Attentato in Cina: uighuri accusano la polizia
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Attentato in Cina: uighuri accusano la polizia

Secondo l'associazione, la polizia avrebbe attaccato a sangue freddo alcuni manifestanti, uccidendone venti e arrestandone settanta.

Attentato in Cina: uighuri accusano la polizia
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30 Luglio 2014 - 10.11


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Arriva la smentita da parte dell’Associazione degli uighuri in America circa la versione ufficiale delle violenze avvenute ieri nella regione cinese del Xinjiang, accusando la polizia cinese di aver ucciso 20 civili uighuri a sangue freddo.

Secondo un comunicato diffuso oggi dall’associazione, centinaia di uighuri hanno inscenato una «pacifica protesta» contro le restrizioni imposte alla celebrazione del ramadan, il mese islamico del digiuno. La polizia avrebbe attaccato a sangue freddo i manifestanti, uccidendone venti e arrestandone settanta. L’agenzia cinese Nuova Cina ha sostenuto che gruppi di uighuri hanno attaccato civili cinesi uccidendone un numero imprecisato e solo in seguito la polizia sarebbe intervenuta per bloccare i terroristi.

Verificare le notizie in modo autonomo non è possibile dato che il Xinjiang, una vasta regione montuosa e desertica nel nordovest della Cina, è di fatto chiusa agli osservatori esterni. Gli uighuri – turcofoni e musulmani – accusano il governo cinese di lasciarli ai margini dello sviluppo economico e si lamentano di essere stati trasformarti in minoranza etnica nel loro territorio dalla massiccia immigrazione da altre regioni della Cina.

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Il bilancio dell’attacco

L’attacco avvenuto ieri nella regione cinese del Xinjiang ha provocato “un centinaio” tra morti e feriti secondo un gruppo di esuli uighuri. “Chiediamo a Pechino di smettere di distorcere la verità. La Cina non può eludere la propria responsabilità”, ha dichiarato Dilxat Raxit, portavoce del Congresso mondiale degli uighuri, che ha sede in Germania. Da cinque anni lo Xinjiang è teatro di ripetute violenze tra uighuri, di fede musulmana, e immigrati cinesi di etnia “han”.

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