Bataclan, il padre del terrorista incontra i sopravvissuti: ho fatto di tutto
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Bataclan, il padre del terrorista incontra i sopravvissuti: ho fatto di tutto

Azzedine Amimour, padre di Samy Amimour terrorista negli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, si è confrontato in tv con due sopravvissuti alla strage

Azzedine Amimour
Azzedine Amimour
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15 Gennaio 2017 - 11.39


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Sono passati 15 mesi dal giorno in cui Foued Mohamed-Aggad, Ismaël Omar Mostefaï e Samy Amimour hanno ucciso 90 persone al Bataclan di Parigi durante il concerto degli Eagles Of Death Metal. Azzedine Amimour, il padre di Samy Amimour, è stato intervistato durante lo spettacolo belga RTL Late Night. L’uomo si è anche confrontato con due sopravvissuti olandesi alla strage: Bob e Ferry.

Azzedine Amimour ha iniziato spiegando come il figlio è stato radicalizzato, garantendo che non è accaduto in una moschea. «La sua radicalizzazione è iniziata quando ha incontrato un vicino di casa. Questo ragazzo è venuto a parlarmi di religione… Gli ho detto che ne sapevo di più di lui. È andato poi a parlare con mia moglie, la quale ha avuto la stessa reazione. E poi ha incontrato Samy, che è un bravo ragazzo, a cui piace rendersi utile, che ama ascoltare: quindi molto influenzabile», ha detto.

Secondo l’uomo il fatto scatenante che ha portato verso la radicalizzazione del figlio è stato un raid della polizia a casa dei genitori del futuro terrorista, perché sospettati dopo le nuove frequentazioni di Samy. La madre e il padre sono stati fermati e il ragazzo è stato interrogato per quattro giorni. «Quando è uscito, non vedeva più le cose allo stesso modo», ha assicurato il padre. Eppure l’uomo ha cercato di parlare con lui, mentre il ragazzo stava progettando un viaggio in Afghanistan per imparare l’arabo. «Gli ho spiegato che non si parla quella lingua… Ha così cambiato idea, ma era instabile. Voleva andare in Yemen. A poco a poco, sono riuscito a dirigerlo verso l’Egitto».

Padre e figlio finiscono per decollare per Dubai, dove, secondo il capo famiglia, «non c’è disoccupazione, è tutto pulito, non c’è razzismo nonostante ci siano l’80% di stranieri, non ci sono tasse, è uno dei paesi più sicuri al mondo». Tutto questo però non è servito a niente: «Era già infatuato dalle immagini che vedeva in televisione a colazione non prendeva che un succo d’arancia. Diceva che c’era persone che non mangiavano… Ho provato di tutto. Dirò una cosa: può capitare a chiunque», ha spiegato affranto l’uomo.

L’uomo si è poi confrontato con Bob e Ferry. Come riporta 7sur7.be, i due sopravvissuti olandesi del massacro assicurato «di non essere arrabbiati». «Avevo un’idea di come quest’uomo si poteva sentire e ho avuto una conferma. Anche lui è una vittima. Ci siamo incontrati, per avere un risvolto positivo di tutto quello che è successo», ha spiegato il primo. «Non gli vogliamo del male. È terribile per un uomo vedere suo figlio diventare una persona radicalizzata. Ha ricevuto una buona istruzione, ha studiato e nonostante ciò, è successo tutto questo… », ha confermato il secondo.

Azzedine Amimour ha aggiunto che potrebbe scrivere un libro sull’argomento, certo che il contatto tra le persone come lui e le vittime sia costruttivo. «Per cercare di trovare soluzioni, per cercare di capire… Bob e Ferry potrebbero essere in grado di aiutarmi a mettere tutto su carta. Hanno visto gli aggressori, hanno vissuto questa brutta esperienza sull’altro fronte», ha concluso.

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