Galera e morte: ecco come Erdogan uccide la libertà di stampa
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Galera e morte: ecco come Erdogan uccide la libertà di stampa

Chiesta una condanna a 10 anni di carcere per i giornalisti turchi dello scoop sul passaggio di armi in Siria. E l'ergastolo per un deputato d'opposizione.

Galera e morte: ecco come Erdogan uccide la libertà di stampa
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12 Gennaio 2017 - 19.15


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di Roberta Benvenuto

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È sempre più fosco il cielo sopra la stampa turca. Mentre il Parlamento mette mano alla revisione costituzionale in senso presidenzialista a favore di Recep Tayyip Erdoğan, che potrebbe governare fino al 2029, la libertà di stampa e di espressione in Turchia è sempre più a rischio. Un procuratore di Istanbul ha chiesto una condanna a 10 anni di carcere per i giornalisti turchi Can Dundar ed Erdem Gul, autori nel 2015 dello scoop sul passaggio di armi degli 007 turchi in Siria, e l’ergastolo per Enis Berberoglu, deputato dell’opposizione socialdemocratica Chp, ritenuto la fonte della notizia. Accusati solo per aver avuto il coraggio di denunciare e documentare i legami tra l’Isis e Erdogan

Arrestati nel novembre 2015, già in vista delle elezioni politiche un pm turco aveva chiesto il carcere a vita per i due giornalisti, accusati di aver commesso “crimini contro il governo” e aver diffuso “informazioni riguardanti la sicurezza nazionale“. Ad avanzare la richiesta era era stato proprio uno dei legali del presidente tramite una denuncia penale.

Dopo Aslı Erdoğan, arrestata nell’estate scorsa solo per aver collaborato al giornale filo curdo Özgür Gündem è ancora caccia alle streghe in Turchia.  Erdogan ha fatto chiudere circa 170 media (siti oscurati, televisioni private censurate, ecc..) e fatto arrestare più di un centinaio di giornalisti ostili al governo.

La fobia-Gulen. Questa volta gli imputati sono accusati di aver “aiutato un’organizzazione terroristica armata consapevolmente e intenzionalmente, senza esserne membri”. Per i magistrati, le perquisizioni alla frontiera dei tir dei servizi segreti, all’inizio del 2014, sarebbero state orchestrate dal presunto stato parallelo di Fethullah Gulen.

LEGGI: Erdogan ha censurato il mio blog: il racconto di un giornalista italiano

Lo scoop. Il reportage svelava i metodi con cui l’intelligence turca, Mit, forniva armi ai ribelli siriani. In particolare l’articolo, corredato di foto, rivelava come alcuni camion con carico militare erano stati fermati a gennaio 2014 dalla gendarmeria nella provincia di Adana, mentre si dirigevano verso il confine con la Siria.

La rivelazione, pubblicata alla vigilia delle elezioni in Turchia, aveva portato a un duro scontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan, che all’epoca avvertì Dundar che avrebbe pagato “un caro prezzo“. A seguito dello scoop, infatti, la procura aveva subito aperto un’inchiesta a carico di Cumhuriyet.

Chi sono. Dundar, ex direttore del quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet, e Gul, capo della redazione di Ankara, a maggio erano già stati condannati a 5 anni per rivelazione di segreto di stato in relazione allo stesso scoop, per cui il presidente Erdogan promise che avrebbero pagato un “caro prezzo”. Dundar è riparato all’estero.

La Turchia si trova al 148esimo posto (su un totale di 180 paesi) della Classifica mondiale della Libertà di stampa. Non ce ne meravigliamo. 

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