Strage di Boston: Tsarnaev condannato a morte
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Strage di Boston: Tsarnaev condannato a morte

Il 21enne fece esplodere due ordigni al termine della maratona del 2013, causando la morte di tre persone e oltre 260 feriti

Strage di Boston: Tsarnaev condannato a morte
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15 Maggio 2015 - 22.31


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Dzhokhar Tsarnaev, il 21enne autore della strage alla maratona di Boston, è stato condannato a morte.
Tsarnaev era stato riconosciuto colpevole lo scorso 8 aprile di tutti i 30 capi d’imputazione, per aver fatto esplodere due bombe alla fine della corsa del 15 aprile del 2013, uccidendo tre persone e ferendone più di 260. Il ragazzo è stato riconosciuto colpevole anche dell’uccisione di un poliziotto nel campus universitario del Massachusetts Institute of Technology durante la caccia all’uomo che seguì gli attentati. La difesa del ragazzo ha sostenuto che Dzhokhar ha agito sotto l’influenza del fratello maggiore Tamerlan, rimasto poi ucciso dalla polizia. I due fratelli ceceni avevano 19 e 26 anni al momento degli attentati, che perpetrarono assieme. I 12 giurati hanno deliberato per tre giorni per decidere la pena. Per la pena di morte era necessaria l’unanimità.

La decisione. I 12 giurati riuniti in camera di consiglio per oltre 14 ore nella corte federale di Boston hanno deciso per la pena di morte. Sebbene alcuni di loro abbiano preso in considerazione l’attenuante della giovane età e quella dell’assenza di precedenti penali, sono prevalse le aggravanti: la premeditazione e la pianificazione dell’attacco, la crudeltà e l’efferatezza del crimine, l’uso di armi di distruzione di massa, l’aver causato la morte di un bimbo innocente, l’aver preso di mira un evento sportivo iconico, la maratona più antica della storia degli Stati Uniti. Solo tre giurati su 12, poi, hanno ritenuto che Dzhokhar abbia agito sotto l’influenza della figura dominante del fratello maggiore. «L’imputato merita la pena di morte – aveva detto l’accusa nell’arringa finale – non perché è violento, ma perché è crudele. Per la sua volontà di distruggere la vita di altre persone per un’idea». Dzhokhar ha ascoltato la sentenza in silenzio, seduto con le braccia incrociate.

Nessuna reazione. Al momento del verdetto – raccontano i testimoni – non ha mostrato particolari emozioni. Poi, terminata la lettura della sentenza, si e’ alzato allontanandosi dall’aula senza dire nulla, dopo aver ricevuto una pacca sulla spalla dal proprio avvocato. Eppure tra chi lo ha visitato di recente in carcere qualcuno afferma come Dzhokhar si sia pentito. E qualche giorno fa quella maschera di freddezza che fin dal primo momento ha contraddistinto il ragazzo si era per un attimo sciolta in lacrime, per la prima volta, quando in aula ha testimoniato una sua zia. Ora Dzhokhar sarà molto probabilmente trasferito nel braccio della morte del penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Lì attenderà la sua fine, che potrebbe arrivare anche tra qualche anno. Intanto fuori dal tribunale alcune decine di attivisti che si battono contro la pena di morte protestano. E chissà cosa passa nella testa del giovane di origini cecene, che se fosse stato condannato all’ergastolo avrebbe passato il resto della sua vita in completo isolamento nel supercarcere di Florence, in Colorado: una sorta di inespugnabile Alcatraz dove si trovano i più pericolosi criminali d’America.

Amnesty Usa: non è giustizia. Prime reazioni polemiche alla condanna a morte per l’attentatore alla maratona di Boston Dzhokar Tsarnaev. Secondo Amnesty Usa, «questa non e’ giustizia». «Condanniamo l’attentato e piangiamo per le vittime. La pena di morte pero’ non e’ giustizia. Alimenta la violenza e non impedisce che altri commettano crimini simili in futuro», ha detto il direttore esecutivo Steven Hawkins, facendo notare la «vergogna» che il governo federale applichi la pena capitale mentre il Massachusetts l’ha abolita a livello di stato.

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