La proposta di Berlino: Grexit per 5 anni
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La proposta di Berlino: Grexit per 5 anni

Schaeuble, ministro delle finanze tedesco, gela Atene: proposte poco credibili, la Grecia non ha fatto nulla per rafforzare la fiducia dei creditori.

Nella foto: Wolfgang Sch
Nella foto: Wolfgang Sch
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11 Luglio 2015 - 18.26


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Al via a Bruxelles, la riunione dell’Eurogruppo. Quattro giorni dopo l’ultimatum dei partner europei al governo Tsipras, Atene è pronta a presentare un piano di riforme credibile per ottenere nuovi aiuti finanziari.

Berlino gela Atene: proposte poco credibili. “Proposte poco credibili. Diremo ai colleghi greci che non hanno fatto nulla per rafforzare la fiducia”. E’ questo il giudizio di Berlino sul piano da 12 miliardi presentato da Atene all’ex Troika. Secondo i tecnici il piano di Atene è “una buona base di partenza”, ma non è sufficiente per richiedere aiuti internazionali e per evitare il fallimento della Grecia. La proposta di Tsipras ha bisogno di “misure supplementari” per raggiungere gli obiettivi di bilancio, ma soprattutto serviranno maggiori riforme rispetto a quelle promesse dal governo ellinico per far crescere nuovamente l’economia greca.

La proposta di Schaeuble: Grexit per 5 anni. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha proposto una Grexit per cinque anni, tempo in cui Atene potrebbe ristrutturare il suo debito. È quello che ha riportato la Frankfurter Allgemeine Zeitung am Sonntag, secondo un’anticipazione, citando un documento del ministero delle Finanze.

Gli scettici. GLi olandesi sono scetici sul piano di Atene: “E’ debole in alcune aree, cominceremo i negoziati quando tutte le condizioni saranno riempite, ma c’è seria preoccupazione sull’attuazione visto che i greci stanno proponendo qualcosa che una settimana fa era stata rigettata al referendum” ha detto il viceministro delle finanze olandese Eric Wiebes. Il vicepresidente della Commissione Ue, Vladis Dombrovskis, ha ammesso i “chiari progressi” greci, ma ha sottolineato che rimangono “perplessità e dubbi” da parte di molti paesi dell’Eurozona.

Francia: è una buona base di partenza. La Francia invece guarda con ottimismo al piano greco. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, che sta aiutando la delegazione greca ad apportare alcune correzioni al testo definitivo, mentre il Commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha sottolineato: “Il piano di Atene è un gesto significativo”.

Non si può escludere l’ipotesi del Grexit. I giochi sono aperti e non può essere esclusa l’ipotesi che il doppio vertice dei capi di stato e di governo dell’Eurozona e dell’Ue, convocato per domani, 12 luglio 2015, a Bruxelles, si trasformi in una riunione per decidere cosa fare in caso di Grexit. «Avremo a che fare con negoziati estremamente difficili» perché le nuove proposte greche presentano «lacune finanziarie», ha detto il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, arrivando all’Eurogruppo sulla crisi greca. Schaeuble ha sottolineato: «Stiamo parlando di un nuovo piano triennale e dobbiamo affrontare questioni che vanno al di là delle discussioni sul programma che non è stato completato», ovvero il secondo programma di assistenza greco.


Tsipras: sì del parlamento, ma Syriza si divide

I quotidiani greci, dopo l’ok del Parlamento al piano di Alexis Tsipras, hanno titolato: “Il governo è con le gambe all’aria”. Il primo ministro ellenico ha infatti ottenuto il sì dell’Aula al terzo memorandum della crisi, già molto gradito a Bruxelles, ma di fatto ha dovuto cambiare la maggioranza, aprendo adesso nuovi possibili scenari: 32 deputati della maggioranza – tra destrorsi di Anel alleati al governo e syrizei duri e puri – non hanno votano il pacchetto proposto dal premier, mentre dai banchi dell’opposizione sono arrivati 100 sì. Alcuni quotidiani hanno rivelato inoltre che molti ministri sarebbe pronti a dimettersi per coerenza nei confronti degli elettori che li hanno votati proprio per il programma di Salonicco anti-austerità, presentato in campagna elettorale “e ora accettata supinamente nonostante il no al referendum”.

Tra coloro che sarebbero pronti ad abbandonare Tsipras, oltre all’ormai ex ministro Yanis Varoufakis, ci sono alcuni tra i fedelissimi come il capo del correntone di Iskra Panagiotis Lafazanis, ministro dell’energia e vicino a Mosca, la presidente della Camera Zoì Kostantopoulou, assieme a Dimitris Stratoulis, Costas Lapavitsas e Stathis Leoutsakos).

Syriza è in difficoltà per la prima volta: per molti elettori ed esponenti del partito il piano di Tsipras è un tradimento sia del mandato elettorale dello scorso gennaio, sia del referendum di appena sei giorni fa, dove il popolo greco si è espresso contro nuove forme di austerità. Eppure nel piano di salvataggio dei conti sono previsti ancora aumenti di Iva e Imu.

Tsipras, dopo l’ok del Parlamento, ha diramato una nota in cui ha spiegato che il governo ha un mandato forte per completare i negoziati e raggiungere un “accordo economicamente sostenibile e socialmente giusto”. Proprio su questo punto si gioca il futuro di Syriza e del governo. Lafazanis, prima del voto, aveva spiegato: “Ho espresso la mia opposizione profonda e inequivocabile a una proposta che minaccia di estendere la custodia esterna del mio Paese. Io sostengo il governo, ma sostenere un programma di austerità, neoliberale e deregolamentato non farà altro che aggravare il circolo vizioso di recessione, povertà e miseria”.

Il partito perde pezzi e, secondo molti quotidiani ellenici, Tsipras sarà costretto ad un rimpasto di governo, aprendo a chi gli ha consentito di tornare a trattare con i creditori: i centristi di Potami, i socialisti del Pasok e i conservatori di Nea Dimokratia. Uno scenario inedito in vista delle elezioni del presidente della Repubblica: i nuovi alleati di governo potrebbero infatti chiedere dazio, puntando ad avere un rappresentante nella più alta carica dello Stato.

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