L'Iss conferma che anche in Italia stanno funzionando i vaccini
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L'Iss conferma che anche in Italia stanno funzionando i vaccini

Con un grafico sull'andamento dell'epidemia si riscontra un netto calo dei contagiati tra operatori sanitari e soggetti over 80, le categorie più vaccinate fino ad ora

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22 Marzo 2021 - 09.37


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L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato dei dati molto confortanti sull’effetto che i vaccini stanno avendo sulla popolazione.
Sono oltre 7 milioni le persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, per lo più facenti parte delle categorie del personale sanitario e degli over 80, quelle con una percentuale di vaccini somministrati più alta, e proprio tra queste si riscontra una riduzione anche molto forte di contagi; è il segnale che i vaccini stanno funzionando.  Nel report di aggiornamento sull’epidemia di Covid-19 in Italia, l’Istituto Superiore di Sanità evidenzia che “le curve epidemiche dei casi riportati come operatori sanitari e quella dei casi non riportati come operatori sanitari hanno avuto un andamento molto simile fino alla seconda metà di gennaio, quando hanno iniziato a divergere, mostrando un trend visibilmente in calo per gli operatori sanitari a fronte di un trend stazionario, con tendenza a un evidente aumento dall’8 febbraio, nella popolazione generale”.
Per accorgersi di quanto la vaccinazione abbia inciso nel contenere l’epidemia tra medici e infermieri è sufficiente dare uno sguardo al grafico contenuto nel report dell’Iss che mostra l’andamento del numero di casi negli operatori sanitari e nel resto della popolazione (i dati sono aggiornati al 17 marzo). 
La forbice inizia ad allargarsi intorno al 20 gennaio.
Circa un mese dopo, è possibile osservare un netto aumento dei casi tra la popolazione in seguito allo scoppio della terza ondata, ma tra infermieri e camici bianchi i contagi continuano a scendere.
A differenza di altri Paesi europei, l’Italia ha deciso di dare assolutà priorità agli operatori sanitari.
Una scelta che ha comportato un ritardo nella vaccinazione delle categorie a rischio, ma che ha permesso di mettere in sicurezza il personale che lavora negli ospedali.
Agli operatori sanitari ad alto rischio di esposizione è stato somministrato il vaccino Pfizer-BioNTech che oltre a proteggere nel 95% dei casi dalla malattia secondo uno studio israeliano protegge nel 90% dei casi anche dall’infezione.
E il grafico dell’Iss sembra confermarlo.
Il calo dei casi di coronavirus tra gli over 80.
Per l’istituto superiore di sanità gli effetti della campagna di immunizzazione iniziano a vedersi anche tra la popolazione più anziana.
“Analizzando il numero di casi di infezione da SARS-CoV-2 nella popolazione suddivisa per fascia di età 60-79 anni e >= 80, anni si osserva un andamento molto simile nelle due fasce fino all’inizio di febbraio con una piccola inversione di tendenza nell’ultima settimana” si legge nel report.
In questo caso la differenza non è così eclatante e di conseguenza il ruolo dei vaccini non può essere dato per scontato.
Secondo l’Iss, tuttavia, “le differenze nei trend osservati nel numero di casi tra gli operatori sanitari e nelle persone di età pari o superiore a 80 anni sono probabilmente” da attribuire proprio “alla campagna di vaccinazione”. 
Ad oggi il 42,8% delle persone con più di 80 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ma com’è noto si inizia ad avere una discreta (benché non completa) protezione trascorsi 15-20 giorni dall’inoculazione. “Un’ulteriore diminuzione del numero di casi e della gravità dello stato clinico in questa fascia di età, sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, sono attese nelle prossime settimane in risposta all’aumento della copertura vaccinale”.

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