L'immunologo Le Foche: "Non serve l'obbligo vaccinale, ma la persuasione"
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L'immunologo Le Foche: "Non serve l'obbligo vaccinale, ma la persuasione"

Il medico: "I no vax sono sempre esistiti, ma restano una minoranza. Gli altri sono solo titubanti che per paura si barricano dietro informazioni alterate"

L'immunologo Le Foche
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13 Settembre 2021 - 12.15


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La strada per l’obbligo vaccinale sembra essere quella più percorribile per convincere tutto lo zoccolo duro dei no-vax, ma tra i medici c’è anche chi sostiene che si debba seguire la strada della comunicazione.

“Con chi esita non serve l’obbligo vaccinale ma la persuasione. La normalità è vicina”. 

A dirlo è l’immunologo Francesco Le Foche. 

Per il medico rispetto all’obbligo vaccinale la persuasione sarebbe “una scorciatoia. I no vax sono sempre esistiti, ma restano una minoranza. Gli altri sono solo titubanti che per paura si barricano dietro informazioni alterate, non veritiere”.

Sui cittadini ancora non vaccinati neppure con una dose, Le Foche afferma:

“Non dispero, sono certo che se avessero l’opportunità di un incontro con un medico motivato potremo portarne almeno il 10% dalla nostra parte”. L’obiettivo della struttura commissariale ”è arrivare a coprire l′80% della popolazione over 12 entro settembre per mettere in sicurezza la comunità, innanzitutto i non vaccinati. Non chiamiamola immunità di gregge, concetto superato. Ma immunità sociale. La vita potrebbe riprendere il normale corso”.

Inoltre, dice l’immunologo, “possiamo contare su uno stimolo a vaccinarsi molto efficace, il green pass. Senza quello la libertà personale è già molto limitata e lo diventerà ancora di più”.

E sui non vaccinati sopra i 50-55 anni:

 “Sono un pericolo per se stessi perché rischiano di sviluppare una forma di Covid-19 grave ed essere ricoverati e soprattutto mettono a repentaglio la salute di chi non può vaccinarsi per motivi medici. Bisogna guardare oltre sé stessi e pensare a tutti quei malati con patologie gravi diverse dal Covid, a cominciare dagli oncologici, che in questi lunghi mesi non sono stati curati tempestivamente o per nulla proprio perché gli ospedali erano ingolfati dal Covid”.

La rianimazione, dice Le Foche, “può essere evitata con due punture che nella stragrande maggioranza dei casi non producono effetti avversi e quei pochi episodi gravi, ammesso che siano collegabili alla somministrazione, si risolvono senza conseguenze per la salute”.

 

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