l’Adnkronos, va oltre la delusione. Il portavoce Riccardo Noury vede un filo rosso tra la vicenda di Giulio Regeni e Zaki: “Sono due vicende legate dallo scarso impegno delle istituzioni italiane con lodevoli eccezioni, penso al presidente della Camera Fico che ha invocato un cambio di passo, ma i segnali che Italia da’ da tempo all’Egitto sono segnali di scarso interesse”.Noury fa esempi concreti: ” C’è in ballo la vendita di due fregate militari che è il manifesto di una politica che ha interessi diversi dal rispetto dei diritti umani. Amnesty continua a dire che occorre manifestare segnali di profonda scontentezza e questo lo si fa sospendendo la fornitura delle due fregate e lo si fa anche richiamando temporaneamente l’ambasciatore Cantini, il tempo necessario per dargli istruzioni diverse su quei due dossier tragicamente aperti”. Ci sono rischi che a Patrick Zaki possa toccare la stessa sorte di Regeni? “Non vedo il rischio perché c’è una mobilitazione forte su entrambe le vicende che non finiranno nell’oblio. Certo, – annota il portavoce di Amnesty Italia- su Patrick Zaki c’è una questione che rende urgente una iniziativa: soffre di asma bronchiale e si trova in un carcere in cui il coronavirus è entrato, quindi i tempi per dimostrare l’innocenza possono essere tempi lunghi ma per tutelare la salute devono essere più brevi”. Noury ricorda poi che l’Egitto da marzo scorso per decongestionare le carceri ha fatto uscire “13 mila detenuti. Dovrebbe esserci anche Patrick tra loro”.

Ha scritto Carlo Verdelli sul Corriere della Sera:Patrick è asmatico: un’infezione polmonare, già debilitato com’è, gli sarebbe fatale. Stiamo facendo qualcosa per lui? Stiamo continuando a fare qualcosa per Giulio Regeni? Doppio zero. Una democrazia, la nostra, che lascia che due giovani di 28 anni, entrambi impegnati nello studio e nella pratica dei diritti civili, vengano inghiottiti da una ex repubblica socialista guidata da un presidente padrone e supinamente ne accetta l’insolenza, non brilla né per forza né per decenza. Ma anche se magari non sembra, è un problema che non riguarda solo la coscienza di un Paese. Riguarda il peso che abbiamo, e soprattutto che dovremmo avere, nelle complicate trattative finanziarie che ci attendono al varco a Bruxelles e dintorni…”.

Così è.“E una piccola storia ignobile come quella di Patrick Zaki, gemella, speriamo non negli esiti, con la fine martoriata e mai spiegata di Giulio Regeni – annota ancora Verdelli – rappresentano due ombre che non aiutano l’immagine di un Paese che dovrebbe fare rispettare, oltre al proprio onore, anche i propri cittadini, naturali o acquisiti che siano”.

Giggino lo smemorato

Andate a vedere che cosa ha detto Di Maio nel 2016 su Giulio quando era all’opposizione e che cosa dice in questi giorni da ministro su Zaki. È vergognoso“. Queste le parole pronunciate da Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, alla presentazione del libro Giulio fa cose scritto da lei stessa insieme al marito Claudio in collaborazione con l’avvocata Alessandra Ballerini. Claudio, il padre di Giulio, ha parlato dopo la moglie ed ha rincarato la dose: Un quotidiano del Cairo, Akhbar al Youm, riporta l’opinione di Nashat al Dihy,  presentatore del programma Carta e penna trasmesso dalla tv satellitare egiziana Ten: Al Dihy pensa che l’organizzazione per i diritti umani Iniziativa egiziana per i diritti individuali  serve a “diffondere l’omosessualità” e spiega in diretta che “questa faccenda è puramente interna all’Egitto”, approfittandone per fare un discutibile ritratto dello studente: “Questo Patrick è un omosessuale (l’omosessualità in Egitto è un crimine, ndr) che è andato a studiare per un master sull’omosessualità all’estero e che lavora per un’organizzazione di promozione dell’omosessualità”. Dopo avere anche insinuato che si tratta “sicuramente di un terrorista”, conclude: “È un cittadino egiziano, e il suo arresto è dunque una procedura al 100 per cento egiziana”. Il parallelo con un altro studente torturato a morte è inquietante: anche contro Regeni i mezzi d’informazione di regime egiziani avevano costruito una campagna di stampa con il pretesto dell’omosessualità.  Una campagna che ha avuto il visto del “Faraone” al-Sisi.

Richiamare l’ambasciatore. E’ il minimo che un Paese con la schiena dritta e che ha ancora un briciolo di dignità, dovrebbe fare di fronte a questo scempio di legalità perpetrato nei confronti di un giovane che studia in Itala, e che la “sua” città, Bologna, ha nominato cittadino onorario.

Mentre scriviamo, nessuna dichiarazione, ufficiale o ufficiosa, filtra da Palazzo Chigi e dalla Farnesina.  Un silenzio imbarazzante. Un silenzio colpevole.

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