La mamma di Pantani: fu picchiato prima di morire‏
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La mamma di Pantani: fu picchiato prima di morire‏

La mamma del Pirata e l'avvocato di famiglia a Mattino Cinque hanno spiegato perché è stato riaperto il caso: 'Sulla vicenda ci saranno nuovi sviluppi'.

Marco Pantani
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11 Novembre 2014 - 19.52


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“Si sta rivelando tutto quello che ho sempre pensato. Ho sempre detto che Marco ha preso le botte prima di morire. Lì nella cassa lui aveva la faccia graffiata. E le mani… io le mani le ho accarezzate tanto… le mani non avevano un graffio. Se ha distrutto quella stanza qualche segno nelle mani l’aveva, invece no. I segni li aveva in viso”. Tonina, la mamma di Marco Pantani, nello studio di Mattino Cinque, ha rivelato quello che è il contenuto dell’esposto che ha poi permesso la riapertura dell’inchiesta sulla morte del ciclista: Pantani fu picchiato e forzato ad assumere cocaina.

Durante la trasmissione, a fianco del suo legale l’avvocato Antonio De Rensis, sono state ripercorse con mamma Tonina tutte le tappe che hanno portato alla riapertura di due indagini: sulla morte del figlio (a Rimini) e sul presunto complotto ordito ai danni del Pirata per alterarne le analisi del sangue del 5 giugno ’99 a Madonna di Campiglio e escluderlo così dal Giro d’Italia che stava dominando (a Forlì). Nella trasmissione è stato mostrata anche un’intervista esclusiva a Renato Vallanzasca, di spalle, in cui l’ex capo della banda della Comasina ha ribadito le confidenze ricevute in carcere da un camorrista nel giugno 1999, cioè di non puntare sul Campione, perché era già stato deciso che quell’anno non avrebbe vinto il Giro.

L’avvocato della famiglia Pantani ha inoltre voluto ricordare che a breve presenterà a Rimini la perizia sul video girato dalla scientifica nella stanza del residence dove Pantani fu trovato morto: “un video – ha ricordato l’avvocato – la cui registrazione è stata interrotta 36 volte”. “Analizzandolo al rallentatore e al microscopio – ha continuato De Rensis -, sono saltate fuori macchie sulle scale e sul piano sottostante al soppalco, che nessuno ha mai preso in considerazione”. Macchie che potrebbero essere di sangue, che suffragherebbero per la famiglia un’ipotesi alternativa a quella giudiziaria ufficiale: Pantani quella sera fu trascinato in quella stanza già morto. E anche sul bolo di pane e cocaina trovato nella stanza, l’avvocato ha fatto sapere che ci saranno nuovi sviluppi.

La famiglia del Pirata, insomma, continua a puntare il dito contro le mancanze della prima inchiesta riminese, sui cui De Rensis chiede ora “un atto di umiltà. Dire che è stata fatta bene presuppone un coraggio che io non ho”. Anche se, rincara, la notizia dell’avvenuta distruzione dei reperti biologici “ci ha dato uno stimolo ulteriore, noi andiamo avanti”. Quanto all’altro fronte dell’inchiesta, spiegato di aver grande fiducia nella magistratura di Forlì. Lo ha fatto riferendosi ad un fatto emerso nei giorni scorsi, l’interrogatorio del cosiddetto ‘Mister X’, appunto l’ex detenuto che avvicinò Vallanzasca. L’uomo avrebbe aggiunto particolari che porterebbero sviluppi inaspettati.

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