Tutti noi seduti sul fungo atomico
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Tutti noi seduti sul fungo atomico

Durante la Guerra Fredda c'erano 128mila testate nucleari. Ora 20mila, per squarciare il pianeta 'solo' 20 volte. 90 miliardi di dollari anno per gli arsenali. [Ennio Remondino]

Tutti noi seduti sul fungo atomico
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Ennio Remondino Modifica articolo

2 Febbraio 2013 - 17.37


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di Ennio Remondino


I numeri della follia ideologica.
Archivio Disarmo ed Emanuele Greco ci terrorizzano coi numeri. Nel pieno della Guerra Fredda il mondo è arrivato alla follia distruttiva di 128mila testate nucleari, soprattutto Usa e Urss. I due progetti di società contrapposti erano in grado di cancellare infinite volte qualsiasi forma di vita sul pianeta, socialista e capitalista che fosse. Alcuni decenni e faticosi trattati dopo, si avvia una lenta riduzione bilanciata degli armamenti. E l’arsenale nucleare mondiale scende a circa 80.000 testate. Oggi -ci piega lo studio di Emanuele Greco- abbiamo “soltanto” 20mila testate, o poco meno. Ma occorre ricordare che l’arma nucleare è un’arma di distruzione di massa indirizzata verso i centri abitati: ipoteticamente si potrebbero distruggere fino a 20mila città in tutto il mondo in un colpo solo. Vale a dire distruggere la vita sul pianeta dieci, venti volte o uccidere il proprio nemico altrettante volte, arrivando all’inverno nucleare di ogni forma di vita.


Prima fu la crisi di Cuba.
Fu con la crisi dei missili di Cuba nel 1962 che il mondo capì che le nuove armi atomiche potevano portare alla cancellazione di ogni forma di vita sul pianeta. Da allora infiniti tentativi di disarmo nucleare e accordi a ridurre di pochi spiccioli quanto avanzava ad aprire il pianeta come una mela. Nel 1968, epoca di forti sollecitazioni giovanili, arriva il “Trattato di non proliferazione nucleare”. Obiettivo, impedire la diffusione delle armi nucleari, ridurre gli arsenali nucleari esistenti, puntare ad un uso pacifico dell’energia nucleare. Di fatto, la creazione di un Super Club dell’Apocalisse da cui escludere qualsiasi altro. Un po’ egoista e, soprattutto, fasullo. Gli Stati Uniti, infatti, hanno dislocato una serie di bombe nucleari tattiche sul territorio europeo violando il divieto: l’Italia è uno stato non nucleare e sul suo territorio vi sono circa cinquanta di queste bombe.


Dare regole alla follia.
La corsa alle armi definitive continua, con alti e bassi, sino agli anni ’90. Una prima diminuzione del nucleare si ha nel 1987 con l’accordo tra Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan. I negoziati sulla riduzione degli arsenali strategici si erano interrotti nel 1983 per il programma statunitense “Strategic Defense Initiative”, il cosiddetto Scudo Spaziale. Intanto provano a discuterne i giuristi. Arzigogoli attorno alla “umanizzazione della guerra”. Ma nessuna Corte ha mai dichiarato l’illegalità dell’utilizzo delle armi nucleari. Neanche nella giurisprudenza penale internazionale esiste una sentenza che punisca l’utilizzo delle armi nucleari. Fu possibile solo durante il processo svolto di fronte al Tribunale di Tokyo alla fine della seconda guerra mondiale, ma fu la giustizia dei vincitori sui vinti, per cui le bombe sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto 1945, furono imposte alla storia come fatti e non come crimini di guerra.


Pacifismo denucrearizzato.
Restano da allora una serie di dichiarazioni volontarie che rendono liberi da armi nucleari alcuni pezzi di mondo. Il trattato di Pelindaba del 1996, per il continente africano. America Latina e Caraibi nel 1967. Pacifico meridionale nel 1986. Sud-est asiatico, 1995, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Tukmenistan e Uzbekistan nel 2009. Ma restano Russia e Usa che alle loro atomiche ci tengono. L’8 aprile 2010 firmano il New Start per la riduzione e limitazione degli arsenali strategici. Nel 2012 le bombe non dovevano superare le 1700-2200 unità per parte. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, a gennaio 2012, otto stati sono in possesso di circa 19.000 armi nucleari. A gennaio 2011, prima dell’entrata in vigore del New Start, erano circa 20.000. Cina, Francia, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ufficialmente in possesso dell’arma atomica, sembrano decisi a rimanere potenze nucleari e a modernizzare i loro armamenti.


Una folle montagna di soldi.
Si stima che i nove paesi in possesso dell’arma atomica spendano annualmente un totale di 90 miliardi di dollari per il mantenimento e la modernizzazione dei propri arsenali. Gli Stati Uniti, da soli, spendono più di 50 miliardi di dollari. Ma andiamo a guardare oltre.
Significative le posizioni di India, Israele e Pakistan, che pur possedendo armi nucleari non hanno mai partecipato al Trattato sulla non proliferazione nucleare. Le notizie sugli arsenali nucleari in loro possesso sono difficili da reperire e, spesso, contraddittorie. Ma anche in assenza di dichiarazioni ufficiali, è possibile vedere come India e Pakistan stiano espandendo il loro potenziale nucleare, mentre Israele sembra in attesa dell’evolversi della situazione in Iran. La Corea del Nord, seppure aderiva al Trattati di non proliferazione, ha svelato la sua tecnologia nucleare con le esplosioni del 2006 e del 2009, ma non si sa ancora con certezza se disponga di un suo vero e proprio arsenale.


L’arsenale nucleare Usa.
A gennaio 2012 si stimava per gli Stati Uniti un arsenale di circa 2150 testate operative, di cui 1950 strategiche e 200 tattiche, oltre a una riserva di circa 2750. Da “rottamare” 3000 testate fuori servizio e in attesa di smaltimento. Totale delle testate nucleari a stelle e strisce circa 8000. L’Amministrazione Obama ha confermato l’intenzione degli Usa di mantenere il suo complesso nucleare per il futuro. Per il prossimo decennio sono previsti investimenti per il mantenimento e la modernizzazione del sistema. 214 miliardi di dollari verranno spesi per la progettazione di una nuova classe di missili balistici sottomarini e di missili a lungo raggio, di nuova capacità nucleare per l’aeronautica e la costruzione di nuovi impianti di produzione nucleare. Il Dipartimento Difesa afferma che gli Stati Uniti non svilupperanno nuove armi nucleari, ma applicheranno programmi di ristrutturazione e riciclaggio delle bombe esistenti. Usato sicuro.


L’arsenale nucleare russo.
Secondo le ultime stime del 2011, la Russia possiede 1800 testate nucleari operative rispetto alle 2427 dell’anno precedente. Con una scorta considerevole di armi nucleari non operative fatta da 2000 testate non strategiche in conservazione e altre 5500 in attesa di essere smantellate. Dalla fine della guerra fredda ad oggi l’arsenale russo è risultato in continua diminuzione, in linea con gli accordi internazionali stipulati dal paese. Per la “Strategia di Sicurezza Nazionale” del maggio del 2009, la Russia intende mantenere una quantità di armi strategiche offensive pari a quella degli Stati Uniti. Il 5 febbraio 2010, il Presidente della Russia, Dmitry Medvedev, ha approvato la nuova dottrina militare del paese che riduce, lievemente, il ruolo delle armi nucleari nella politica di sicurezza del paese, introducendo criteri più severi al loro utilizzo. Secondo molti esperti, la forza nucleare strategica russa necessita ora di miglioramenti qualitativi.


L’arsenale nucleare della Cina.
Espansione nucleare, come parte del programma a lungo termine di modernizzazione e sviluppo del paese in generale, e delle sue forze armate in particolare. Si stima che l’arsenale nucleare della Cina, la cui gestione è affidata alla Commissione Militare Centrale del Partito Comunista, sia di 200 testate operative, più quelle di riserva, per un totale di circa 240 armi nucleari, la cui dislocazione è abbastanza variegata. La Cina dispone di 130 missili balistici di terra, missili balistici sottomarini e missili in dotazione all’aeronautica. La Cina ha predisposto un piano a lungo termine di modernizzazione e di sviluppo delle forze nucleari, che prevede, tra le altre cose, anche un aumento del numero di missili di medio e lungo raggio. Il programma nucleare previsto dalla Cina ha assunto proporzioni notevoli tanto che il rapporto 2009 della U.S.Air Force lo definisce “il più attivo programma di sviluppo di missili balistici al mondo”.


Regno Unito e Francia.
Il deterrente nucleare del Regno Unito è esclusivamente marittimo: quattro Submersible Ship Ballistic Nuclear classe Vanguard, missili Trident II con relative testate nucleari. A gennaio 2011 la Gran Bretagna possedeva un arsenale di circa 160 testate nucleari operative. Ciascuna delle quattro unità lanciamissili sottomarine ha 16 missili Trident II e 48 testate. Oltre a missili D5 con una sola testata, anziché con tre. Sempre sul risparmio, i nuovi sottomarini avranno meno missili e meno testate nucleari: da 48 a 40. Meno riserve e meno missili “operativi”. La forza francese è fatta sia da aerei e sia sommergibili. Circa 300 testate. Nel 2010 è entrato in servizio il nuovo sommergibile Le Terrible. Con i gemelli, Le Triomphant, Le Téméraire e Le Vigilant. In progettazione una nuova testata oceanica, potenza selezionabile fino a 150 kiloton. La componente aerea avrà una nuova bomba termonucleare con capacità selezionabile di 20, 90 o 300 kilotoni.


L’arsenale di India e Pakistan.
Per l’India, stimano che possegga un arsenale di 80-100 armi nucleari. L’India ha pianificato di costruire altri sei reattori di nuova generazione, che aumenteranno notevolmente la sua capacità produttiva di plutonio. Attualmente è al 75% e potrebbe già produrre 140 Kg di plutonio ogni anno. In aggiunta si stima che l’India possieda anche una riserva di uranio altamente arricchito di 1.0-1.6 tonnellate. A differenza della vicina e rivale India, il Pakistan utilizza, per la costruzione delle testate nucleari, principalmente uranio altamente arricchito, ma ci sono prove che dimostrano come il paese stia espandendo anche le proprie capacità di produzione di plutonio. Le stime per l’anno 2012 indicano un numero approssimativo di testate nucleari, per il paese, pari a 90-110. Un sostanziale pareggio con l’India. Gli esperti valutano che l’arsenale nucleare pakistano potrebbe raddoppiare entro un decennio grazie alla sua capacità produttiva di plutonio.


Israele e l’enigma Corea.
Lo Stato di Israele continua nella sua politica di ambiguità rispetto al programma nucleare. Il paese, infatti, non ha mai ammesso né negato ufficialmente di possedere armi nucleari e, pertanto, la dimensione delle riserve nucleari in suo possesso rimane sconosciuta. Si ipotizza che abbia prodotto plutonio sufficiente per 100-200 testate nucleari. 690-950 kg di plutonio “weapon grade” solo dal 2011. Il SIPRI stima che il paese sia in possesso di circa 80 armi nucleari funzionanti, di cui 50 per il lancio da missili balistici e le rimanenti per il lancio da aerei. La Corea del Nord ha dimostrato di possedere l’arma nucleare con le due esplosioni nel 2006 e nel 2009. Durante i test nucleari le esplosioni sono state più piccole rispetto ai primi test condotti dagli altri paesi in possesso di armi nucleari. Alcuni esperti statunitensi hanno ritenuto che i test fossero falliti, anche se l’esplosione del 2009 è risultata più potente, 2-3kilotoni, rispetto alla prima.


Rottamazione dell’usato.
Riepilogando tutte le informazioni contenute nello studio di Emanuele Greco, alcuni decenni fa c’era un arsenale nucleare mondiale di circa 80.000 testate nucleari e fino ad oggi c’è stata una riduzione di circa 60.000 testate, tra quelle schierate e quelle conservate nei depositi. Però, le testate smantellate sono quelle più vecchie, meno potenti e meno utilizzabili. Rottamazione di opportunità e non di virtù. Sono state conservate le più letali. Nonostante si sia ridotto il numero, si valuta rimangono 19.000 testate nucleari, tra operative e non, in grado -come già detto- di distruggere fino a 20.000 metropoli. Di fatto, distruggere la vita del mondo dieci, venti volte, o -calcolo folle- uccidere il proprio nemico altrettante volte, ci spiega lo studioso. E l’incubo dell’annichilimento dell’intera umanità è realtà di fronte a tutti noi, apparentemente indifferenti ad un equilibrio del terrore che di fatto, dalla Guerra Fredda, continua ad incombere sul nostro pianeta.


Fonte: Emanuele Greco,
Gli arsenali nucleari mondiali nel 2013.
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