Rasi (ex direttore Ema): "Non vaccinerei mia figlia con AstraZeneca, non rischiare sotto i 40 anni"
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Rasi (ex direttore Ema): "Non vaccinerei mia figlia con AstraZeneca, non rischiare sotto i 40 anni"

Il consulente del commissario Figliuolo: "Si corrono meno rischi di malattia grave o di morte e quindi si può evitare nelle giovani donne"

Guido Rasi
Guido Rasi
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10 Giugno 2021 - 07.32


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Il consiglio sull’utilizzo delle varie tipologie di vaccini per le giovani donne arriva direttamente da chi è vicino a Figliuolo: non usare AstraZeneca sotto i 40 anni d’età.

“Oggi come oggi a mio figlio maschio lo farei fare, a mia figlia no. Ora il quadro è cambiato, si corrono meno rischi di malattia grave o di morte e quindi è più logico usare AstraZeneca sopra i 40 anni”.

A parlare è Guido Rasi, ex dg di Ema e ora consulente del commissario Figliuolo.

Il professore ribadisce alcune perplessità sull’uso del vaccino a Rna messaggero nelle giovani donne. Molto più sicuro effettuarlo oltre i 40 anni d’età. 

“L’Ema ha definito tre scenari diversi di diffusione del virus, rapportando i casi di malattia grave e i decessi conseguenti alle infezioni con il numero potenziale di eventi avversi ugualmente gravi correlabili al vaccino. Ebbene, le tabelle indicano che quando si hanno meno di 50 casi di Covid settimanali ogni 100 mila abitanti com’è oggi in Italia, il rapporto beneficio rischio è favorevole al vaccino AstraZeneca solo oltre i 40 anni di età”.

Rasi sottolinea come il rischio di trombosi dopo il vaccino nelle giovani donne sia comunque un “evento rarissimo”. Ma ora, che si ha una maggiore disponibilità di vaccini e meno casi gravi di covid, si può “non correre nemmeno quei rischi infinitesimali”. 

″Questo tipo di trombosi, che colpiscono soprattutto le giovani donne, erano più che rarissime ieri così come lo sono oggi. Solo che ora si è ridotto anche il rischio di contagio e la disponibilità dei vaccini è aumentata, per cui è possibile non correre nemmeno quei rischi infinitesimali. Anche perché è bene dire che quel caso su 100 mila nel 95% si risolve positivamente, soprattutto quando si fa una diagnosi tempestiva”.

Il professore spiega come, a suo parere, sia stato troppo affrettato organizzare gli eventi Open Day con il vaccino Atrazeneca.

“Diciamo che avrei aspettato un attimo. Oggi come oggi a mio figlio maschio lo farei fare, a mia figlia no, fermo restando che anche immunizzandosi con AstraZeneca correrebbe meno rischi di quelli comunque rari che si assumono prendendo la pillola” sottolinea Rasi.

L’ex dg dell’Ema ribadisce però come, chi ha fatto la prima dose di Astrazeneca e non ha avuto reazioni avverse, possa tranquillamente essere sottoposto anche alla seconda dose del vaccino. Si legge su La Stampa:

“Si può tranquillamente fare il richiamo con lo stesso vaccino poiché esistono sufficienti evidenze scientifiche per dire che chi non ha avuto reazioni avverse con la prima dose rischia ancor meno di averne con la seconda. Comunque ci sono tre mesi di tempo da qui ai richiami per decidere. E nel frattempo potremmo avere dati più consolidati che mostrano quanto già sembra evidente, ossia che somministrare la seconda dose con un vaccino diverso dal primo sia un’opzione più che valida”.

Rasi ha speso poi anche alcune parole sul vaccino Johnson & Johnson, per cui le indicazioni, per il momento, sono diverse da Astrazeneca, perché “usa un vettore diverso e non ha fatto registrare quel tipo di eventi trombotici”.

“Ma tra giugno e luglio avremo alternative a sufficienza, anche grazie all’approvazione prevista per il prossimo mese del vaccino a Rna messaggero di Curevac” osserva il professore. 

Dunque l’ex dg di Ema esprime alcune perplessità sull’utilizzo del vaccino Astrazeneca, ma solo nelle giovani donne. Nessun rischio, sottolinea il professore, per le altre fasce d’età, che invece sprona a vaccinarsi con Az. 

″Questi rarissimi eventi trombotici interessano solo la fascia giovane. E poi è un vaccino estremamente efficiente nello stimolare una risposta immunitaria tra gli anziani, nei quali di solito è più debole. Non voglio sbilanciarmi perché non abbiamo ancora solide evidenze, ma in futuro potremmo scoprire che tra chi è più in là negli anni i vaccini a vettore virale sono anche più efficaci di quelli a Rna messaggero”.

 

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