Ramadan di guerra in attesa della libertà
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Ramadan di guerra in attesa della libertà

A Damasco è un ramadan triste, non c'è festa ma file davanti alle panetterie mentre il rumore delle armi insegue ogni citadino. I figli spariscono e si attende la libertà.<br>

Ramadan di guerra in attesa della libertà
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24 Luglio 2012 - 18.04


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di Ghada Duaibes

Si spengono le lanterne del mese sacro del Ramadan e si accende la miccia della guerra a Damasco.
E’ il secondo Ramadan in Siria vissuto sotto l’attacco del regime contro i siriani. Ma questo Ramadan è stato di certo il più pesante dopo l’inizio dei combattimenti, sette mesi fa, tra l’esercito del regime e l’esercito libero dei ribelli siriani.

Anche quest’anno, i siriani non sono riusciti ad accogliere il mese sacro con gioia e piacere, come si usava in passato, e i suoni dei bombardamenti e dei combattimenti che si sono diffusi nella maggior parte dei villaggi e città, hanno sostituito le preghiere del muadhen (lo sheikh che prega ad alta voce dal minareto) e i suoni dei tamburi che svegliano la gente all’alba per i vespri mattutini.

Di solito, il mese di Ramadan è un mese di preghiere, segnato dalla gioia di vivere insieme i momenti difficili del lungo digiuno ma anche dal piacere intorno alle tavole abbondanti di piatti tradizionali deliziosi alla fine della giornata. Spesso anche i vicini cristiani sono invitati a condividere questi momenti di piacere.

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Eravamo abituati, noi arabi a vedere, tramite i canali televisivi, le scene di decorazioni che illuminano i vicoli della città vecchia di Damasco, e le bancarelle piene nel “suq” arabo, e ad ascoltare le voci dei venditori ambulanti che vendono il cibo e le varietà dei prodotti tradizionali, e gli sciroppi di cui i siriani sono celebri produttori, come lo sciroppo di liquirizia. In Siria le tradizioni di questo mese sacro sono passate di generazione in generazione.

Ma quest’anno i siriani si sono perfino astenuti dal fare gli auguri di Ramadan. L’augurio che si puo’ fare è di celebrare questo mese, l’anno prossimo, senza più il regime con una nuova Damasco libera e democratica.
Seguendo i canali televisivi in questi giorni, ho sentito Abu Ahmed, un signore di uno dei quartieri più antichi di Damasco dire che non c’è stata nessuna gioia quest’anno a vivere il Ramadan l’odore della polvere da sparo e i rumori dei bombardamenti e dei proiettili lo seguivano ovunque, e gli hanno impedito di andare incontro al sacro mese con le sue solite atmosfere.

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E quale gioia del resto potrebbe avere Abu Ahmed che si è rifugiato con la sua famiglia in una scuola che ha aperto le porte agli sfollati e che non vede suo figlio da 4 giorni: “Io non so nulla di mio figlio che non vedo da quattro giorni, cioè da quando siamo dovuto fuggire dalla mia casa nel quartiere del Maydan e ci siamo rifugiati in questa scuola con i nostri vicini”.

Questa è la situazione della maggior parte dei siriani che ha iniziato questo Ramadan sotto i più pesanti combattimenti tra l’esercito regolare e l’esercito libero dei ribelli, scontri cominciati sette mesi fa. C’è dolore e tristezza a vedere nel “suq”, che sarebbe il nome del mercato in arabo, le bancarelle vuote e la gente che gira invano alla ricerca dei prodotti che non trova. Di solito, il mese di Ramadan si distingue per la sua abbondanza, ma ora è a malapena possibile garantire alla popolazione i bisogni di base e i prezzi sono elevati.

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Inoltre la temperatura era arrivata nei giorni passati, a quasi 50 gradi secondo le meteorologie. In questa situazione si sono formate lunghe file di fronte alle panetterie per prendere il pane e a un prezzo triplo del solito, di questo si lamentano oggi gli abitanti di Damasco.
La cosa peggiore è che la maggior parte dei commercianti sono stati costretti a chiudere i loro negozi a causa del deterioramento della sicurezza nei diversi quartieri della città.

Una volta con la preghiera del Muadhen per interrompere il digiuno alla fine della giornata, si sentivano anche i tuoni particolari di cannoni che si utilizzano durante il Ramadan come segno dell’ora in cui si può cominciare a mangiare. Ma oggi un mio amico siriano mi ha raccontato che mentre sua madre e sua sorella stavano aspettando il cannone per iniziare a mangiare sono stati confusi con altri suoni. I bombardamenti sono ripresi nel loro quartiere dopo tre ore di interruzione.

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