Brasile infuriato, un milione in strada
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Brasile infuriato, un milione in strada

In 80 città cresce la protesta, è la manifestazione più grande degli ultimi 2 decenni. Gli organizzatori: il Brasile si è svegliato e sta cambiando.

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21 Giugno 2013 - 10.53


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Continua la protesta in Brasile contro i rincari e gli sprechi.

Ieri sera per le strade del centro di Rio de Janeiro e di decine di altre città brasiliane si è accesa la protesta, una delle più grandi manifestazioni viste in Brasile negli ultimi due decenni.

Una minoranza di manifestanti hanno lanciato pietre, hanno incendiato le auto e tirato giù i lampioni, mentre gli agenti hanno sparato spray urticanti e proiettili di gomma sulla folla. Almeno 40 persone sono rimaste ferite a Rio e nelle altre città.

Una grande folla di manifestanti- le stime parlano di circa 300.000 partecipanti – hanno riempito le strade di Rio, in un’enorme ondata di cortei contro la corruzione, la brutalità della polizia, la povertà dei servizi pubblici e la spesa eccessiva del Mondiali 2014.

Dimostrazioni simultanee sono state segnalate in almeno 80 città, con un’affluenza totale vicina ai 2 milioni. Si stima che circa 110.000 manifestanti abbiano marciato a San Paolo, 80.000 a Manaus, 50.000 a Recife e 20.000 a Belo Horizonte e Salvador.

Gli scontri sono stati segnalati nella anche città amazzonica di Belem, a Porto Alegre, nel sud, a Campinas a nord di San Paolo e nella città nord-orientale di Salvador.

Trentacinque persone sono rimaste ferite nella capitale Brasilia, dove in 30.000 sono scesi in piazza. A San Paolo, un uomo è morto investito da un automobilista in mezzo alla folla. Altrove innumerevoli persone, tra cui molti giornalisti, sono stati colpiti da proiettili di gomma.

La stragrande maggioranza dei manifestanti erano pacifici. Molti indossavano maschere di Guy Fawkes, emulando la campagna Occupy. Altri portavano il naso rosso – un simbolo per dire che la gente non ne può più di essere trattata come una massa di pagliacci.

La causa primaria della protesta, scatenatesi ormai una settimana fa, è il caro-biglietti dei mezzi pubblici che si è diffuso rapidamente con una serie di reclami: «Stop alla corruzione». «Scendiamo in strada è l’unico posto dove non paghiamo le tasse».

«Il Brasile si è svegliato. I giovani stanno andando per la strada, gli operai anche, per la costruzione di una nuova lotta» ha detto Paulo Henrique Lima, 24 anni, uno degli organizzatori. «Stiamo cambiando la storia di questo paese. Stiamo per costruire una nuova politica in cui le persone avranno una voce».

La presidente Dima Rousseff ha annullato i viaggi nella regione del Salvador e in Giappone. «Non basta bloccare gli aumenti dei trasporti – hanno affermato gli organizzatori delle manifestazioni – il governo deve rivedere tutta la politica economica e l’incremento delle tasse per finanziare i Mondiali del 2014».

«Non ci sono politici che parlano di noi», ha detto Jamaime Schmitt, un ingegnere. «Non si tratta solo di tariffe degli autobus più. Paghiamo le tasse alte e noi siamo un paese ricco, ma non possiamo vedere questo nelle nostre scuole, negli ospedali e nelle strade».

Matheus Bizarria, che lavora per la Ong Action Aid, ha spiegato che la gente ha raggiunto il limite della tolleranza sui problemi di lunga data riguardanti la Confederations Cup e la Coppa del Mondo. Rio ospiterà anche il Papa e i tanti pellegrini nella Giornata Mondiale della Gioventù il prossimo mese, e le Olimpiadi nel 2016.

«È tutto collegato a questi mega-eventi» ha detto Bizarria. «La gente ne ha abbastanza, l’anno scorso solo 100 persone hanno marciato contro un aumento dei prezzi degli autobus. 1.000 la scorsa settimana e 100.000 lunedì. Speriamo di diventare un milione».

Victor Bezerra, uno studente di legge, ha paragonato le azioni della polizia a quelle della dittatura. «Questi sono giorni bui per il Brasile. La polizia agisce proprio come ha fatto 30 anni fa».


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