Minacce a Mattarella. Lavorano le procure di Roma e Palermo: anche un poliziotto contro il capo dello Stato
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Minacce a Mattarella. Lavorano le procure di Roma e Palermo: anche un poliziotto contro il capo dello Stato

L'ipotesi di reato per le persone che saranno identificate è attentato alla libertà del presidente della Repubblica, offesa all'onore a e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere.

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29 Maggio 2018 - 13.26


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Le procure di Roma e Palermo hanno aperto un fascicolo dopo le minacce e le offese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Palermo – dove ieri sera si è tenuto un sit-in di solidarietà al Capo dello Stato – la decisione è arrivata dopo la pubblicazione su alcuni social network di offese con giudizi pesanti e riferimenti alla morte del fratello di Sergio Mattarella, Piersanti, l’ex presidente della Regione ucciso da Cosa nostra il 6 gennaio 1980. L’ufficio diretto da Francesco Lo Voi si occupa dei casi avvenuti in città.
Il fascicolo è affidato dalla sezione antiterrorismo della Procura coordinata dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Gery Ferrara. Per ora il fascicolo è a carico di ignoti ma non appena la Digos accerterà l’identità delle persone dietro ai profili social verranno indagati gli autori dei post sotto accusa. Quello relativo al profilo di Manlio Cassarà (che aveva scritto su Twitter: “Hanno ucciso il Mattarella sbagliato”), Michele Calabrese (che su Facebook aveva commentato: “Dovremmo farti fare la fine di tuo fratello”) ed Eloisa Zanrosso (che su Facebook scrive: “Ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?”).
L’ipotesi di reato per le persone che saranno identificate è attentato alla libertà del presidente della Repubblica, offesa all’onore a e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere. Al vaglio ci sono anche altri profili social. Sulla vicenda indaga la Digos con il contributo della polizia postale che sta esaminando Facebook alla ricerca di altre frasi o post minacciosi o offensivi.
Indagini in corso anche a Catania, dove ieri la questura ha disposto di acquisire il video del poliziotto che, in divisa, su Facebook, parlava così: “Non è garantita la sovranità popolare”, ha detto l’agente. E giù un fiume di commenti contro Mattarella da parte di chi ha visto il video.
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