Italia-Ucraina, Spalletti: "Dobbiamo meritarci gli applausi dei tifosi"
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Italia-Ucraina, Spalletti: "Dobbiamo meritarci gli applausi dei tifosi"

Una questione di merito. Luciano Spalletti ne fa lo snodo del proprio pensiero, alla vigilia della partita che può rappresentare il crocevia per l'Italia tutta

Italia-Ucraina, Spalletti: "Dobbiamo meritarci gli applausi dei tifosi"
Luciano Spalletti
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12 Settembre 2023 - 00.47


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Una questione di merito. Luciano Spalletti ne fa lo snodo del proprio pensiero, alla vigilia della partita che può rappresentare il crocevia per l’Italia tutta. «Dobbiamo meritarci il comportamento dei tifosi», spiega riferendosi al calore che San Siro saprà regalare alla sua Nazionale, domani sera contro l’Ucraina. Ma, soprattutto, «bisogna meritarsi e rispettare il talento che è stato donato. Altrimenti diventa presunzione». E qui il riferimento è a Gigio Donnarumma, parafulmine dopo non essere stato parapunizioni, nel sabato sera di Skopjie.

Che ci sia finito lui, al centro del mirino, per il commissario tecnico è quasi naturale. Perché l’1-1 che ha condannato l’Italia a giocarsi una buona fetta del proprio futuro al Meazza è frutto anche di una posizione e di un intervento non proprio all’altezza delle aspettative, nella gara con la Macedonia del Nord. «Il ruolo del portiere è quello che paga sempre carissimo», spiega Spalletti. Subito dopo aver messo il punto: anche contro l’Ucraina, il titolare tra i pali sarà proprio l’ex Milan. Che giusto un paio d’anni fa, appena dopo la fuga parigina che l’ha portato al Psg, nello stadio che fu suo in rossonero ricevette una quantità di fischi pari a quelli di un preparatore atletico che detta il ritmo negli esercizi bassi, durante un allenamento intenso. Sì, perché il punto sta proprio lì e Spalletti a modo suo lo esplicita senza neanche troppi ghirigori: «Chi ha ricevuto in dono un talento, deve averne rispetto. Altrimenti diventa presunzione. Noi tutti sappiamo che per emergere si deve sudare molto. E quando vedi che a qualcuno viene donata qualche capacità in più, è logico che lo si aspetti al varco per poi andarlo a colpire». In prima fila, nella sala stampa di Milanello che ospita il ritiro azzurro, ad ascoltarlo c’è Gigi Buffon.

E Spalletti ha ancora meno remore nel sottolineare che le critiche arrivate al numero 1 della Nazionale sono tutte «abbastanza normali. Solo che le prese di posizione, verso qualcuno, sono più forti». Il ragazzo c’è, ma dovrebbe applicarsi di più, sarebbe il commento dell’insegnante.

Ai cancelli del centro sportivo, decine di ragazzi si assiepano per vedere da vicino la Nazionale, nel pomeriggio che segue il primo giorno di scuola. Perché l’entusiasmo non manca, la determinazione nemmeno: «Partita da dentro o fuori? Dobbiamo battere tutti quelli che ci vengono messi di fronte», prosegue Spalletti. «Non possiamo tirarci indietro dal tentativo di vincere qualunque partita e noi dobbiamo essere all’altezza della nostra storia». Contro un avversario «più organizzato della Macedonia e che sa quando difendere e quando attaccare». L’allenatore campione d’Italia si toglie poi un sassolino, ripercorrendo proprio l’1-1 macedone: «Non è vero che il terreno», ai limiti della praticabilità per buche e avvallamenti, «abbia condizionato al pari noi e il nostro avversario. Perché noi siamo entrati in campo per fare la partita, loro no. E in quelle condizioni è più facile difendersi». Verbo che l’Italia domani non metterà in campo: con Zaccagni da valutare, davanti probabile impiego di Raspadori dall’inizio, accanto a Immobile e Zaniolo. A metà si fanno largo Locatelli e Frattesi, accanto a Barella. Che sul terreno di casa rivendicano la chance importante da potersi giocare con merito. Perché è sempre questo il punto di partenza.

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