Un rene di un maiale è stato trapiantato in un essere umano senza rigetto
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Un rene di un maiale è stato trapiantato in un essere umano senza rigetto

L'operazione è avvenuta nell'ambito di un esperimento che ha visto coinvolti una donna celebralmente morta cui è stato trapiantato un rene di un maiale che ha resistito per 54 ore

Trapianto
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20 Ottobre 2021 - 18.20


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Una donna tenuta in vita artificialmente con una disfunzione renale ha ricevuto per la prima volta un rene di un maiale senza rigettarlo. Si tratta di un esperimento che segna un grande passo avanti nella storia dei trapianti. 
I chirurghi hanno collegato con successo per pochi giorni un rene cresciuto in un maiale geneticamente modificato a una paziente cerebralmente morta e l’organo ha iniziato a funzionare regolarmente. Una procedura che potrebbe aprire le porte a nuovi interventi e compensare la terribile carenza di organi umani per il trapianto.
Il rene ha resistito per 54 ore e, secondo quanto riferisce il Dr. Robert Montgomery, “ha prodotto la quantità di urina che ci si aspetterebbe da un rene umano trapiantato e non c’erano prove di un rigetto vigoroso e precoce, cosa che capita con i reni di maiale non modificati quando vengono trapiantati in primati non umani”. Ora bisogna capire se lo stesso procedimento può essere adottato anche per altri organi, aprendo così un nuovo capitolo nella ricerca medica dei trapianti. 
Il maiale cui apparteneva il rene era geneticamente modificato dall’unità Revivicor di United Therapeutics Corp (UTHR.O). Il rene, attaccato ai vasi sanguigni nella parte superiore della gamba al di fuori dell’addome, ha iniziato a funzionare normalmente, producendo l’urina e la creatinina dei prodotti di scarto. “Dobbiamo saperne di più sulla longevità dell’organo”, ha affermato il dottor Dorry Segev, professore di chirurgia dei trapianti presso la Johns Hopkins School of Medicine. “È sicuramente un enorme passo avanti”. I ricercatori da decenni studiano come poter utilizzare gli organi animali per i trapianti, il rigetto immediato del corpo umano è da sempre il problema principale. 
Si tratta di una strada importante nella ricerca, tenendo anche conto che solo negli Stati Uniti sono 107mila le persone in attesa di un trapianto di organi, di cui 90mila proprio di un rene. 

Più di mezzo milione di pazienti dipendono da trattamenti di dialisi e la maggior parte non riesce a qualificarsi per i trapianti, che sono riservati a coloro che hanno maggiori probabilità di sopravvivere dopo la procedura. Secondo la United Network for Organ Sharing ci vogliono tra i tre e i cinque anni per ottenere un rene. Ogni giorno muoiono dodici persone in lista d’attesa.

L’esperimento della New York University potrebbe aprire la strada a sperimentazioni su pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale. Una soluzione a breve termine per chi fatica a trovare un innesto permanente. I primi in lista d’attesa sarebbero infatti  i pazienti con basse probabilità di ricevere un rene umano e con una prognosi infausta in dialisi. 
Per molte di queste persone, il tasso di mortalità è alto, come in alcuni tipi di cancro, in questi casi non ci pensiamo due volte prima di usare nuovi farmaci e fare nuove sperimentazioni quando ciò potrebbe dare loro un paio di mesi più vita”, spiega Montgomery. Entro i prossimi due anni potrebbe diventare una pratica diffusa, ma rimangono ancora molti dubbi, le sperimentazioni future potrebbero svelare nuove barriere da superare.  

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