Zangrillo (quello del virus clinicamente morto): "Basta con la narrazione del terrore"
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Zangrillo (quello del virus clinicamente morto): "Basta con la narrazione del terrore"

Il primario del San Raffaele di Milano invita a guardare alla ripresa, ma un anno fa aveva alimentato false speranze

Alberto Zangrillo
Alberto Zangrillo
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2 Aprile 2021 - 14.52


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Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, è quello che la scorsa primavera aveva detto che il Virus era clinicamente morto e aveva parlato di terrorismo quando le istituzioni sanitarie invitavano ancora alla  precauzione.
I fatti lo hanno poi clamorosamente smentito dato che durante la seconda ondata di Covid dell’autunno scorso, ci sono state quasi il doppio delle vittime della prima ondata.
Nonostante questo, continua ad andare in tv ed essere intervistato, proferendo ancora parole al vetriolo contro coloro che invitano alla prudenza e al massimo rigore nel mantenere le misure anti contagio.
“Il futuro noi dobbiamo interpretarlo sapendo cogliere tempestivamente i segnali positivi. E, quindi, basta con la narrazione quotidiana che porta a terrorizzare e spaventare.
Io mi rivolgo a un pubblico di persone responsabili.
Dobbiamo dire che dovremo vaccinarci” contro Covid, “ma a poco a poco dobbiamo riprendere a vivere, perché sennò moriamo non di virus, ma di tutto il resto. Comprendo che farà indispettire molti questo richiamo all’ottimismo e ci sarà qualcuno che penserà che sia un segno di irresponsabilità, ma io invece penso di rivolgermi con argomenti molto solidi a persone che necessariamente hanno compreso nel tempo che ognuno di noi deve fare la sua parte e ne usciremo prestissimo”, queste sono state le parole di Alberto Zangrillo.
“Il nostro obiettivo deve essere il futuro, un futuro di ripresa.
Uscire da questa crisi sanitaria è il principio per poter fare ripartire tutto il resto”.
“Il medico che fa quando ha di fronte un malato? Gli dice fai testamento che non c’è più nulla da fare? No, il medico non deve illudere, per l’amor di Dio, ma cercare di portare validi argomenti a supporto di una ripresa, di un miglioramento.
Ecco, noi dobbiamo tendere al miglioramento”.
Invece, osserva lo specialista, “purtroppo quello che segnalo, perché è un dato di fatto, è che l’ottimismo non paga.
E’ più semplice essere catastrofisti e dire che moriremo tutti, che non ne usciremo mai, perché ogni giorno possiamo continuare una storia che va avanti da troppo tempo. Invece io sostengo che va fatto appello al senso di responsabilità – conclude Zangrillo – Noi dobbiamo dare speranza ai giovani, agli anziani e a coloro che hanno la responsabilità di un’impresa e di sostenere l’economia.
Non dobbiamo abbandonarli”.

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