Pantani, l'Antimafia riapre il caso: "Possibili altre ipotesi sulla sua morte"
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Pantani, l'Antimafia riapre il caso: "Possibili altre ipotesi sulla sua morte"

L'Antimafia sulla morte di Pantani: "L'inchiesta condotta dal IV Comitato ha fatto affiorare singolari e significative circostanze che rendono possibili altre ipotesi sulla morte del campione".

Pantani, l'Antimafia riapre il caso: "Possibili altre ipotesi sulla sua morte"
Marco Pantani e la madre, Tonina Belletti
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12 Dicembre 2022 - 15.10


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Sul caso della morte di Marco Pantani ancora non è stata scritta la parola fine, tantomeno la verità. La commissione parlamentare Antimafia della precedente legislatura ha redatto una relazione sul caso, lasciando aperte molte ipotesi.

«Diverse sono le scelte e i comportamenti posti in essere dagli inquirenti che appaiono discutibili. Innanzitutto, la frettolosa conclusione che la morte di Marco Pantani fosse accidentale o addirittura conseguenza di un suicidio, cui si pervenne anche sul presupposto che egli fosse rimasto isolato per diversi giorni fino a quello della sua morte, con la conseguente esclusione di responsabilità di terzi». 

«L’inchiesta condotta dal IV Comitato ha fatto affiorare singolari e significative circostanze che rendono possibili altre ipotesi sulla morte del campione, anche considerando un eventuale ruolo della criminalità organizzata e di quegli ambienti ai quali purtroppo egli si rivolgeva a causa della dipendenza di cui era vittima».

Per l’Antimafia, l’affermazione della sentenza (quella che in primo grado aveva condannato Fabio Carlino) secondo cui Pantani sarebbe morto per l’assunzione della droga che aveva ricevuto il 9 dicembre 2004 e che nel residence nessuno avesse chiesto più di entrare nel suo appartamento, «non può ritenersi dirimente alla luce dello stato dei luoghi, come descritto dagli auditi e visibile dalle fotografie acquisite, elementi dai quali risulta che era possibile un accesso alle camere dell’hotel anche da un’area non sorvegliata dal personale della reception». 

Nel documento si ritiene inoltre «non condivisibile la scelta, conseguente a quella frettolosa conclusione, di non rilevare le impronte digitali nel luogo del rinvenimento del cadavere, del tutto inspiegabile in considerazione della copiosa presenza di sangue (visibile dalle numerose fotografie della polizia scientifica), di cui si sarebbe dovuta verificare, inoltre, l’appartenenza».

E ancora «non risulta giustificabile il fatto che l’accesso al luogo del rinvenimento venne consentito, prima che venissero effettuati i doverosi rilievi della polizia scientifica, non solo a personale della polizia, ma anche a persone ad essa estranee. Infine, del tutto incomprensibile il fatto che per dieci anni, nonostante le peculiarità del caso, nessuno abbia ritenuto di sentire i soccorritori del 118, tra i primi ad essere intervenuti sul posto».

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